martedì 12 dicembre 2023

Giunge il ‘Giorno della Civetta’

Signori si nasce, non si diventa! La penosità di chi ha usato e non istruito al bene della verità, ‘mal’operando’ anche nell’ente pubblico, ha dell’orripilante, oltre ad essere espressione di violenza di genere, di assoluta distanza dal fare sociale civile. La sottoscritta è persona LIBERA, persona di SANA Cultura, che da sempre opera per la ricerca della verità, le mie pubblicazioni, oltre che la mia vita, lo testimoniano e certamente non manco di coraggio nell’affrontare indemoniati al cinismo politico e al relativismo etico, nonché ignoranti. Non faccio proselitismo, le truppe belanti non mi interessano, sono pensatore libero e semmai sprono alla capacità critica, al saper discernere senza reti costringenti, e in questo sono pienamente Cristiana. Cristo non obbligò nessuno, Dio lascia liberi di seguirLo, come Lui ho troppo rispetto per le persone per chiudergli il cervello. Inoltre, e sia chiaro, per chi pratica libri e, quindi, Cultura, l’unico fine è il GIUSTO DELLA CONOSCENZA!

Vengo ad apprendere di balbettii raccapriccianti. Invito, pertanto, a leggere per chiarezza di conoscenza la puntuale esposizione di Giuseppe Gaudino, sul sito www.Ciroaltra.it, art. in sez. Faccende Liliane, cui manifesto stima ed esprimo gratitudine.

Ma mi domando: a Cirò, per esprimersi, bisogna chiedere il permesso? E a Chi?! Per caso a chi, ancora oggi, perora inculturazione, o a chi si appropria di competenze di altri?! Non si indottrina all’inattendibile, ma si istruisce alla capacità critica se si vuole il Bene Comune. Chi è chi, con malversazione, crede di darsi titolo per impedire a Persone il libero pensiero, il libero ragionamento? Gente di certa scia appartiene a quale categoria per esporre tanta tracotanza: massoneria?, ‘ndrangheta?, falsa politica? Qual’è la scia?! Tutto mi sembra, tranne che capacità di capire di Cultura, figuriamoci di rispetto alle persone. Le campagne d’odio a suon di fake news non hanno niente del fare della Cultura, tantomeno di spirito cristiano. Lo scrittore Chesterton scrisse: ‘Le fallacie non cessano di essere fallacie per il fatto che diventano mode’. Leggere non confonde le persone, piuttosto chiarisce chi siamo. Sollecito attenzione anche alla sez. RobaCirogena.

Cirò ha bisogno di farsi libera. La gente sa leggere, gioventù può conoscere, sa fare la differenza, sa dire di no, deve dire di no alla prepotenza, ed è noto: la sottoscritta dice di no alla prepotenza e all’agire malevolo dell’ignoranza, consapevole che la verità precede ogni tentativo insulso! Si è liberi di scegliere con la propria testa, oppure nemmeno questo è consentito ai cirotani, compresi quelli che praticano ‘amarcord’ e tanto vorrebbero un rinnovamento? Anche a loro dico: come pretendete il cambiamento se non affrontate i problemi che sussistono? Padri e madri di famiglia cosa state garantendo ai vostri figli? Ipocrisia?!

Mi sovviene alla memoria ciò che mio Papà, istruendomi con insuperata saggezza, mi ricordava circa la suddivisione della categoria dell’umanità. Il riferimento è esplicitato in un passo del romanzo ‘Il Giorno della Civetta’ di Leonardo Sciascia, legato all’espressione che il padrino Mariano rivolge al capitano Bellodi che lo aveva catturato: “Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi. E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere”. Il termine ”quaquaraquà”, che richiama il verso dell’anatra, è rimasto in uso per indicare una persona che parla molto, ma è priva di vere capacità. 
Ecco, questa categoria - quaquaraquà - è precipua dimostrazione del come si ricoprano anche ruoli pubblici di mero servizio all’inculturazione, impoverendo i territori.

Ti auguro cara comunità di Cirò, se avrai un pò di amor proprio, il risveglio alla sana coscienza, di liberarti dal torpore, dall’ipocrisia in cui ti hanno seppellita. E poi da che pulpito si generano parolai ciarlieri: mi sovviene, per esempio, quanto macchinato per traslare il corpo di Don Vitetti dal cimitero di Cirò, da 25 anni lì deposto, a quel del duomo di Cariati. Come se a Cirò le Chiese non esistessero, o non avessero posto. Ah forse le Chiese -rese nell’ultimo ventennio ‘cosaloro’ da cattivi servitori, e dove è imperversata disonesta malversazione-, dovevano essere usate per spacciare menzogne su dipinti ritrovati o leggende sul povero S. Nicodemo che, ricordo, non è nato a Cirò in cui e solo dal 1696, (cf. documento in archivio di stato di Catanzaro, protocollo del notaio Fortuna Giuseppe atto del 14gennaio), viene mantenuto vivo il culto verso il santo, anno in cui viene proclamato santo patrono e protettore di Cirò, e in cui giunsero le sue Sante Reliquie, richieste e donate dal Principe Spinelli al suo feudo, questo perchè si credeva, in buona fede, che il santo fosse nativo di Cirò. Ma il problema è a monte, parte cioè all’errore storico fatto dall’Agresta nell’attribuire natali con il suo testo del 1677. Il tutto ampiamente trattato e pubblicato anche dalla sottoscritta. E, alla luce di verità storica riscontrata, oggi non si può più parlare di buona fede di quanti cercano di confondere dalla verità acclarata.
Ma la Chiesa è diventata anche occasione per dissimulare una tra le grandi opere cui diede mandato, attraverso una commissione, Papa Gregorio XIII, cioè questionare sul nome da attribuire al Calendario che è, e rimane, Gregoriano, con il tentativo di cambiarlo in Liliano, ma è presunzione inappropriata, come lo è la storia su Luigi Lilio che -ad oggi- è solo un matematico mistero, come lo sono suoi natali in Cirò.

A chi ha operato in direzione dannosa alla conoscenza, nel fare ‘anatresco’, dannoso per la conoscenza e per l’intera comunità, prima di parlare di Persone che non conosce, e che non è degno di nominare, che sono però capaci di FARINA DEL PROPRIO SACCO, espessione fruttuosa di intelletto autonomo – consiglio di operare con umiltà il servizio alla verità cui Don Vitetti stesso ha istruito e educato.

Scrissi -e il Diritto Canonico ne traccia strada tra l’altro-, a difesa della storia del mio territorio abusato e reso l’ibrido attuale: Traccia che resta solco: la Traslazione di Don Alessandro Vitetti

Un pensatore libero sa bene che non è il ruolo a fare l’Essere, ma l’Essere a fare il ruolo, soprattutto che il rispetto è un atto dovuto nelle società evolute, tanto più quello di genere, poichè ambisce il sano agire a valorizzare il senso di comunione, di buona cultura, di bene comune, nel civile dialogo.

Dott.ssa Maria Francesca CARNEA






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