Scheda libro
Autore: Maria
Francesca Carnea
Titolo: Concetto di giustizia in S. Tommaso d’Aquino
Editore: VivereIn
Collana: Protagonisti
Anno: 2013
Prezzo: € 15,00
Pagine: 154
Codice ISBN: 9788872634493
***
Catherine of Siena: Essays on Her Life and Thought
New
Priory Press is proud to present this volume of six classic essays on the life
and thought of St. Catherine of Siena (1347-80), Dominican mystic and Doctor of
the Church. The essays, which include several that appear here in English for
the first time, are:
Thomas Deman, O.P., Theology in the Life of St.
Catherine of Siena
Thomas McDermott, O.P., Catherine of Siena: Doctor of
Communion
Maria Francesca Carnea, Freedom and Politics in St.
Catherine of Siena
Yves Congar, O.P., The Holy Spirit in the Prayers
of St. Catherine of Siena
Michael J. Houser, Processo Castellano. An
excerpt from the testimony of Fra Bartolomeo Dominici
Antoine Lemonnyer, O.P., The Spiritual Life in the
Teaching of St. Catherine of Siena
Lingua: Inglese
Anno: 2015
Prezzo: € 12,65
Pagine: 190
Codice ISBN-10: 162311036X
Codice ISBN-13: 978-1623110369
***
San Nicodemo monaco di Calabria.
Fuoco manifesto di magnanimità
San Nicodemo è originario di Sikròs. Lo studio di fonti mette in luce come spesso, nel passato, errate interpretazioni o affermazioni approssimative, abbiano indotto molti studiosi in errori che si sono tramandati nel tempo, condizionando una più autentica lettura della storia. È necessario poter andare oltre quegli elementi che la pietà popolare ha introdotto nel corso dei secoli narrando fatti tramandati, spesso oralmente, la gran parte dei quali amplificati o minimizzati dalla spinta emozionale.
Di S. Nicodemo, la vita è conosciuta grazie al Sermone sulla vita del santo padre nostro Nicodemo ad opera dell’umile monaco Nilo, composto in greco nel XII secolo. Fu trascritto nel 1307 da un monaco siculo-greco del Monastero del SS. Salvatore di Messina, di nome Daniele. La copia originale, quella scritta dal monaco Nilo, è andata perduta, la trascrizione del monaco Daniele è conservata nel Codice Messinese presso la Biblioteca Universitaria di Messina. Circa il tema del luogo di nascita di S. Nicodemo, vi è un documento prezioso -atto del notaio Giuseppe Fortuna del 14 gennaio 1696-, che si trova nell'Archivio di Stato di Catanzaro, da fogli 1-2v del relativo protocollo. D. Carlo Francesco Spinelli, Principe di Tarsia e Marchese di Cirò, avanti al notaio, al regio giudice e ai testimoni, presenta una reliquia, cioè una mascella con due molari del Corpo di S. Nicodemo, abate basiliano che visse nella terra di Mammola. Allegata al documento notarile è la lettera autografa del Padre Apollinare Agresta, Abate Generale Basiliano, diretta a D. Carlo Francesco Spinelli. Segue, l’esposto del sindaco dei nobili di Cirò, diretto a D. Francesco Verchio, vicario generale della diocesi di Umbriatico, a quel tempo dimorante nel palazzo vescovile di Cirò. Il vicario diocesano, visti gli attestati sull'autenticità della reliquia prelevata dal Corpo di S. Nicodemo, in data 14 gennaio 1696, concede il suo beneplacito su quanto sopra richiesto dal sindaco. E, come risulta dal documento, la proclamazione di San Nicodemo a Patrono e Protettore di Cirò, risale al 14 gennaio 1696.
Dal documento notarile, risulta chiaramente che il popolo di Cirò volle proclamare S. Nicodemo suo Patrono e Protettore proprio perché convinto che fosse suo concittadino. Per cui si può dedurre che il popolo stesso non era a conoscenza di questo dato della cittadinanza almeno fino al 1663, anno in cui elesse S. Antonio di Padova a suo Protettore e, per giunta, dopo che nel 1634 aveva già eletto un altro Santo Patrono, cioè S. Francesco di Paola.
Da dove si apprese che fosse nativo di Cirò? Dal libro di Agresta, Vita di S. Nicodemo Abbate dell’Ordine di S. Basilio Magno. Egli consultò l’originale del Logos. Nell'originale dell’antico manoscritto, Agresta lesse - e si legge anche nella copia dell’ateneo messinese - che S. Nicodemo nacque nelle Saline (en salinais), in un villaggio denominato Sikròs. Nel 1600 si sapeva che Cirò nel passato era detta Ipsycrò o Psycrò; si sapeva pure che non lontano da tale cittadina, esistevano le saline del fiume Neto. In questo stato di cose l'Agresta, in perfetta buona fede, fu indotto ad identificare Sikròs con Psycrò e le Saline del fiume Neto con le Saline menzionate nel Logos di S. Nicodemo.
Nel 1954 Giuseppe Schirò tradusse dal greco e pubblicò la Vita di S. Luca, vescovo di Isola Capo Rizzuto. A pg. 85 del testo, si legge: “Nella regione calabra delle Saline vi è un paese chiamato Melicuccà”, cioè la patria di S. Luca; quindi le Saline si trovavano nell'attuale provincia di Reggio Calabria, nel versante del mar Tirreno. Ma perché si avesse piena convinzione dell’errore geografico commesso dall'Agresta, bisogna aspettare il 1962, anno in cui Giuseppe Rossi Taibbi pubblicò il testo greco del Bios di S. Elia il Giovane. L’autore dopo aver esaminato le varie fonti storiche in cui è menzionata la regione delle Saline, conclude che il territorio delle Saline corrispondeva al circondario di Palmi, per cui il villaggio di Sikròs, non può essere identificato con Cirò sul versante del mar Ionio. A fugare ogni residuo dubbio, giungono 47 pergamene greche del periodo 1050-1065, relative alla diocesi di Oppido, pubblicate dallo storico francese André Guillou nel 1972: in esse figurano cinque atti di donazione riguardanti beni situati nel villaggio di Sikròs, nella regione delle Saline; tale regione, in linea di massima, corrisponde all'area geografica - circondario di Palmi - proposta da Rossi Taibbi, come si può evincere dal confronto delle cartine geografiche pubblicate dai due studiosi.
Da ciò deriva che S. Nicodemo è originario di Sikròs.
Rimando all'articolo* riguardo la narrazione della sua vita, e i numerosi prodigi.
Va da sé che la preziosa potenza benedicente di S. Nicodemo continua a vegliare sul territorio di Cirò (KR), cittadina che si pregia e custodisce sua Reliquia Autentica. La presenza spirituale del Santo nel territorio di Cirò, valica ogni desiderio di arroccarsi a una tradizione che ha portato avanti un credo, in assoluta buona fede, ma che necessita di convertirsi al lavoro di attendibilità della storia, senza nulla togliere alla devozione che semmai si arricchisce.
***
NUDITÀ DELL’ESSERE
Sociologia, Spiritualità, Comunicazione filosofica
della politica
Perseverando scientemente nell'amore per
la verità, provo a meritare la fiducia della vita, con gratitudine, producendo
contributo di pensiero critico e, nel contempo, costruttivo, persuasa che non
la scienza, da sola, ma congiunta con la carità, e innestate di poesia e sano
pensiero, nobilitino l’uomo e la società, edificandoli.
È inesaudibile e senza tempo il bisogno
umano di conoscenza, eguagliabile solo al bisogno infinito d’amore, e la
ricerca, il voler capire, proprio della natura umana, non lascia mai l’uomo
indifferente, soprattutto nel diletto dell’indagine. Il testo muove dall'incanto della poesia e, lungo la narrazione, sfocia nella filosofia politica, nell'ambizione, non esaustiva, di amalgamare la naturale ricerca umana,
mettersi a servizio della comprensione dell’altro, fondendo spiritualità,
tematiche sociali, giustizia, etica, comunicazione, mai dimentichi che è la
Poesia, provvida di grazia, fonte di pensiero divenente.
M’interrogo, racconto di me, vestendo i
panni di ogni creatura che, similmente, pone le stesse questioni alla vita che
vive. Dispiego le vele partendo da un piccolo
ruscello, e in esso identifico il divenire dell’esistenza: espongo analogie e
sillogismi applicando l’arte di far partorire la mente scoprendomi ignorante,
persuasa che l’intelligenza scopre e abita la nudità dell’essere persona.
Esploro, attraverso la vita reale, gli abiti da indossare, abiti che non
coprono la nudità ma ne rafforzano esistenza e carattere: le virtù umane a
servizio del prossimo. La nudità dell’essere, attraverso il pensiero, entra nel
grande emporio dei valori umani dimenticati e li richiama a vita, ad abiti di cui rivestire l’umanità
impoverita, resasi fragile, assai vulnerabile, disabitata da sé. E lo fa
attraverso l’incanto della ricerca nell'altro, fragore di coscienza che
inquieta. Non possiamo rimanere indifferenti, la vita si nutre e mai di niente,
e parlare all'uomo, portarlo a riflettere, è dato che valorizza pienamente la
sua nudità.
Scheda libro
Editore:
ilTestoEditor
Anno: 2018
Prezzo: € 15,00
Pagine: 250
Codice ISBN:
9788899017231
***
S.
NICODEMO DA SIKRÒS – Monaco eremita del Kellarana
Ogni nuova pubblicazione, come ogni nuova
nascita, suscita emozione, regala sussulti di cuore, poiché frutto di
maturazione che, dal grembo dell’intelletto, anela vita autentica, linfa
rinnovata di speranza. Ed è gemito fragoroso che, libero e dirimente, incardina
nuova visione, narra la vita peculiare della Cultura, reale propulsore sociale
per ogni evoluzione umana, per ogni radicale cambiamento edificante. Ecco che
sentii l’esigenza nel cuore e volli, infinite volte volli raccomandare la
verità, et apertis verbis aliis tradere!
Avvicinarsi alla conoscenza implica sempre
delicatezza d’approccio e, nel caso particolare, il mio animo si dispone, con
deferenza, verso la figura del Santo eremita calabrese, Nicodemo da Sikròs,
potenza spirituale che affascina e incuriosisce, l’impatto è senz’altro di
stupore, come il contesto in cui si trovò e visse. L’indagine storica insegna
che, nella ricerca dei contenuti, spesso le risposte trovano altro riferimento,
sintomo di crescita, edificazione culturale che non può essere trascurato. Ne
consegue che meravigliarsi in pienezza, nello studio e nella ricerca della
verità, è dato arricchente, per cui non si può impedire che il sole sorga,
tantomeno che la luna non illumini le notti.
Lo sviluppo dell’elaborato
esplica tratti sostanziali del bios di San Nicodemo da Sikròs, narrati,
riconosciuti e acclarati da studi scientemente compositi. Tenendo conto dell’importanza
del contesto storico, la ricerca muove dalla fioritura del monachesimo italo
greco; incede considerando il fenomeno del monachesimo in territorio di
Calabria, con la presenza di importanti figure taumaturgiche e mistiche, per
giungere ad esaminare la tediosa disputa circa il luogo di nascita del Santo,
determinato in Sikròs, nella Piana di Gioia Tauro, disputa che ha sviato da
aspetti storico-culturali di servizio alla conoscenza comune, alla storia della
Chiesa, alla Cultura.
Ne consegue,
nell’opera, un modo di pensare e ricercare preminentemente fedele e rispettoso
del dato delle fonti, che non trascura le antinomie, il cui carattere non è
contrapporsi semmai confrontarsi nel bene della verità storica. San Nicodemo
unisce spiritualmente popoli, in particolare, da sempre vicini, Mammola e Cirò,
rappresentando,
secondo l’espressione di Salomone, una
vite in fiore ed un tralcio ricco di frutti. Non siate conformati a questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la
vostra mente, (Rm 12, 2), è l’augurio verso un sano cammino culturale, capace
al contempo di inquietare e innovare, virgulto di verità innestato nei tratti
della storia mai abbastanza indagata. E non c’è amore più grande quanto
conoscere e dare conoscenza.
***
Luigi Lilio, un italico matematico mistero, il Calendario Gregoriano e Cirò, antica Chone (KR)
Letture storiche, verità relative, alcune accidentali altre volute, hanno a volte creato il solstrato per legittimare, giustificare percorsi storici, a volte nell’inesistenza di elementi di attendibilità. Il rigore intellettuale non può che soccorrere l’impegno civile e trovo stimolante scrutare la figura enigmatica di Luigi Lilio/Giglio. Chi è? Da dove viene? Cosa caratterizza la sua ingegnosità? Perchè sfugge nella storia? Interrogativi da investigare poiché fino ad oggi non hanno avuto una risposta. Non pongo indagine sull’apprezzato lavoro calcoli che condusse alla riforma dell’attuale Calendario Gregoriano, piuttosto pongo attenzione alla tesi, mera quaestio disputanda, circa il “da dove viene Aloisius Lilius”.
Gregorio XIII nel 1572 viene eletto Papa, e si muove per portare a compimento ciò che il Concilio di Trento affidò alla sede apostolica, compresa la questione della riforma del Calendario. Il Giubileo indetto con la Bolla “Dominus ac Redemptoris noster” del 1575 fu una felice occasione per attuare la riforma del calendario. Il Papa istituì una Commissione composta da nove membri, incaricata di risolvere il problema. Furono diversi i progetti di riforma del calendario presentati alla Commissione. Fu considerata la proposta presentata da Antonio Lilio, membro della commissione, per conto del fratello Aloisius Lilius che, nel frattempo era morto. La commissione nel 1577 redasse il Compendium novae rationis restituendi Calendarium a Gregorio XIII Pontefice Maximo, che fu inviato ai principi cristiani, affinché ponessero la proposta del progetto di Aloisius Lilius al vaglio dei matematici, studiosi delle università europee. In seguito alla redazione del Compendium, uscirono numerose pubblicazioni di studiosi che attaccavano la riforma del calendario, ritenendola scientificamente errata. A Cristoforo Clavio toccò il compito di pubblicare il nuovo calendario, spiegare le ragioni della riforma e soprattutto difenderla dagli attacchi durissimi di teologi e scienziati. Primo interrogativo: perché fu Clavio ad investirsi di una così estenuante difesa, e a tal punto determinata?!
Sussiste un dato: la promulgazione del Calendario Gregoriano, ad opera di Gregorio XIII, attraverso la bolla Inter gravissima/Tra le cose gravissime, che pose fine all’utilizzo del Calendario Giuliano. Di Aloisius Lilius i dati biografici permangono sconosciuti, incerti, alcuni lo confondono con Luigi Lilio Giraldi di Ferrara; c’è chi lo vuole napoletano, chi perugino, chi di Cirò; qualcuno era convinto che fosse romano, altri di Strongoli, altri lo dicono di Umbriatico. E non dissolve dubbi sui natali di Lilius quanto Clavio scrisse: “E quanto è degno di immortalità Aloysius Lilius Hyphchroneus…”. Questo termine Hypsichronaeus, posto che non faccia riferimento a un dato climatico, viene interpretatato per: di Hypsichròn. Con tale denominazione, Ypsicròn, si riporta indicare Cirò, ma per la composizione e schema di insediamento tra gli antichi, Ypsicròn indica, piuttosto, una frazione dell’attuale Cirò, antica Chone. Inoltre, vedremo, la definizione Ypsicròn non è denominazione usata solo da una frazione dell’attuale Cirò.
E si pongono all’attenzione quattro quaestiones:
– I: Di Lilio cosa è conosciuto realmente? Si pone la nascita di Luigi Lilio nel 1510, la data di morte nel 1574. Ricordo che Papa Gregorio XIII fu nominato pontefice nel 1572, mentre, e solo nel 1575, istituì la Commissione atta a redigere il nuovo calendario. Domanda: Aloisius Lilio, di ciò che il Papa aveva in animo di fare, riuscì a occuparsene prima ancora del Papa stesso? Anche di Antonio, però, si hanno scarnissime notizie, permangono mere succinte postille.
– II: Il luogo di origine da cosa si desume? La tesi che per alcuni porrebbe Lilius nativo di Cirò è l’aggiunta del termine Hypsichronaeus che fa l’autorevole Clavio al nome Lilius. Ora, posto che l’appellativo Hypsichron, per alcuni storici identifica il clima di un territorio e, se non a un luogo circoscritto al clima, occorre capire: quale Hypsichron richiama? Tale denominazione, infatti, è condivisa da quattro Cittadine: la frazione Ypsichron di Cirò (KR); la località Psychrò, oggi Zifrò, nel territorio di Roccella Jonica (RC); Castelbuono (PA); la grotta di Psychro, in Grecia, distretto di Lasithi. Inoltre, ed è dato molto importante per più questioni, la denominazione “Cirò” era già riscontrabile, appellativo conosciuto anche dallo stesso Papa Gregorio XIII, e in uso dal 1579. Perché, se il riferimento era Cirò, si volle ripescare atavico richiamo eludendo il dato conosciuto, e in uso? Qualche dubbio sorge altresì, allorquando Giovan Francesco Pugliese, riporta la lettera che Gian Teseo Casopero, avrebbe scritto ad Alvise, Casopero chiama Lilio: Alvise Baldassare. Pugliese scrive, altresì, che Casopero fosse suo precettore. Appare logico domandarsi: come è possibile che Lilio abbia ricevuto una solida educazione umanistica da Casopero se i due erano coetanei? Casopero nasce nel 1509 e Lilio fatto nascere nel 1510.
– III : circa il cognome – siamo nel 1510 – qual era l’uso del tempo? Nell’alto medioevo vigeva un sistema basato sul nome unico. Quando per specifiche circostanze si voleva definire un individuo, si ricorreva ad alcuni elementi accessori, il più delle volte patronimico, toponimico. Se Luigi Lilio nasce nel 1510, quando non era ordinario l’uso del cognome, divenuto tale dal 1564, conseguenza dell’applicazione dei decreti del Concilio di Trento, come fa ad averne uno? Si può definire cognome e, se si, da dove viene il suo?
– IV: cosa caratterizza l’ingegnosità di Luigi Lilio? Di Lilius, nulla è certificato, tantomeno nascita, o morte, come anche di Antonio Lilio. E permane interessante però capire cosa Lilio avrebbe elaborato prima della riforma del Calendario Gregoriano, o meglio capire se la sua genialità era stata riscontrata in e per cosa da assurgere alla corte del card. Sirleto, e quindi giungere a riformare il Calendario Gregoriano.
Ergo: lacune serie permangono, scarni sono i documenti per attestare attendibilità al punto da attribuire i natali a Lilio. Quando la storia non è il nostro punto fermo, è facile che le fantasie si affollino, ma uno storico sa bene che la conoscenza oltre ad essere frutto della propria ricerca, implica che da scarsi elementi non si possono ottenere conferme, ma mere congetture. Elementi di ragionevolezza, pertanto, sollecitano ad approfondire le quattro questioni supposte poichè, ad oggi, rimane una tesi l’attribuzione dei natali di Aloisius Lilius, una mera quaestio disputanda da dirimere.
Rimando all'articolo* per la relazione integrale e alla Lectio* in video:
* Luigi Lilio, un italico matematico mistero, il Calendario Gregoriano e Cirò, antica Chone (KR), in Vingt ans de M@gm@, in Les Cahiers de M@gm@, Revue Internationale en Sciences Humaines et Sociales, Observatoire des Processus de Communication, eBook n. 1, 2024, pp. 63-77.
Nessun commento:
Posta un commento