Qual
è il giusto mezzo tra viltà e temerarietà? Il coraggio. Qual è il giusto mezzo
tra avarizia e prodigalità? La generosità. Virtù etiche, il coraggio e la
generosità che riguardano le funzioni della parte non razionale dell’anima. Le
funzioni della parte razionale sono, invece, la saggezza che individua ciò che
si deve fare e la sapienza che consiste nell'esercizio della conoscenza. Individuando
ciò che si deve fare, esercitando la conoscenza, verrà da sé il coraggio nell'azione, e la generosità dell’agire. Necessario è individuare il senso del
fine che si vuole perseguire, che molte volte, non esistendo, arranca nell'isola della vaghezza, o dell’egoismo sfrenato, peggio dell’idiosincrasia.
Ergo:
è mai possibile non riuscire a superare i propri limiti? È mai possibile non
rimanere asfissiati dalle menti chiuse, che non lasciano margini di respiro
libero? È mai possibile non riuscire a fare la differenza tra l’essere umani e
l’apparire tali? Nella contemporaneità, sempre più aspra e arida di contenuti,
di attenzione verso il prossimo in difficoltà, parlo di gioventù che lascia la
vita perché affranto e stanco dei tanti no ricevuti, del mito della perfezione
nella società dell’inganno, del disagio delle molte famiglie che si sono
ritrovate a dover ripartire da zero dopo gli eventi tragici del terremoto e
maltempo, di coloro che subiscono le intemperie della precarietà quotidiana, a
fronte di disinteresse politico tutto concentrato nella diatriba fruttivendola
degli ultimi tempi, aperta appositamente da maschi stupidi, malati per quello
che non riescono ad essere e che, sputando veleno, spostano l’attenzione dai
problemi veri: dal saper essere responsabili del linguaggio, del suo contenuto, dall'incapacità di governare, di produrre proposte; si passa il tempo cercando di
capire se andare o meno alle elezioni, se godere del vitalizio, se quel segretario,
quel sindaco, quell'assessore rimarranno al loro posto, se qualcuno avrà stipulato
polizze, aumentato stipendi, o comprato case a sana insaputa del destinatario.
Quando
in questa nostra società si potrà permettere al cuore di pulsare la sua natura
corretta, quella che impatta con la ragionevolezza del vissuto? Quando si potrà
giungere ad avere risposte di senso? A quando l’ardire della verità? Quando si
arriverà ad affermare che la colpa non è sempre dell’altro, degli eventi? Come
si è arrivati alla sterilità, al non sentire il disagio di coloro che sono consapevoli
che domani è solo irto da scalare? Come non pensare alla gioventù, potenziale di
prospettiva che, vagante, è costretta ad inventarsi una vita, un futuro? I
circoli chiusi, i dementi con le chiavi del potere, che - darò loro una brutta
notizia: il potere lo dovranno lasciare perché è temporale - scellerati hanno
selezionato i loro simili per gestirli, coloro che meglio non svegliare il cane
che dorme, realtà di morte della vita.
Dall'età della pietra ad oggi, avremo fatto qualche passo avanti? Come si consente che
permanga regnante la bestia dell’ignoranza che non fa progredire, e oscura ogni
luce d’intelletto? Come si pensa di far guardare basso alla vita che sorge,
quando nasciamo per levare lo sguardo in alto? Perché avallare solo politiche
di morte sociale, favorendo l’aridità e non tutelando la vita? Perché
calpestare la dignità delle persone? Forse l’arcano potrà risolversi allorquando
coloro che predicano bene, in tutti gli ambiti delle responsabilità sociali,
inizieranno a dare conto del loro dire, ad essere coerenti e rispettosi della
fiducia ricevuta, inizieranno a non supporre malafede, dalle mie parti si dice:
“uno com'è si pensa”! Troppo facile
parlare d’amore, di bene da fare, di sviluppo economico, di opere di carità, e
starsene comodi nell'opulenza: è un infruttuoso procedere. Eppure non sarebbe
difficile valutare cosa si produce e cosa no, basterebbe un pò di serietà, di verità,
di sana umanità! Impastare le proprie mani nel terreno della vita dell’uomo,
delle difficoltà reali, penetrarne i meandri, questo sì che rigenera speranza, soprattutto
fa la differenza tra il segno e il senso compiuto dell’integrità, in ogni
ambito del vivere sociale. Certo è che per rendersi capaci di dissertare
d’amore, l’amore ti deve albergare, ti deve possedere, ti deve regalare l’intensa
profondità di un sogno.
Nessun commento:
Posta un commento