mercoledì 3 aprile 2013

Crescere in umanità per essere realmente responsabili



L’uomo è persona e, per raggiungere la propria pienezza, la persona necessita di possedere cose che, tuttavia, non bastano. Occorre, infatti, anche la crescita interiore, culturale, morale, spirituale. Essenziale è, pertanto, la realizzazione piena della persona, ossia essere, crescere in umanità e farlo in modo armonico, secondo l’intera verità sull’uomo.

Lo sviluppo, la cura del creato, la solidarietà, sono antinomie etiche prima che tecniche, e la loro soluzione non si trova esclusivamente in un miglioramento strutturale, ma deve fondarsi su di una trasformazione etica, sulla disposizione di mutare abiti mentali che, se veri, possono incidere sulle istituzioni. Infelicemente, le dottrine utilitaristiche misurano il progresso esclusivamente in termini immanenti e terreni. Tuttavia, le palesi contraddizioni che si osservano nel nostro mondo, mettono più di rilievo l’intrinseca contraddizione di uno sviluppo limitato soltanto al lato economico.

Ciò che si richiede, per vivere armonicamente lo sviluppo trascendente e quello terreno dell’uomo, è che ogni persona realizzi le proprie attività, incluse quelle socioeconomiche, in modo che raggiungano la loro pienezza di significato umano, d’accordo con il destino ultimo trascendente dell’uomo, e che le altre persone e la società abbiano la consapevolezza del valore e delle esigenze proprie di ciascun essere umano, agendo di conseguenza. La vita cristiana non si può assolvere come se le persone fossero slegate fra di loro. Anzi, l’impegno della persona nel progresso materiale e spirituale di tutta la società è una parte integrante della vocazione con cui Dio Padre chiama ogni uomo: l’identificazione con l’Amato, propria dell’amore, porta a tenerlo presente in tutto il proprio agire, che si realizza come donazione gratuita alla persona amata.

La ragione e la fede hanno sempre difeso l’autentica libertà, e conseguente responsabilità della persona in relazione all’agire umano. Nel profondo del proprio io, l’uomo si sente e si sa padrone delle sue decisioni, è lì che si trova la vera radice della condotta. La nozione di solidarietà riecheggia il senso etimologico del partecipare in solidum, e significa l’insieme di legami che uniscono gli uomini tra loro e li spingono all’aiuto reciproco. L’interdipendenza, vista sotto il profilo etico, richiama un modo di agire virtuoso e stabile, che conforma una condotta solidale, intesa come impegno concreto: la persona è un essere per gli altri e può svilupparsi soltanto in una apertura al prossimo. La solidarietà, pertanto, cerca con ogni mezzo di promuovere l’inalienabile dignità di ogni uomo, qualunque sia il colore della sua pelle, il livello sociale cui appartiene, le idee politiche o religiose che professi, e di contribuire a che si sviluppi come persona. Ciò richiede di superare le tendenze all’anonimato nei rapporti umani, convertire la solitudine in solidarietà, la diffidenza in collaborazione, promuovere la comprensione, la mutua fiducia, l’amicizia, la disposizione a perdersi in favore dell’altro.

Azioni forti, come forte è il cristianesimo, che non è fatto per uomini con forma mentis da schiavi, bensì per gente sovrana di se stessa fino a dare i propri beni per i fratelli, quant’anche la vita, se necessario. Il perdersi in favore dellaltro implica raggiungere il massimo di pienezza, l’accrescimento umano compiuto, implica dunque il trovarsi nell’altro, con l’altro, responsabilmente.


Foto: Giulio Romano, Danza di Apollo con le Muse 

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