L’uomo è persona
e, per raggiungere la propria pienezza, la persona necessita di possedere cose che, tuttavia, non bastano. Occorre, infatti, anche la crescita interiore,
culturale, morale, spirituale. Essenziale è, pertanto, la realizzazione piena
della persona, ossia essere, crescere in umanità e farlo in modo armonico, secondo
l’intera verità sull’uomo.
Lo sviluppo, la
cura del creato, la solidarietà, sono antinomie etiche prima che tecniche, e la
loro soluzione non si trova esclusivamente in un miglioramento strutturale, ma
deve fondarsi su di una trasformazione etica, sulla disposizione di mutare abiti
mentali che, se veri, possono incidere sulle istituzioni. Infelicemente,
le dottrine utilitaristiche misurano il progresso esclusivamente in termini
immanenti e terreni. Tuttavia, le palesi contraddizioni che si osservano nel
nostro mondo, mettono più di rilievo l’intrinseca contraddizione di uno
sviluppo limitato soltanto al lato economico.
Ciò che si
richiede, per vivere armonicamente lo sviluppo trascendente e quello terreno
dell’uomo, è che ogni persona realizzi le proprie attività, incluse quelle
socioeconomiche, in modo che raggiungano la loro pienezza di significato umano,
d’accordo con il destino ultimo trascendente dell’uomo, e che le altre persone
e la società abbiano la consapevolezza del valore e delle esigenze proprie di
ciascun essere umano, agendo di conseguenza. La vita cristiana non si può
assolvere come se le persone fossero slegate fra di loro. Anzi, l’impegno della
persona nel progresso materiale e spirituale di tutta la società è una parte
integrante della vocazione con cui Dio Padre chiama ogni uomo:
l’identificazione con l’Amato, propria dell’amore, porta a tenerlo presente in
tutto il proprio agire, che si realizza come donazione gratuita alla persona
amata.
La ragione e la
fede hanno sempre difeso l’autentica libertà, e conseguente responsabilità
della persona in relazione all’agire umano. Nel profondo del proprio io, l’uomo
si sente e si sa padrone delle sue decisioni, è lì che si trova la vera radice
della condotta. La nozione di solidarietà riecheggia il senso etimologico del
partecipare in solidum, e significa
l’insieme di legami che uniscono gli uomini tra loro e li spingono all’aiuto
reciproco. L’interdipendenza, vista sotto il profilo etico, richiama un modo di
agire virtuoso e stabile, che conforma una condotta solidale, intesa come
impegno concreto: la persona è un essere per gli altri e può svilupparsi
soltanto in una apertura al prossimo. La solidarietà, pertanto, cerca con ogni
mezzo di promuovere l’inalienabile dignità di ogni uomo, qualunque sia il
colore della sua pelle, il livello sociale cui appartiene, le idee politiche o
religiose che professi, e di contribuire a che si sviluppi come persona. Ciò richiede
di superare le tendenze all’anonimato nei rapporti umani, convertire la solitudine
in solidarietà, la diffidenza in collaborazione, promuovere la comprensione, la
mutua fiducia, l’amicizia, la disposizione a perdersi in favore
dell’altro.
Azioni forti,
come forte è il cristianesimo, che non è fatto per uomini con forma mentis da
schiavi, bensì per gente sovrana di se stessa fino a dare i propri beni per i
fratelli, quant’anche la vita, se necessario. Il perdersi in favore dell’altro implica raggiungere
il massimo di pienezza, l’accrescimento umano compiuto, implica dunque il
trovarsi nell’altro, con l’altro, responsabilmente.
Foto: Giulio Romano,
Danza
di Apollo con le Muse
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