Socrate lo chiamavano atopos, un termine di solito tradotto come 'strano'. E, in effetti, poneva domande strane: cos'è la giustizia? Cos'è la bellezza? Cos'è l'amicizia? Invitava a far partorire la mente, a prendersi cura dell’anima, sede delle qualità intellettive e morali dell’uomo. È quello che hanno sempre fatto i filosofi: aiutare a pensare ai problemi del proprio tempo, confidando nella capacità delle persone di ragionare con la propria testa.
In realtà, atopos indica chi è senza luogo: vale a dire chi, proprio perché libero da condizionamenti della sua terra, e del suo tempo, può affrontare i problemi senza pregiudizi.
La filosofia è una disciplina che non esprime la natura di un popolo, ma la sua curiosità, il desiderio di conoscere. È la disciplina che dice chi siamo, alla radice: occorre verità per conoscere se stessi. E, se le parole non si riempiono del loro significato, non si vivono in coerenza, con coraggio, rimangono senz'anima, svuotate della loro vita. Si è artefici di povertà etica, morale, intellettiva ogni volta che non si da senso, significato proprio al linguaggio di cui impastiamo la nostra esistenza.
Non perderti in parole vuote, non rimanere a guardare il dito che indica la luna, guarda alla luna che dischiude, in compiutezza, conoscenza. E, con Socrate, conosci te stesso, sii atopos!
Nessun commento:
Posta un commento