Svegliarsi nella coscienza è necessario
affinché si superi la deprecabile consuetudine del così fan tutti. Il clientelismo, vizio recidivo
di ogni società, che genera connivenze e, quindi, coscienze dormienti, indica
il rapporto tra chi, pur godendo dello status
libertatis, si trova in condizione di dipendenza da un patronus e
s’innesca, così, un legame di equivoca dipendenza. Le relazioni patronus
- connivente, sono penetrate nel
cuore delle istituzioni, creando scambi interpersonali, quand’anche scambi tra
le organizzazioni per l’utilizzo delle risorse, elementi che hanno promosso la
formazione e il mantenimento di clientele.
È necessario non
chiudere gli occhi e fare la differenza, oltre che prendere le dovute distanze!
Quando una società, nelle sue espressioni di professionalità umane, rinuncia
pregiudizialmente, poiché così fan tutti,
a un comportamento irreprensibile e consociato al male, abdica a un genere di
confronto di fecondità e apertura intellettuale, capace di generare nuova linfa
di vita sana, legale e pulita, in ogni ambito del sistema società, politico,
economico, imprenditoriale, sociale in genere, si finisce con il rimanere nella
stagnazione, in uno stadio di sospensione, come in un limbo.
Permanendo, con un tale atteggiamento, al di fuori dei problemi
reali, che persistono irrisolti, quant’anche accentuandone l’immutabilità, si
rimane, come società, ingabbiati e, condizione peggiore, si lascia alimentare
la sofferenza di chi di questo male subisce i torti. Aberrante è la
cultura del ‘così fan tutti’:
clientelismo, corruzione, favoreggiamento, concussioni, raccomandazioni. Riesce
l’essere umano, dal comportamento insano, in tutta la sua naturale mediocrità,
a rendere fecondo il vizio in ogni sua degenerante forma, piuttosto che
alimentare la conoscenza bella delle virtù nella vita, uniche luci capaci di
renderci consapevoli del nostro essere Persone. Dice S.S. Papa Francesco: “La corruzione odora di putrefazione, la
corruzione sociale è il frutto del cuore malato e non solo di condizioni
esterne. Non ci sarebbe corruzione senza cuori corrotti. Il corrotto non ha
amici ma utili idioti”.
Diventa,
pertanto, obiettivo impellente perseguire lo sradicamento di questo male
pervasivo della dignità umana. Fame e sete di giustizia, e quest’ultima non può
sussistere senza verità, né senza carità, implicano una responsabilità
reattiva, capace di ribellarsi alla cultura della chiusura mentale, della
connivenza miserevole che alimenta povertà umana.
Rinunciare a reagire ha
in sé il prestare consenso, essere consociati del male, che pure formalmente si
rifiuta, e non vi è altro mezzo per combatterlo se non guardarlo negli occhi,
piuttosto che abbassare lo sguardo, girarsi dall’altra parte o peggio
continuare la litania del così fan tutti.
Fatali, com’è assai ben chiaro, sono i suoi effetti sulla vita di ognuno. Inadeguato
è anche il sistema che alimenta un sottaciuto clientelismo attraverso forme di
assistenza pro bonum ego, il cui
unico obiettivo è annichilire le menti impotenti di reazione, perché magari si
trovano in stato di bisogno, e avallare quindi uno stadio di parassitismo
assistenziale, pregiudizio per ogni capacità di nuova impresa. L’unica cosa che
dona dignità all’uomo è il lavoro, l’unico sistema capace di rendere dignità
alla società è quello in grado di creare produttività e operatività sociale,
diversamente si alimentano menti amebe, prive della loro dignità. Una società,
e con essa i suoi amministratori, che non si rendono capaci di favorire e produrre impresa, procreazione competitiva
nel lavoro per dare lavoro, fallisce poiché salvaguarda il suo proprio bene e
non il bene comune.
Urge nel confronto politico il
superamento di questo male, che attanaglia in via trasversale ma univoca ogni
società, è necessario acquistare consapevolezza della reale sussistenza e del
suo impedimento vincolante al progresso, all’effettiva libertà della società
democratica, è doverosa una analisi che si trasformi in un severo giudizio
critico, in una rigorosa presa di distanza.
Vocazione del politico è tutelare sempre
il bene comune e in questo deve emergere, come valore assoluto, la tutela della
persona, della vita umana, della sua dignità. La coscienza del cattolico in
politica deve urlare, deve saper reagire coraggiosamente con verità e
convinzione, l’impegno che fa la differenza è nell’essere consapevoli della
propria libertà, consapevolezza propria di ogni cristiano che sanamente si
riconosce libero da qualsiasi vincolo di connivenza: l’uomo vive non solo di
pane ma di quanto esce dalla bocca del Signore, e ‘levatevi dal timore servile’ implora con voce ferma Caterina da
Siena, uscire dalla condizione servile è necessario per rispettare la dignità
umana, poiché, con Dante: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma
per seguir virtute e canoscenza”. (Inferno, canto XXVI). Il fine
dell’autorità politica è il bonum
commune multitudinis, che consiste, anzitutto, nell’operare la pace,
la pace sociale che non nasce dalle iniquità, dalle sperequazioni, dal
malaffare o dall’indifferente quiescenza, ma dal rispetto delle posizioni,
dalla mitezza rivoluzionaria, dalla carità intellettuale che è propositiva e
onesta. Svegliarsi nelle coscienze è necessario affinché si superi il
degenerante così fan tutti, tale è il
modo di fare di chi, mancando di coraggio, incoraggia gli altri a essere suo
simile, spregiudicato dormiente di coscienza, “inutile idiota”!
[Foto:
Michelangelo, Il Sogno della vita umana]
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