domenica 31 luglio 2022

Cirò: si superino venti di chiusura dell'Istituto Gesù Bambino voluto dalla nobildonna Teresa Siciliani Pometti

I ricordi rimangono indelebili, come la gioventù di Cirò, frequentante l'Istituto “Gesù Bambino”, nel tempo in cui la Comunità cresceva nei valori di una fede cristiana professata.  
La Congregazione delle Religiose Francescane di Sant’Antonio, fondata dalla Venerabile Madre Miradio della Provvidenza, è presente a Cirò, come Istituto Assistenziale dal 1938. Una grande opera caritatevole, grondante di spiritualità, di cui si rese artefice e a cui si dedicò la nobildonna Teresa Siciliani Pometti.

In tutti questi anni il Collegio ha rappresentato una Istituzione spirituale lodevole. Certo, i tempi cambiano, e venti di ‘chiusura’, quindi non più presenza delle suore, turba animi e fa dispiacere la Comunità. Le difficoltà dell'Istituto circa inattività ‘circostanziali’ non erompono oggi, ma non si può paventare mancanza di vocazioni a supporto tesi chiusura, sappiamo che detta mancanza non nasce all’improvviso. È, dunque, utile questionare su cause contingenti che affliggono, superando la ‘circostanzialità’, affinché si giunga a una determinazione positiva, senza dare spazio a intenti poco chiari, o a confusione.

Dal 1938 le suore si sono prodigate per la Comunità di Cirò, in cui sono nate anche vocazioni per la Congregazione stessa. Impegno come orfanotrofio, asilo, scuola di laboratori di artigianato, hanno regalato alla Comunità strumenti per mestieri tradizionali, il ricamo innanzitutto, oltre che sano senso di aggregazione comunitaria. È, dunque, profonda la gratitudine, doverosa la riconoscenza per l'operato profuso dalle Religiose Francescane di S. Antonio a Cirò che, nello spirito francescano, hanno offerto servizio a ragazze rimaste senza genitori o provenienti da famiglie disagiate - veniva loro garantito un tetto, un'educazione, un pasto sicuro -, si è offerto servizio alla gioventù locale con i laboratori che istruivano all'antica arte del ricamo, l'asilo, solido strumento di supporto educativo, porto sicuro per bimbi che ancora oggi mantengono caro ricordo. Hanno favorito l'attività della gioventù che con l'Azione Cattolica costituiva sede di impegno spirituale costruttiva.

La concretizzazione di tutto ciò, da cui non si può prescindere dal farne e trattenerne memoria, si deve al sogno di una concittadina, benefattrice sapiente, lungimirante, intrisa di spiritualità che ha creduto e voluto questa grande opera a Cirò. L’opera benefica della nobildonna TERESA SICILIANI in POMETTI, ha consentito l’apertura di una casa di speranza, un istituto assistenziale, collegio intitolato a Gesù Bambino, cui la nobildonna era assai devota. 

Se dunque gratitudine è dovuta alle Suore, altrettanta se ne deve a Donna Teresa, il cui progetto, la sua proposta di apertura di un orfanotrofio a Cirò, fu segno di una speranza, fioritura di opere e attività caritative. 
Mi preme richiamare ricordo e attenzione su Donna Teresa Siciliani Pometti che, diceva mia Mamma, senza il cui cuore, il suo progetto, Cirò non avrebbe beneficato di una così grande opera sul territorio. Ella prese sul serio il messaggio evangelico, vivendolo, testimoniandolo con impegno e coerenza, con purezza di cuore, con coesione tra fede e azione. Una donna che tanto ha fatto per Cirò, meriterebbe maggiore attenzione e riguardo: la titolazione di una piazza pubblica, la realizzazione di un monumento che la ricordi alla storia di Cirò, e perché no, la presenza delle sue spoglie nella Cappella dentro il collegio, casa sua. 

Ma chi è TERESA SICILIANI in POMETTI?      
Donna timorata di Dio, seppe aprire il suo cuore all’amore per il prossimo. Sorella del poeta Luigi, dell’ammiraglio Domenico, fu la 5a di 13 figli, sei fratelli e sette sorelle, nati dall’amore di papà Mario e mamma Antonietta Catanzaro Zito. 

Teresa fin da ragazza cominciò a delineare nella sua anima le linee del suo cammino. Sensibile ai sofferenti, ai bisognosi, affinò le sue qualità nella pratica della carità che si traduceva in atti concreti di aiuto e di sostegno. Avvertì il dovere di mettere a servizio degli altri le sue capacità e si impegnò nell’educazione e formazione dei piccoli. Fu apprezzabile, e non poco, la sua determinazione, guidata da una forte spiritualità, nonostante i tempi non facili e, soprattutto, il suo essere una donna, sappiamo bene che in una cultura impregnata di patriarcato non si dà tanto spazio alle donne. Ma Dio si serve, in ogni tempo e luogo, del cuore di chi sa ascoltarlo, dandogli slancio e fiducia, caratteri questi che le consentirono di portare luce al suo progetto traboccante umanità. Fu una donna di virtù, straordinaria, una donna che amava la preghiera, ne sentiva l’attrazione e ne apprezzava il valore, non solo sul piano ascetico, ma come metodo mistico, come vita di unione con Cristo. Amava pazzamente il Bambino Gesù. Certo fu una donna di carattere che credendo negli autentici valori della vita, mai li barattò, sempre li difese con fede incrollabile.

Andò in sposa a Giuseppe Pometti, ricco gentiluomo originario di Longobucco, dove il padre esercitava la professione di medico. I Pometti, venuti a Cirò, erano riusciti a comprare tutti i beni che appartenevano alla famiglia Raniere di Scala Coeli. A Napoli, dove dopo il matrimonio si trasferirono, Donna Teresa aderirà ai gruppi ecclesiali che, sotto la guida del Card. Prisco, avevano promosso un programma di aiuti e iniziative per i ragazzi abbandonati, per i bimbi senza famiglie. Grazie anche all’esperienza che praticò con questo gruppo di madame napoletane, animate da sentimenti umanitari e cristiani, Teresa Siciliani Pometti troverà modo di realizzare i sogni della sua giovinezza.

Ecco che le sue mani e il suo cuore si aprirono a tutti i bisogni e le necessità degli emarginati, dei sofferenti, ma la sua carità fu attratta in modo particolare dall’operare in favore delle orfanelle. Teresa, leggendo i segni dei tempi, aprì il suo cuore e la sua casa affinché queste creature avessero un pezzo di pane ed un letto e, soprattutto, si facesse sentire loro meno amara e desolata la mancanza dell’amore materno. 

Ella affidò i segreti della sua anima all’allora Vescovo di Cariati, mons. Raffaele Faggiano, che veniva dalla Congregazione dei Passionisti. Tra l’altro, nel 1938 mons. Faggiano aveva già preparato tutto il materiale per fare sorgere un convento, il santuario sulla collina di Madonna d’Itria, dove poi ebbe sepoltura quando morì. Per Donna Teresa i consigli di mons. Faggiano erano sigillo della volontà di Dio. Sembrerebbe copiosa la sua corrispondenza epistolare, e sarebbe interessante approfondirne conoscenza. In una lettera del 20.05.1938 scrive: “D’accordo col nostro Santo Vescovo ho preso la decisione di aprire la casa, senza attendere”. Si apre l’Orfanotrofio e l’affida alla Congregazione delle Francescane di Sant’Antonio.

L’aurora del 1938 salutò, lieta, la venuta delle prime consorelle e grande gioia sentì Donna Teresa che vedeva così avverarsi un progetto lungamente sognato e sentitamente voluto. La venuta delle Religiose creò un nuovo clima e atmosfera spirituale a Cirò che, nel tempo sollecitò anche vocazioni locali. L’opera apostolica della Congregazione religiosa fu vasta e feconda di bene. La presenza di una casa religiosa di suore in un paese, è veramente un bene, punto di riferimento e orientamento anche per quanto riguarda la spiritualità della comunità parrocchiale.

Teresa amava far vita comune con le suore, pregava con loro, viveva come una di loro, c’era un’aria di famiglia. La presenza delle suore nella sua casa fu come una benedizione di Dio. Una grande opera di carità si apriva ai bisogni di famiglie in difficoltà. E le bimbe che venivano accolte dovevano sentire il calore e l’affetto di una famiglia. A Donna Teresa, infatti, non piaceva parlare di orfanotrofio, la sua era la casa di Gesù Bambino. La casa di carità aperta, fu un’oasi di spiritualità, dove centinaia di orfanelle trovarono modo di vincere il proprio abbandono, e di educarsi ai sani principi di una morale che ha dato loro dignità e decoro.

Donna Teresa, inoltre, volle pensare a tutto e, per dare sicurezza di vita e organizzazione al nascente orfanotrofio, aveva voluto che le suore venendo a Cirò non si sentissero ospiti, ma che si considerassero a casa loro, e responsabili anche della parte economica. A questo scopo, con atto pubblico, redatto dinanzi al notaio Natale Ferraro di Strongoli in data 28.10.1944, fu stilata la generosa donazione con la quale l’Istituto delle Suore Francescane acquisiva il possesso di un fondo di 102 tomolate, pari 34 ettari, sito in agro Cirò, riportato in catasto all’art. 6886, e del palazzo di casa Pometti, sito nell’abitato di Cirò in via Nicotera, riportato in catasto all’art. 4664. A questa donazione, successivamente, per testamento olografo, seguirà il lascito di altri beni di una certa consistenza. Il testamento è datato 25 marzo 1950.

Ma il cuore di Donna Teresa, se possibile, fu ancora più grande dell’opera straordinaria di cui si rese artefice. Per Lei, l’opera non poteva essere legata alla sua persona, bisognava provvedere a che essa potesse avere un carattere di continuità e di permanenza, non vincolata alla presenza o meno di una determinata persona. Le anime che operano per la carità pubblica cercano sempre di tenere presente questo aspetto e di superarlo. E la nobildonna, che aveva il senso pratico di una buona amministratrice, intuì molto bene che la posizione dell’opera da Lei voluta e creata, doveva essere affidata ad un ente morale e per tempo volle fare atto di donazione all’orfanotrofio e di tutti i suoi beni alla Congregazione delle Francescane di Sant’Antonio. 

Si spogliò di tutto, persino dei suoi cari gioielli. Vincolò però la donazione a precise clausole – sarebbe interessante approfondire.

Cirò, nel contempo, ha antica devozione per S. Antonio da Padova: nel 1663, venne eletto Santo Protettore di Cirò. Dall' Archivio di Stato di Catanzaro, protocollo del notaio Blefari Giovan Domenico relativo all’anno 1665, f. 327, leggiamo: "L’ Università del Cirò il 13 Settembre 1663 in ‘pubblico e general parlamento’ elesse S. Antonio di Padova suo Protettore, cioè “fu concluso in detto pubblico parlamento che si debba ricevere il detto miracoloso s.to Ant.o per Protettore di detta Patria del Cirò, e suoi cittadini, et habitanti, con obligo di sollennizzare la festa ogni anno à 13 di Giugno nella Chiesa dé Patri Con.li (Conventuali) di detta terra” - cioè nella Chiesa del Convento di S. Francesco d’Assisi. 

Fervente Gioventù - Istituto Gesù Bambino -
Religiose Francescane di Sant'Antonio - Cirò (KR)
Possano S. Antonio da Padova, la Venerabile Madre Miradio, la nobildonna Teresa Siciliani Pometti vegliare sul Collegio, intercedere affinché la Madre Generale della Congregazione, la Curia Vescovile, il Comune di Cirò, supportati dallo Spirito Santo, giungano a trovare una soluzione per una continuità di presenza delle Suore. Emerga un intento costruttivo di discernimento al bene. Il cuore del cristiano è votato alla speranza, e auspico si possa trovare una soluzione ai problemi, disponendo, secondo la richiesta dei tempi, attività educative, culturali, inclusive in linea con il progetto che ha determinato l'apertura dell'Istituto.

Quando si realizza un sogno, per il quale si è donato se stessi, in spirito e materia, praticando il bene comune in gratuità, umiltà, rispetto del senso del sacro, non possiamo tacitare coscienze. Del progetto ha beneficato tutta una Comunità supportando, negli anni, stati di bisogno. Non si può pensare di cancellare un sogno realizzato da Teresa Siciliani Pometti, occorre motivare le buone volontà alla continuità di un bene spirituale, con la presenza delle Religiose Francescane di S. Antonio. Cirò, al contempo, mantenga memoria, riconoscenza, a personalità e opera, vanto per tutta la Comunità.


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