Mai perdersi in arida comunicazione, piuttosto suscitare sete di verità. Ecco che attivarsi in muro contro muro cementa solo fazioni che non avrebbero ragione di esistere in una Chiesa che è Eucarestia: Un uomo, infatti, che abbia pronta la volontà a credere, ama la verità che crede, riflette su lei e l’abbraccia con le ragioni che può trovare (cf Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 2, a. 10). La nostra è una religione di fede, crediamo in una Persona, Gesù Cristo, che ha fondato la Chiesa, e crediamo nei Suoi insegnamenti. Abbiamo consapevolezza, altresì, che il nostro essere persone, s’incarna nella natura razionale, poiché dotati di intelletto e volontà, e se è la pace l’amorevole ambizione e ‘parola’ continua che si ricerca, si auspica, della pace, come armonia del Popolo di Dio, bisogna essere testimoni, coerentemente alla Parola. Poiché, dunque, si ama la verità che crediamo, abbiamo bisogno di esplorarne senso. Non bisogna essere a tutti i costi ‘buonisti’, bisogna essere a tutti i costi di Dio, secondo la Sua parola!
In genere un cattolico legge i Vangeli, certo non come componenti autonome, ma come facenti parte delle Sacre Scritture, quindi vanno contestualizzati e, circa il quid del nostro argomento, leggiamo in Matteo 19,4: “Egli rispose: Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina? I sessi sono due: maschio e femmina. Distinguiamo poi i riferimenti alla distruzione divina delle città di Sodoma e Gomorra: cf Matteo 10,15; Matteo 11,24; Luca 17, 28-37. Distruzione che sarebbe avvenuta per gli atti impuri commessi dai suoi abitanti. ‘Abominazioni’ è la parola usata per condannare l’omosessualità in Levitico 18,22: Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole. La ritroviamo in Levitico -legislazione penale- 20,1-27. Nella lettera di S. Paolo ai Romani 1-32, leggiamo alcuni passaggi cruciali: Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi (24)…poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. (25) Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura (26) Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento (27) E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno (28). Ancora più netta, è la lettera ai Corinzi 6, 9-11: O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. Mentre nella lettera a Timoteo 1, 8-11, S. Paolo rilancia il monito: Noi sappiamo che la Legge è buona, purché se ne faccia un uso legittimo, nella convinzione che la Legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrìleghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, i fornicatori, i sodomiti, i mercanti di uomini, i bugiardi, gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina, secondo il vangelo della gloria del beato Dio, che mi è stato affidato.
Ci si avvede, però, di un documento, ‘Dichiarazione’ adottata dalla Santa Sede, che sembra direzionarsi più a una cultura politica - profusamente relativista - che ad amare la verità che crede. Per questo suscita perplessità, e oltremodo confusione, l’intervento del Dicastero per la Dottrina della Fede con la Dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni - Ex Audientia Die 18 dicembre 2023, firmato dal Prefetto, Card. Víctor Manuel Fernández, dichiarazione che apre alle benedizioni per le coppie “irregolari”: sarà possibile benedire coppie formate da persone dello stesso sesso, ma al di fuori di qualsiasi ritualizzazione e imitazione delle nozze; la benedizione non significa approvazione dell’unione.
Parlerei di disposizione a una teologia della confusione che allontana dalla Parola, e si incarna di relativismo.
In questa Dichiarazione (FS), l’insegnamento morale della Chiesa, viene in nuce eluso. In essa, a mio avviso, si rileva un banalizzare il senso e l’atto del peccato, soprattutto in un clima culturale già ideologicamente votato al relativismo, il che confonde il Popolo di Dio nel mondo della Chiesa.
Ma cerchiamo di capire: nel tempo moderno, è facile scivolare su argomenti sociali, abili a confondere ambiti, e questioni a trazione sociopolitica. Oggetto della teologia, è noto, è un concetto metafisico. La metafisica è quella disciplina che ambirebbe a una spiegazione ultima, vorrebbe cioè “tentar di penetrar l’essenza” volendola dire con Galileo, della realtà. Tommaso d’Aquino ebbe il merito di rendersi conto che, logicamente parlando, il teologo ha il dovere di esordire con l’interrogazione sull’esistenza di Dio. Karl Barth cercò di costruire la teologia accettando il concetto di rivelazione, ovvero l’idea di un Dio che comunica se stesso. Teo-logia significa “discorso di Dio” o “Parola di Dio” dove il genitivo ‘di Dio’ può indicare l’oggetto o il tema su cui verte il discorso, o il soggetto o autore del discorso stesso. Nel primo caso si tratta di una parola che l’uomo dice su Dio come tema della sua riflessione; nel secondo di una Parola che Dio dice su di Sé e sul suo mistero all’uomo. Dio in quanto soggetto e oggetto della Teologia. Che cosa si indica quindi con la parola “teologia”? Potremmo dire un’attività di intellectus fidei, cioè uno sforzo di approfondimento e di comprensione ragionata del mistero di salvezza che Dio realizza nella storia dell’uomo. Sappiamo che la storia della teologia conosce altre espressioni divenute celebri per indicare quest’attività di penetrazione del mistero cristiano condotta dall’uomo alla luce dell’intelligenza: credo ut intelligam; intelligo ut credam (S. Agostino); fides quærens intellectum (S. Anselmo). Si legge nel documento della CTI, La teologia oggi: prospettive, principi e criteri, n. 59: La Parola di Dio, accolta nella fede, illumina l’intelligenza e la comprensione del credente. La rivelazione non è ricevuta in un modo puramente passivo dalla mente umana. Al contrario, l’intelligenza credente abbraccia in modo attivo la verità rivelata. Provocata dall’amore, si sforza di assimilare tale verità perché questa Parola risponde alle sue domande più profonde. Mediante la fede siamo uniti a Dio e mediante l’intelligenza siamo vivificati.
Alla luce di ciò, cerchiamo di capire cosa dice, o non dice, Fiducia supplicans, analizzandone quattro quaestio:
Quaestio I- Con tale dichiarazione viene approvata la possibilità di impartire una benedizione alle coppie Lgbtqia+ e coppie irregolari. Il documento, si affretta a specificare, nel comunicato diffuso dal Dicastero per la Dottrina della Fede, cercando di calmierare le numerose obiezioni e opposizioni da parte di conferenze episcopali nel mondo, che non si tratta di un tentativo di equiparare un’unione di questo tipo al matrimonio definito dal sacramento; che le ‘benedizioni pastorali’ devono essere soprattutto molto brevi, sono “benedizioni di pochi secondi, senza rituale e senza benedizionale”, e devono “distinguersi chiaramente da quelle liturgiche e ritualizzate”. Mi chiederei -immediatamente - perché allora aver voluto attuare una ‘Dichiarazione’, avendo sancito già un Responsum? Quale il senso? Rilevare una distinzione tra persone, a mio avviso, ferisce la sensibilità delle persone e dunque manca di carità.
La Dichiarazione è contraddittoria ab intra e ab extra Chiesa. Ci domandiamo: cosa vuol dire benedizione? Nella Bibbia ‘benedizione’ traduce, per l’Antico Testamento: בּרכה (berâkâh) e per il Nuovo Testamento εὐλογία (eulogia) e εὐλογέω (eulogeō), un 'parlare bene di', raccomandare, da cui il nostro 'elogio', adorazione riverente, beneficio. Benedire e benedizione sono termini che ricorrono continuamente nella Sacra Scrittura: Dio dà la sua benedizione alle sue creature affinché si moltiplichino (cf Gn 1,22), all’uomo e alla donna affinché abbiano sotto di loro il creato (cf Gn 1,28), al sabato, segno del riposo nel Signore (cf Gn 2,3).
Cosa vuol dire coppia irregolare? Se vuol dire fuori dalla 'regola’, quindi vivere nel peccato innanzi a Dio, l’approvazione qual’è? Offrire una benedizione al peccato?!
Dio li creò maschio e femmina, l’unione di essi innesta vita. Va da sé che è molto chiaro cosa sia Famiglia e Matrimonio. Le unioni civili esistono, ma i diritti non possono né devono relativizzare i doveri morali innestati non solo da una tradizione, ma dal dato naturale cui la vita matura. Certo, nelle società moderne si sono, nel tempo, imposti nuovi modelli, molti solo di parvenza cristiani di unioni e stili di vita, ma resta ben chiaro il concetto tradizionale di Famiglia formato da un uomo e una donna. Scrive Tommaso d’Aquino: “Nei peccati contro natura in cui viene violato l’ordine naturale, viene offeso Dio stesso in qualità di ordinatore della Natura. (cf S. Th. II-II, q. 145, a. 12).
Quaestio II- È un fatto grave che si sia determinata una dichiarazione e non responsum. Il responsum è una risposta a dubbi formulati da sacerdoti, vescovi, cardinali della Chiesa cattolica. La dichiarazione ha, invece, valore di insegnamento ‘magisteriale’. Come spiega l’Istruzione Donum Veritatis: “Il Pontefice Romano adempie la sua missione universale con l’aiuto degli organismi della Curia Romana ed in particolare della Congregazione per la Dottrina della Fede per ciò che riguarda la dottrina sulla fede e sulla morale. Ne consegue che i documenti di questa Congregazione approvati espressamente dal Papa partecipano al magistero ordinario del successore di Pietro” (18).
Sembra inoltre che non si tenga conto del fatto che quando un sacerdote benedice qualcosa o qualcuno, lo sta facendo non come un individuo che possiede un potere magico, ma benedice in persona Christi e in nome di tutta la Chiesa, per cui tutte le benedizioni sacerdotali sono intrinsecamente sacramentali, e liturgiche in modo reale. Cercare di fare emergere una distinzione tra le benedizioni con un orientamento liturgico/sacramentale e quelle senza di esso, a mio avviso manca di rispetto alle stesse persone ‘irregolari’, e alla salus animarum, sembra infatti un’inutile, quanto confusa distinzione pastorale, dal sapore di scaltro artificio teologico ‘mondano’. Il paradosso è che per creare un nuovo tipo di benedizione “non liturgica, non sacramentale”, viene giustificata la benedizione delle persone in unioni sessuali peccaminose affermando che non c'è nulla di “formale” che sta avvenendo; soprattutto che le unioni sessuali che sono oggettivamente, gravemente peccaminose, vengono eufemisticamente indicate come “irregolari”.
Quaestio III- L’insegnamento morale della Chiesa, viene minato quando il testo (FS) dice che nessun “interrogatorio morale” delle persone deve aver luogo prima che venga impartita una benedizione, per timore che questo sia visto come un “esame” clericale. Si afferma altresì, nel testo, che tali benedizioni non possono in alcun modo essere confuse con una benedizione coniugale, o che ciò che viene benedetto è l’“unione” in quanto tale. La benedizione viene offerta per elevare alla luce di Dio gli elementi della relazione che sono veramente buoni e nutrienti. Per cui: non si vuole alcuna comparazione ma se ne benedice parzialità. Domanda: quali sarebbero gli elementi buoni e nutrienti nelle relazioni peccaminose? Come fa il sacerdote a saperlo, dal momento che non gli è permesso di fare domande ‘morali’ in anticipo?
Il testo giustifica altresì tali benedizioni sulla base del fatto che nessuno è perfetto, e che i sacerdoti benedicono abitualmente persone, indipendentemente dal loro status di peccatori. Leggiamo: “La grazia di Dio, infatti, opera nella vita di coloro che non si pretendono giusti ma si riconoscono umilmente peccatori come tutti. Essa è in grado di orientare ogni cosa secondo i misteriosi ed imprevedibili disegni di Dio. Perciò, con instancabile sapienza e maternità, la Chiesa accoglie tutti coloro che si avvicinano a Dio con cuore umile, accompagnandoli con quegli aiuti spirituali che consentono a tutti di comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro esistenza”. (32)
Cosa significa: la Chiesa accoglie tutti coloro che si avvicinano a Dio con cuore umile?! Significa che si applica la parola del Vangelo. Gesù disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”! Sta scritto: "Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»". (cf Gv, 7,53-8,11).
NON PECCARE PIU’ è un’esortazione troppo spesso elusa, come il senso dell’umiltà, o il peccato non è più peccato?! Quale l’interpretazione?! Nessuno è chiamato a giudicare, poiché nessuno è perfetto, ma il peccato esiste, occorre umilmente pentirsi e non peccare più, secondo la Parola di Dio, nella disposizione a portare avanti un cammino autentico di conversione.
Quaestio IV- Il testo sostiene, e a mio avviso in modo imbarazzante, la non contraddizione con il Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede, a firma dell’allora Prefetto Luis F. Card. Ladaria, S.I., ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso e afferma che la Chiesa non può conferire tali benedizioni poiché la Chiesa non può benedire il peccato. È estremamente chiaro il concetto e rimando alla lettura intera del Responsum [Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso (22 febbraio 2021)]. In pratica al quesito proposto: La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso? SI RISPONDE: Negativamente.
E se il Responsum del 2021 è stato chiaro non si capisce quale sia l’algoritmo della dichiarazione Fiducia supplicans: la spiegazione addotta è che le nuove benedizioni proposte non benedicono le unioni sessuali peccaminose in quanto tali, ma solo gli individui che si sono presentati “spontaneamente” per una benedizione. In questi termini, le benedizioni pastorali si potrebbero estendere a realtà contrarie alla legge di Dio, come chi pratica aborti, agli adulteri, ai mafiosi.
Mi piace fare memoria di S. Pier Damiani, Dottore della Chiesa, spiccata personalità della riforma cattolica dell’XI secolo. Il suo Liber Gomorrhianus, (1049), denuncia i vizi perversi dell’epoca con un linguaggio che non conosce falsa misericordia o tiepidezza. Egli è convinto che di tutti i peccati, il più grave sia la sodomia, termine che comprende tutti gli atti contro natura. Scrive: “Se questo vizio assolutamente ignominioso e abominevole non sarà immediatamente fermato con un pugno di ferro, la spada della collera divina calerà su di noi, portando molti alla rovina”. Era chiaro a S. Pier Damini che la Chiesa, santa e immacolata, è composta di uomini soggetti al peccato. Essa non è mai peccatrice, ma al suo interno i peccatori si affiancano ai santi. La Chiesa non tramonta: supera le prove più difficili e avanza invitta nella storia, verso la Parusia. Con spirito di verità S. Pier Damini non distolse lo sguardo davanti alla sporcizia morale, ma sollevò il velo con cui gli altri ecclesiastici volevano coprire il male e ne mostrò deformità e orrore. Papa Leone XII lo onorò con il titolo di Dottore della Chiesa. L’insegnamento di un Dottore della Chiesa splende per la purezza della fede e la profondità della scienza teologica e morale. Fu il suo, infatti, uno spirito profetico perché non solo vide i mali, ma ne previde le conseguenze nella società, e ne indicò i rimedi necessari in una vita di Grazia, di penitenza e di lotta. Non moderò il linguaggio, ma lo rese infuocato per mostrare tutta la sua indignazione. Non ebbe timore di esprimere la sua avversione intransigente verso il peccato e fu proprio questa avversione a rendere incandescente il suo amore per la Verità ed il Bene. Inoltre, il Liber Gomorrhianus ci ricorda che c’è qualcosa di peggio del vizio morale praticato e teorizzato, è il silenzio di chi dovrebbe parlare, l’astensione di chi dovrebbe intervenire, il legame di complicità che si stabilisce tra coloro che con il pretesto di evitare lo scandalo tacciono e tacendo acconsentono. Più grave ancora è l’accettazione da parte di uomini di Chiesa dell’omosessualità, considerata non come un abominevole peccato, ma come una “tensione” positiva verso il bene, degna di accoglienza pastorale e di protezione giuridica.
Nel ‘Dialogo della Divina Provvidenza’ leggiamo: “Commettendo il maledetto peccato contro natura, quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono; poiché non solo essa fa schifo a Me, che sono somma ed eterna purità (a cui è tanto abominevole, che per questo solo peccato cinque città sprofondarono per mio divino giudizio, non volendo più oltre sopportarle la mia giustizia), ma dispiace anche ai demoni, che di quei miseri si sono fatti signori. Non è che ai demoni dispiaccia il male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma perché la loro natura è angelica, e perciò schiva di vedere o di stare a veder commettere quell’enorme peccato” (cf S. Caterina da Siena, cap. 124).
La natura, secondo il pensiero aristotelico-tomista, è un insieme di inclinazioni che tendono ad alcuni fini, i quali, beneficiando l’uomo, vengono chiamati beni: la salute, la libertà, la ricerca della Verità. La natura, pertanto, è un ‘ordo’ e tutto ciò che vi contrasta è un atto ‘dis-ordinato’: denigrare, rubare, uccidere. S. Tommaso d’Aquino, proclamato dalla Chiesa “Dottore comune” della Cristianità, descrive nella sua Summa Theologica l’omosessualità come il vizio contro natura più grave, equiparandolo al cannibalismo e alla bestialità. “I vizi che violano la regola dell’umana natura sono ancor più riprovevoli. Essi vanno ricondotti a quel tipo di intemperanza che ne costituisce in un certo modo l’eccesso: è questo il caso di coloro che godono nel cibarsi di carne umana, o nell’accoppiamento con bestie, o in quello sodomitico”. (cf S. Th., II-II, q.142, a.4). In pratica, se l’ordine della retta ragione viene dall’uomo, l’ordine della natura proviene direttamente da Dio stesso. San Tommaso scrive altresì che “Come in campo speculativo l’errore circa i principi noti per natura è quello più grave e vergognoso; così in campo pratico agire contro ciò che è determinato per natura è il peccato più grave e più nefando. E poiché nel vizio contro natura si trasgredisce ciò che è determinato per natura nell’uso dei piaceri venerei, ne segue che questo è il peccato più grave in tale materia” (cf S. Th., II-II, 154, 12).
L’Aquinate trae, inoltre, alcune conseguenze di ordine morale e teologico del suo argomentare da Sant’Agostino: “I peccati contro natura quali quelli dei Sodomiti, son sempre degni di detestazione e di castigo: e anche se fossero commessi da tutte le genti, queste sarebbero ree di uno stesso crimine di fronte alla legge di Dio, la quale non ammette che gli uomini si trattino in quel modo. Così infatti viene violato il vincolo di familiarità che deve esistere tra noi e Dio, profanando con la perversità della libidine la natura di cui egli è l'autore”. (cf Confessioni 3,8). Quindi l’omosessualità è un peccato verso se stessi e verso gli altri – non si rispetta la propria e altrui dignità – e verso Dio. Da notare l’argomentazione di Sant’Agostino: anche qualora il vizio di sodomia fosse diffuso ciò non giustificherebbe, in merito al suo oggetto, un declassamento da peccato mortale a peccato veniale. Nel Commento del libro del profeta Isaia, Tommaso torna sul tema della sodomia: “Ciò che è incompatibile in modo assoluto con il fine è del tutto contro natura e non può mai essere una buona cosa come il peccato di sodomia” (cf c. 4, l. 1).
Ora, non si tratta di farsi ‘forti’ con ciò che è radice cattolica culturale: Antico Testamento, Vangeli, Dottori della Chiesa, ma cercare di capire però sì. Occorre penetrare il mistero della vita con fede, di essa farsi portatori sani, audaci alla conoscenza con il supporto di elementi di ragionevolezza. Il dono della sapienza, è il dono di capire quello che favorisce e quello che danneggia il progetto di Dio. Il dono dell’intelletto è il dono divino che ci illumina per accettare le verità rivelate da Dio. Il Signore ha detto: “Darò loro un cuore per conoscere me che sono il Signore” (cf Ger 24, 7). Per cui è lo Spirito che dà le ali all’evangelizzazione e dà intelligenza agli uomini per arrivare a conoscere Dio. Non può esistere la vita cristiana senza Lui a sostenerla, né può esistere la Chiesa stessa.
Per questo il ‘via libera’ alle benedizioni per coppie gay della dichiarazione Fiducia supplicans, ha causato una serie di reazioni, ed è esplicita la contraddizione con ciò che Dio comanda. Ogni tanto è bene ricordare che credere LA CHIESA, UNA, SANTA, CATTOLICA, APOSTOLICA ha un senso per ogni battezzato nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.
Occorre non confondere: il Popolo di Dio è chiamato a professare la sua fede, secondo la Sua parola, frutto di una millenaria tradizione, personalmente mi innamora della Parola di Dio il fatto che non sia MAI ‘relativa’, ma di sostanza, chiara, per questo amabile.
Mi sovviene alla memoria il tempo della ‘cattività avignonese’, che ha caratterizzato dal 1309 al 1377 un periodo inverosimile della Chiesa cattolica e del papato, tempo in cui la sede papale si era trasferita da Roma ad Avignone, ‘empia Babilonia’, così definita da Petrarca. Era il tempo di una Chiesa asservita ad altri interessi -monarchia francese-. Grande fu l’opera di convincimento su Papa Gregorio XI attuato da S. Caterina da Siena che, oltre ogni tiepidismo, che non tollerava, si spese, con tutte le sue forze di donna volitiva, piena dello Spirito Santo, per il rientro nella sede di Roma del Papa, e ci riuscì. Non si poteva trascurare la questione, né ancora rimandare rientro senza il rischio di vedere il tracollo del concetto stesso di Santa "Romana" Chiesa. Il 17 gennaio 1377 il papa fece solenne rientro a Roma. L’assertività di Caterina da Siena fu protesa, altresì, al superamento del periodo di pesante immoralità in cui versava la Chiesa, si prodigò per la riforma della stessa intendendo non certamente il sovvertimento delle sue strutture essenziali, la ribellione ai Pastori, il via libera ai carismi personali, le arbitrarie innovazioni nel culto e nella disciplina. Al contrario Caterina afferma ripetutamente che sarà resa la bellezza alla sposa di Cristo e si dovrà fare la riforma “non con la guerra, ma con pace e quiete; con umili e continue orazioni, sudore e sangue dei servi di Dio”. Si tratta di una riforma anzitutto interiore e poi esterna, ma sempre nella comunione e nell’obbedienza filiale verso i legittimi rappresentanti di Cristo.
Per ogni questione è importante cogliere elementi di ragionevolezza, non tralasciando di intercettare esempi che la storia fornisce per capire, per conoscere, soprattutto per non disconoscere la Fonte che fa Chiesa, che ci fa cristiani, e ci rende Popolo di Dio.
Secondo il primo racconto di Genesi, 1, 26-28, “Maschi e femmina li creò”, l’umanità maschio e femmina è il culmine e il capolavoro della creazione, e riceve da Dio il compito di ‘dominare’, cioè di portare a perfezione il creato. Insegnava S. Giovanni Paolo II: “Nell’unità dei due l’uomo e la donna sono chiamati sin dall’inizio non solo ad esistere “uno accanto all'altra” oppure “insieme”, ma sono anche chiamati ad esistere reciprocamente l’uno per l’altra... Umanità significa chiamata alla comunione interpersonale”. (cf Mulieris dignitatem, n. 7).
Per chiarezza, proprio perché Madre Chiesa sa amare e comprendere secondo il disegno divino, riporto di seguito i tre paragrafi dedicati alla omosessualità dal Catechismo della Chiesa Cattolica promulgato da Giovanni Paolo II nel 1992.
- 2357 - L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, (cf Gen 19,1-29; Rm 1,24-27; 1Cor 6,10; 1Tm 1,10) la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati". Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
- 2358 - Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
- 2359 - Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
Siano le virtù teologali – fede, speranza, carità – guida al sano discernimento, poiché, con S. Gregorio di Nissa, “Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio” (cf De beatitudinibus, oratio 1). Capire cosa è fede, cosa è speranza, cosa è carità, innestarsi in esse, come sostanza di vita, assai distante da ogni fare relativista, confortati dal supporto delle virtù cardinali, poiché, ci insegna S. Agostino: “Vivere bene altro non è che amare Dio con tutto il proprio cuore, con tutta la propria anima, e con tutto il proprio agire. Gli si dà, con la temperanza, un amore totale che nessuna sventura può far vacillare, e questo mette in evidenza la fortezza, un amore che obbedisce a lui solo, e questa è la giustizia, che vigila al fine di discernere ogni cosa, nel timore di lasciarsi sorprendere dall’astuzia e dalla menzogna, e questa è la prudenza”. (cf De moribus Ecclesiae catholicae, 1,25,46).
La Chiesa si fa comunione animata dalla Parola di Dio. “Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza, in te ho sempre sperato”. (cf Salmo 25,5) E Gesù disse: va’ e d’ora in poi non peccare più!
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