mercoledì 15 novembre 2023

RIFORMA SUL PREMIERATO E QUESTIONE MORALE

Siamo sicuri che, attualmente, approvando la riforma del premierato, l’elezione diretta del Premier possa corrispondere a libera scelta, con un libero voto?! Accantonato il pensiero di innovazione in senso Presidenziale, il Governo di Giorgia Meloni procede verso le riforme con il Disegno di Legge Costituzionale sul Premierato, proposto dal ministro per le riforme Elisabetta Casellati: prevede cinque articoli che vanno a modificare gli articoli 59, 88, 92, 94 della Costituzione Italiana. La riforma, a mio avviso, non comporta uno stravolgimento costituzionale, rimane nel ventre del parlamentarismo, potenzia certo l’esecutivo nel rispetto del Colle, affrontando il problema della stabilità, dell’efficienza del governo e dell’indipendenza della magistratura, la riforma infatti non tocca le prerogative dei magistrati. In democrazia, comunque, ogni cosa è migliorabile. 

Drappelli discordanti, anche tra di loro, iniziano però a tuonare con giudizio prevenuto. Occorre capire di cosa si sta trattando, poiché l’argomento riguarda il Bene Comune di una Nazione che, sappiamo, necessita di riforme, con una Questione Morale ancora da affrontare. Ogni cambiamento, innovazione, scuote, crea disorientamento, sappiamo che i ‘cambiamenti’ non piacciono a coloro che trovano beneficio dal sonno della negligenza, anche perché l’Italia è ancora abitata da infiniti gattopardi, dediti alla cura del proprio vigore. Ma è necessario affrontare il capitolo Riforme, è nella natura del cammino della democrazia,e anche del rispetto delle Istituzioni.

Con l’innovazione del Premierato, forse riusciamo a esercitare il diritto di decidere da chi farci governare, senza assistere ai continui stravolgimenti che la politica ha usato come consuetudine. Forse si potrà avere più credibilità nazionale e internazionale. Magari si riuscirà a verificare l’effettivo proponimento programmatico per una intera legislatura. Credo che più determinazione aiuterebbe riguardo eventuale secondo premier: a mio avviso se il Parlamento sfiducia il premier si dovrebbe tornare alle elezioni, entrambi i poteri devono nascere e morire insieme, il governo lo sceglie il cittadino e dura sino a che il cittadino non ne sceglie un altro. È prevista, ed è assolutamente necessaria, l’elaborazione di una nuova legge elettorale, la stessa riforma del premierato lo richiede. Bene anche per la norma antiribaltone, si impedisce così che in caso di caduta di un governo se ne possa costituire uno nuovo con una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne. Non ci saranno nuove nomine di senatori a vita, tante volte 'anonimi' da un punto di vista partecipativo in Parlamento, che solo in Italia potevano sussistere. La figura di senatore a vita rimarrà per il Presidente della Repubblica al termine del suo mandato.

Abbiamo bisogno, anche, di una nuova Legge Elettorale, e ancor più - alla luce delle misure proposte dalla riforma del premierato - andrà stabilito il sistema, finalmente, per selezionare i parlamentari. Siamo soggetti, infatti, a una legge elettorale che non dà voce ai cittadini, in cui la scelta è subordinata alle Segreterie che si blindano con preindicate preferenze, nel mentre che, in Parlamento, la rappresentanza politica eletta è stata ridotta. Rifletterei, ancor più, sulla Questione Morale in politica, sulla opportunità di debellare clientelismi, prevaricazioni, commistioni con il para-stato dei vari interessi, poiché sono capaci questi ‘inopportunismi’ di guastare qualsiasi legge. Si tratta di riportare cittadini a esercitare il diritto di voto, riportarli alle urne, recuperare l’enorme fascia di astenuti dal voto che non accettano una politica sterile, insana, troppe volte contaminata all’interesse di parte, astensionismo causato dal non servizio della politica verso i cittadini.

Porrei, nondimeno, una questione: siamo sicuri che, attualmente, approvando la riforma del premierato, l’elezione diretta del Premier possa corrispondere a libera scelta, con un libero voto? Il voto è un atto politico ma, in generale in Italia, in particolare mi riferisco alla mia terra di Calabria, il voto libero, purtroppo, ancora deve maturare come espressione critica, non è materia d’interesse ‘politico’. La volontà popolare non viene sollecitata alla conoscenza, ma indotta al sistema clientelare, di parentale condizionamento. E bisogna essere onesti con il Popolo: nella mia Calabria, non esiste il voto libero piuttosto il voto ‘familista’, clientelare, e ‘condizionato non al bene comune’ ma al popolino, truppa di parte compiacente. Un sistema, dunque, lontano dai bisogni e servizi al Popolo, sistema abilmente accondiscendente all’‘illusorio fare’ in tempo di elezioni, prono a non determinare capacità critica.

Occorre chiedersi: i partiti o simil tali, continueranno a servirsi di questo condizionamento? Si vuole affrontare realmente il problema e, con giuste persone, animate da passione sana per la politica, per la Patria, con coraggio, saper essere autori della temeraria rivoluzione di cui sono capaci le Riforme, e quindi dare reale svolta morale alla politica in Italia? La Calabria, per di più, reitera rappresentanze politiche obsolete, la cui produzione politica si perde in un lumicino e, assistiamo, nulla producono in termini di servizi per il territorio e sua gente, fatto salvo l’uso imbarazzante di soldi pubblici, molte volte anche ad ausilio di progetti farsa, mere azioni di distrazioni di massa.

Urge cambiare sistema, il Bene Comune non è appannaggio della filodossia. Occorre, limitando le distanze, avvicinare il Popolo a chi li rappresenta. Certo scegliere il Premier sarebbe già un buon inizio di avvicinamento, e necessario trovo il supporto di responsabilità morale e modifica della legge elettorale che darebbe più credibilità alla riforma del premierato. Il sistema socio-politico, attuale, infatti, è vestito di relativismo e sappiamo, altresì, che chi è stretto da fili pendenti, nel suo operato gioverà solo a chi tira i lacci filanti. Ecco che occorre il coraggio di mutare questo sistema malato, perdutosi nel sonno della negligenza, avrebbe detto S. Caterina da Siena, occorre non farsi coinvolgere da clientele, non avere timori per esigere ciò che è di servizio per tutti, non solo per le solite schiere ciarliere, mantate di falso garbo e buonismo, atte a sfruttare la cosa pubblica. Va da sé che per Bene si nasce, e non si diventa! Una società civile, a iniziare dai piccoli Comuni, è fatta di servizi reali, cui l’intera classe politica, ambigua, ha abiurato, compreso il non prendere posizione rispetto alle associazioni malavitose. Non lasciamoci irretire da avanguardie stellari, astratte e inconsistenti che credevano di essere luce e si sono rivelate meri cerini, pure spenti, capaci solo di fare scena e falso marketing, ridicolizzando le istituzioni. È, dunque, difficile scardinare feudi in cui troppi affondano le loro fauci, instillando paure retrotopiche, ma è necessario affrontare il problema se si vuole parlare di riforme, e guardare avanti.

Riformare è necessario, e una legge elettorale che dia voce reale al Popolo è necessaria. Il premierato, certamente, se ben corredato da base morale, può generare una Giovane Italia più matura, in un qualificato assetto politico, che ponga al centro dell’attenzione la persona, rendendola degnamente rappresentata.

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