Occorre pensare ad una maggiore efficienza nei servizi, per la ricezione turistica, soprattutto nel trasporto, intra e extra locale, coadiuvato da una efficace rete autostradale e ferroviaria, oltre che aerea, pensando anche al porto più importante del Mediterraneo, perla di Calabria, cioè il porto di Gioia Tauro. Occorre anche capire perché non viene avallata la ricerca sul territorio come valore e risorsa umana per una più sana Cultura e per un Umanesimo degno di questa definizione. Come mai non si investe in chi vuole fare ricerca seria? Come mai gli amministratori di Regioni, Province, Comuni regalano fondi pubblici a cricche settarie di ignoranti per pubblicizzare, a nocumento dei territori, barzellette storiche, e non investono piuttosto su ricerche serie, approfondite, atte a valorizzare davvero i luoghi e rispettiva storia, lasciando emergere eccellenze e particolarità? Come mai si preferisce sotterrare la conoscenza e operare un marketing falsato per avallare fatti fraudolenti, facendoli passare per veri, ad alimento ignoranza? Forse per servigio a pupari e associati di turno? La verità che libera, soprattutto dall’ignoranza, come con il sapere, non è forse l’investimento migliore di un territorio che ha voglia di riscattarsi con credibilità e competenza? Efficientare questi aspetti comporta attrarre investitori.
Io
ho un sogno: credere possibile questo traguardo, che è un ambito
compimento di prossimità. Sono persuasa: la mia terra di Calabria è
terra mistica, irradia storia e bellezza, dai suoi anfratti sprigiona
quel senso di Dio anelato. Ma è anche terra che deve ancora
riscattarsi dall’abuso di quanti, servendosene, impongono alla
propria gente, - con ausilio di imbrattacarte e compiacenti adulatori
di terzo settore, cani in attesa di rimanenze affariste -, un sistema
tradizionale malato, di vassallaggio e fatalismo. Ripartire dalla
realtà del territorio, con verità, e auspicare cambiamento morale
autentico, è una necessità. Ci si deve sforzare di capire che un
amministratore non ha tifoserie, consorterie da accontentare, deve
saper portare una comunità a remare dalla stessa parte, cioè quella
che persegue il giusto e non l’interesse di parte, che non lede il
prossimo con fraudolenza. Attenzione, ed è un male tipico, si può
scivolare nel fatalismo rassegnato di chi arrendendosi all’idea che
c’è un destino cieco rispetto al quale non possiamo far nulla,
diventa acquiescente. In un modo o nell’altro il sistema malato
vuole a tutti i costi incasellare, domare la gente per tenerla sotto
controllo. Dio, però, volle comandare a uomini liberi!
La
mia radice è nel solco di una terra intrisa di misticismo, la sua
bellezza abbaglia occhi, cuori e intelletti. Entrare nelle sue
profondità significa tremare d’emozione, da lei sgorga intensa la
passione, proprio come l’irruenza dell’acqua da un ruscello,
circondata dalle asperità dei luoghi montuosi, dalla dolcezza delle
colline in rigoglioso fiorire, dalla brezza odorosa del mare che,
come mantello, avvolge geloso il territorio di aromatiche fragranze.
Tanta bellezza, eco di gemiti degli dei dell’Olimpo, hanno
condensato i suoi più reconditi anfratti, e t’innamora, si fa
amare, poiché vale! Come vale la sua gente, la Calabria bella c’è!
Conoscerla non è semplice, provare a farlo è però dovere dei suoi figli, molti dei quali hanno saputo cogliere la sua profondità spirituale, fermezza esigente propria di una filosofia mistica, esigenza di ricerca orgogliosa di verità da far emergere. Si svela in questo intendere la condizione di perfettibilità umana che chiede di porsi domande, di ambire a superarsi nella conoscenza, far camminare congiuntamente fede e ragione. Per fede, quando si parla di ricerca, occorre intendere fedeltà, lealtà a criteri oggettivi, fonti che rendono chiarezza ad una cultura da indagare per poterla definire, lealtà che non trascura la tradizione, ma chiarisce le leggende, non le subisce piuttosto le supera per cogliere il cuore del solco ricercato, libero da ogni artefatto, la verità, protagonista di bellezza, fascino e coraggio.
Chi
ama la propria terra la serve, non se ne serve, ci pensa bene prima
di parlare di autonomia differenziata, comunque si deve porre
domande, certo per un filosofo è naturale la tendenza a porsi
domande, e cercare quanto possibile risposte. Il territorio ha però
bisogno di verità, soprattutto di liberarsi da pupari soffocanti per
respirare a pieni polmoni la propria realtà, in modo limpido,
trasparente, lecito. Non esistono dogmi sociali, né intoccabili
sovranità, esiste il coraggio della dignità! La comunicazione e il
marketing non possono prescindere da tre elementi basilari: vero,
buono, utile, se si argomenta nell’esatto contrario, illudendo
sapendo di illudere, come si continua ostinatamente a fare -vedi Cirò
e scuola gattopardesca- è solo stravaganza interessata dei soliti
attaccati all’osso che nuoce al territorio, alla sua credibilità e
offerta. Serve porsi domande, mentre si assiste alla discordanza
nella comunità: è chiaro o no a chi conviene l’apparenza
mistificatrice? E per quale interesse? Se non è chiaro sono
disponibile, come sempre, a chiarire l’evidenza.
Perché un territorio ferito da cronache di malaffare, per niente nobili, deve proseguire nella scia delle narrazioni ingabbiate in vassallaggio e fatalismo? Fare le cose nuove è possibile, coraggio e dignità camminano appaiate verso la terza via, pietra d’angolo che, certo, scandalizza, ma esorta a cercare la propria storia in autenticità, evitando che l’autonomia differenziata non ci differenzi irrevocabilmente dal territorio Italia!
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