mercoledì 12 aprile 2023

La Calabria sarà in grado di autogovernarsi se l’autonomia differenziata dovesse passare?

Direi che l’interrogativo non lascia tanti dubbi, date le condizioni attuali in cui versa il territorio, soprattutto con la classe dirigente e politica che ci ritroviamo. Penso che, comunque, nessuna regione sia in grado di autogovernarsi, l’Italia è un grande puzzle i cui tasselli sono uno incastro dell’altro, legati inscindibilmente. Lo dico da anni: il regionalismo è fallito, le regioni andrebbero abolite, sono dei veri e propri vagoni mangiasoldi, serbatoi di incompetenze e inefficacia sociale, fonte di clientele e poteri settari da nutrire, a danno della propria gente.

Pensiamo solo alla sanità: con il passaggio delle competenze alle regioni, la sanità pubblica è quasi distrutta, si investe solo in quella privata, però con i soldi pubblici, sarà un duro colpo per il Sud, area che parte già svantaggiata rispetto al resto del Paese, e per la Calabria, poi, temo sia il colpo di grazia, tanto più perché credo sia l’unica sprovvista di un piano industriale e dunque di un piano di sviluppo concreto, regna l’approssimazione e la distrazione di masse con l’opera monumentale del ponte. È necessario che, soprattutto la materia sanitaria sia gestita direttamente dallo Stato. Non si tiene conto poi del fatto che il Sud è molto indietro con le infrastrutture, chi viaggia va incontro sempre a gravi problemi. Cosa impedisce lo sviluppo reale del territorio affinché i servizi esistano, funzionino senza il solito arrangiarsi o l’approssimazione? Oserei dire: una scarsa visione politica, la mancanza di coraggio nel toccare interessi privati, dissociarsi dalle masso-mafie, mettersi dalla parte giusta, il che significa fare quello che serve a prescindere da quello che fa comodo al compare di turno. 

Occorre pensare ad una maggiore efficienza nei servizi, per la ricezione turistica, soprattutto nel trasporto, intra e extra locale, coadiuvato da una efficace rete autostradale e ferroviaria, oltre che aerea, pensando anche al porto più importante del Mediterraneo, perla di Calabria, cioè il porto di Gioia Tauro. Occorre anche capire perché non viene avallata la ricerca sul territorio come valore e risorsa umana per una più sana Cultura e per un Umanesimo degno di questa definizione. Come mai non si investe in chi vuole fare ricerca seria? Come mai gli amministratori di Regioni, Province, Comuni regalano fondi pubblici a cricche settarie di ignoranti per pubblicizzare, a nocumento dei territori, barzellette storiche, e non investono piuttosto su ricerche serie, approfondite, atte a valorizzare davvero i luoghi e rispettiva storia, lasciando emergere eccellenze e particolarità? Come mai si preferisce sotterrare la conoscenza e operare un marketing falsato per avallare fatti fraudolenti, facendoli passare per veri, ad alimento ignoranza? Forse per servigio a pupari e associati di turno? La verità che libera, soprattutto dall’ignoranza, come con il sapere, non è forse l’investimento migliore di un territorio che ha voglia di riscattarsi con credibilità e competenza? Efficientare questi aspetti comporta attrarre investitori.

Io ho un sogno: credere possibile questo traguardo, che è un ambito compimento di prossimità. Sono persuasa: la mia terra di Calabria è terra mistica, irradia storia e bellezza, dai suoi anfratti sprigiona quel senso di Dio anelato. Ma è anche terra che deve ancora riscattarsi dall’abuso di quanti, servendosene, impongono alla propria gente, - con ausilio di imbrattacarte e compiacenti adulatori di terzo settore, cani in attesa di rimanenze affariste -, un sistema tradizionale malato, di vassallaggio e fatalismo. Ripartire dalla realtà del territorio, con verità, e auspicare cambiamento morale autentico, è una necessità. Ci si deve sforzare di capire che un amministratore non ha tifoserie, consorterie da accontentare, deve saper portare una comunità a remare dalla stessa parte, cioè quella che persegue il giusto e non l’interesse di parte, che non lede il prossimo con fraudolenza. Attenzione, ed è un male tipico, si può scivolare nel fatalismo rassegnato di chi arrendendosi all’idea che c’è un destino cieco rispetto al quale non possiamo far nulla, diventa acquiescente. In un modo o nell’altro il sistema malato vuole a tutti i costi incasellare, domare la gente per tenerla sotto controllo. Dio, però, volle comandare a uomini liberi!

La mia radice è nel solco di una terra intrisa di misticismo, la sua bellezza abbaglia occhi, cuori e intelletti. Entrare nelle sue profondità significa tremare d’emozione, da lei sgorga intensa la passione, proprio come l’irruenza dell’acqua da un ruscello, circondata dalle asperità dei luoghi montuosi, dalla dolcezza delle colline in rigoglioso fiorire, dalla brezza odorosa del mare che, come mantello, avvolge geloso il territorio di aromatiche fragranze. Tanta bellezza, eco di gemiti degli dei dell’Olimpo, hanno condensato i suoi più reconditi anfratti, e t’innamora, si fa amare, poiché vale! Come vale la sua gente, la Calabria bella c’è!

Conoscerla non è semplice, provare a farlo è però dovere dei suoi figli, molti dei quali hanno saputo cogliere la sua profondità spirituale, fermezza esigente propria di una filosofia mistica, esigenza di ricerca orgogliosa di verità da far emergere. Si svela in questo intendere la condizione di perfettibilità umana che chiede di porsi domande, di ambire a superarsi nella conoscenza, far camminare congiuntamente fede e ragione. Per fede, quando si parla di ricerca, occorre intendere fedeltà, lealtà a criteri oggettivi, fonti che rendono chiarezza ad una cultura da indagare per poterla definire, lealtà che non trascura la tradizione, ma chiarisce le leggende, non le subisce piuttosto le supera per cogliere il cuore del solco ricercato, libero da ogni artefatto, la verità, protagonista di bellezza, fascino e coraggio.

Chi ama la propria terra la serve, non se ne serve, ci pensa bene prima di parlare di autonomia differenziata, comunque si deve porre domande, certo per un filosofo è naturale la tendenza a porsi domande, e cercare quanto possibile risposte. Il territorio ha però bisogno di verità, soprattutto di liberarsi da pupari soffocanti per respirare a pieni polmoni la propria realtà, in modo limpido, trasparente, lecito. Non esistono dogmi sociali, né intoccabili sovranità, esiste il coraggio della dignità! La comunicazione e il marketing non possono prescindere da tre elementi basilari: vero, buono, utile, se si argomenta nell’esatto contrario, illudendo sapendo di illudere, come si continua ostinatamente a fare -vedi Cirò e scuola gattopardesca- è solo stravaganza interessata dei soliti attaccati all’osso che nuoce al territorio, alla sua credibilità e offerta. Serve porsi domande, mentre si assiste alla discordanza nella comunità: è chiaro o no a chi conviene l’apparenza mistificatrice? E per quale interesse? Se non è chiaro sono disponibile, come sempre, a chiarire l’evidenza.

Perché un territorio ferito da cronache di malaffare, per niente nobili, deve proseguire nella scia delle narrazioni ingabbiate in vassallaggio e fatalismo? Fare le cose nuove è possibile, coraggio e dignità camminano appaiate verso la terza via, pietra d’angolo che, certo, scandalizza, ma esorta a cercare la propria storia in autenticità, evitando che l’autonomia differenziata non ci differenzi irrevocabilmente dal territorio Italia!

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