giovedì 10 novembre 2022

VENTI GIORNI È DURATA LA SPERANZA DI UN NEONATO

Il corpicino di un neonato, originario della Costa D'Avorio, è giunto senza vita a Lampedusa, su un barchino di migranti. Ed è la moltitudine che si muove dal mondo marcito cercando altrove il proprio vivere. Si levano le genti dall’assurdo silenzio dell’ipocrisia, delle apparenze, delle inconsistenze! E non si affidano alle istituzioni che non lavorano per le genti, per lo stato sociale, la giustizia sociale, non vedremo gli orrori, giovani vite spegnersi che vediamo!
Avete taciuto abbastanza. È ora di finirla di stare zitti! Essere conniventi significa essere parte del marciume sussistente.

Quanto sta accadendo nel Mediterraneo, nel Medio Oriente, con le trasmigrazioni delle genti dai luoghi di fame, distruzioni, guerre, narra l’incapacità dell’agire istituzionale e non è responsabilità di una parte politica ma di tutti i singoli politici e l’Europa dei popoli fallisce miseramente l’intento da cui era generato, sotto l’occhio ignavo dell’ONU. Non bastano accenni di accoglienza parlando di numeri piuttosto che di persone, il mondo è diventato un calcolo globale, portandolo alla confusione e al disordine. Viviamo il caos di un tempo perso d’umanità. 

Si applica nella comunicazione di questo esodo un dire sterile, molte volte crudele, furbescamente votato alla salvaguardia del proprio sentire, concentrando l’attenzione sull’io nazionale piuttosto che sul noi che siamo popoli tutti in cammino. Sono riprese da tutti i media le moltitudini in cammino, in fuga dalle proprie terre ma con negli occhi il desiderio del domani che fugge dalla morte e guarda ai bambini come speranza del futuro. Sarebbe il caso di mettersi nei loro panni caro cattolicesimo politico? Non vengono a occupare un nuovo mondo, il mondo è di tutti, sono loro il nuovo mondo, il talento è nell’uomo, il potenziale umano è imprescindibile per l’umanità, essi sono consapevoli della distruzione da cui fuggono, la ripudiano, se ne dissociano andando in cerca di una vita nuova. Il mondo non è dei confini che l’uomo e i sistemi delle politiche avventate, piuttosto concentrate ad aumentare e conquistare vane glorie, hanno voluto delimitare: i confini nazionali sono stralciati dalla fame del mondo che cerca nuove frontiere, non barriere, cerca pace! 

Le nostre società benestanti e corrotte, che guardano dall’alto, sedute su ciò che credono essere dato in esclusiva, addormentati, annichiliti, ipocriti, hanno sviluppato l’orrore nei riguardi della moltitudine: nella moltitudine l’individuo perde la sua identità, nella moltitudine noi non sappiamo chi siamo, la moltitudine è pericolosa e in nome di questa paura si permettono atroci sofferenze, si alimentano pensieri di esclusione, di decisioni affrettate, irruenti atteggiamenti, espressioni arroganti che eludono l’ideale virtuoso del fare bene per fare bene! Il pensare in piccolo, il pensiero piccolo, non potrà contenere mai un pensiero lungimirante, tanto meno comprenderlo. Fino a che si proseguirà nel ciarlare, così definiva Caterina da Siena il chiacchierare infruttuoso, fino a quando non ci sarà un’assunzione di responsabilità da parte dei politici, ancor più dei sedicenti cattolici che sonnecchiano, che non decidono, mancherà la consapevolezza della gravità in cui il mondo si trova. E una piccola speranza è salita in Cielo e da lì, nella sua vita mancata, ricorda a ognuno che essere viator è nella natura dell'umanità!

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