giovedì 8 settembre 2022

Radioso come il sole, reale eccellenza vitivinicola in Cirò (KR)  

E giunge inaspettato un gradito dono, sapore di una radice onesta. Radioso come il sole di cui brilla nel colore, IL LAGO, delizioso vino bianco, Cirò DOC, nasce da uve selezionate Greco Bianco, prodotto dall’Azienda Agricola CRAPISTO, viticoltori dal 1940. Il suo gusto raffina i palati, inebriando di fragranze succulente. Che piacere il vino, meraviglia gradevole che conferma il suo essere tesoro del territorio di Cirò.

I viticultori sono testimoni di una economia reale, radicata in loco nei secoli, produttori di nettare seducente a cui Bacco ha saputo rendere fecondità. Sapienti mani, indurite dal lavoro, costituiscono il concreto prestigio economico del territorio, e gioventù che sceglie di mantenere tradizione familiare merita supporto, incoraggiamento sociale, politico, culturale, poiché il vino è materia sociale, politica, culturale.

Immergersi nelle fragranze de IL LAGO richiama sensazioni sopite, ricordi riaffiorano ed è poesia, incanto dell’anima che penetra nelle viscere il sentimento dell’appartenenza, l’identità che riconosce dignità a una Comunità, e che non muta passione nel tempo. In uno slancio che emoziona, nel fluire gustoso del IL LAGO, s’incendia nel pensier mio ardore mai quieto: lo sguardo rivolto all’incontro più bello della fanciullezza, quello sguardo di genuinità e meraviglia che ti porta a vedere, ad amare il luogo natio, rispettandolo in verità. M’innamorai così delle colline, m’innamorai dei vigneti, dei profumi intensi che emanavano le sue uve, quando sui terreni di Papà si gustava la vendemmia, era settembre, ed era festa.

Germogli l'esigenza e impegno a tutelare le giovani imprese agricole che sul territorio investono, e con essi il tesoro reale di Cirò, il vino, unico a raccontare della nostra identità, poiché noi non nasciamo con una identità, L’IDENTITÀ È UN DONO SOCIALE, ce la danno gli altri, - e il Vino Cirò è distinto come superlativo -, è frutto di riconoscimento, per questo occorre sapere, formarsi, conoscere il territorio, la sua storia reale. Ecco che il dono sociale che discerne una identità, occorre saperlo gestire, curare, non è mai conseguenza di una auto attribuzione. Il senso identitario-comunitario si può costruire, o ricostruire, favorendo e stimolando iniziative che recuperino la memoria savia, il senso storico, civile della comunità di appartenenza. Va da sé che la massima attenzione va riservata socialmente, politicamente, culturalmente al settore agricolo in Calabria, e al Vino Cirò in modo particolare.

E affiora nel pensiero una domanda di cui scrivevo in una novella: un politico chiede a un Contadino cos’è l’anima per te? Facciamo nostra la risposta del Contadino: uno squarcio d’amore racchiuso in un grappolo d’uva dei nostri vigneti, quelli che ci consentono una vita vera!

Occorre ricordarlo: la nostra terra è la nostra ricchezza, la viticultura è economia reale, un patrimonio identitario da difendere, supportare, valorizzare. 

Auguro un fecondo raccolto, in questo tempo di vendemmia, a quanti sono impegnati nella raccolta delle uve, e all’Azienda Agricola CRAPISTO di continuare a credere nel suo sogno: bisogna mai dimenticare che siamo figli del nostro tempo,  del nostro impegno, e i sogni sono nostra produzione che nessuno può intaccare, limitare, né cancellare, anche nei nostri territori dove nulla è facile, e la prepotenza cerca sempre spunti di inutilità. Se non crediamo e pensiamo noi di tutelare i nostri sogni, nella nostra terra e con il suo prodotto reale, se non è l'ardua impresa della parte produttiva pulita a crederlo, chi potrà?!

Ci vendemmia il sole, scriveva Ungaretti, chiudiamo gli occhi per vedere nuotare in un LAGO infinite promesse. E a te, principe del regno del Cirò, vino fragrante che ha saputo innamorare anche gli Dei, rinnovo poesia: “Sei l’idea seminata, frutto che inebria, tu vite di bene, noi tralci ai tuoi succulenti pregi, innestati. Eterno virgulto della speranza, permani germoglio fecondo, nel gaudio piacere che farà girar la testa. Espressione della sapienza contadina, sapore del luogo che di te si nutre, ne sei carattere e potenza e tutto abbracci, anche l’amaro sentire che non ti riconosce essere di bene comune. Rimani poesia, puro atto d’amore, verbo che s’innesta nella dolcezza del respiro, vite di una vita pienamene sentita, compiutamente vissuta”. Per questo, ogni volta che si passa innanzi a una gemma di vite in fiore, si pieghi il capo in segno di rispetto.

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