Non si illudano i trasformisti delle parole, i venditori di offerte, i saltimbanchi di casacche, gli squadristi degli accordi a tavolino: la gente, che vive i territori e subisce i disagi, ha fame di buon senso e verità. L'astenensione è espressione di diritto, che non si fa complice dell’inettitudine ma cerca, con il rispetto delle persone, di argomentare ragionamento di costrutto. Se ne dovrà pur prendere atto, la politica, nelle sue massime rappresentanze, dal Colle ai Palazzi, dovrà interrogarsi sul perché sia riuscita a non rendersi credibile e alimentare sfiducia.
Il Cambiamento chiede capacità critica, passione per la Verità. Esige rottura con sistemi clientelari, con le massomafie travestite da benefattori, dannose ai territori, improduttivi al Bene Comune. Il Cambiamento rispetta storia, cultura e contesto sociale, non ragiona a comparti stagni, supera il provincialismo, ha senso maturo del Noi, opera per equità e giustizia sociale, provvisto di elementi di ragionevolezza. Il Cambiamento non sgorga mai dal contronatura, ogni territorio ha la sua non barattabile identità e, con Seneca, possiamo affermare: quanto è stolto l’oratore che se ne va via tutto contento per gli applausi di un pubblico ignorante!
Abbiate chiaro un concetto: la politica emotiva non è politica, l’emotività non è il soggetto della politica, soggetto della politica è l’intelletto speculativo che induce all’azione responsabile, capace sicuramente di emozionare ma nell’esercizio pratico della carità intellettuale. E in questi tempi la politica d'Italia ha goduto non di capacità credibili, ma degli applausi di un pubblico ignorante, mentre il suo Popolo ha chiesto e ansimato per un senso sano di Bene Comune! Ancora oggi, a mio avviso, la scelta rimane astenersi da questa povertà d'offerta che non convince!
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