- la verità è la luce che illumina sull’ordine sociale da realizzare;
- la giustizia è quanto deve realizzarsi per il bene comune e la promozione di ogni uomo;
- la carità è la “fontana” da cui sgorga la giustizia, e dà la spinta a continuare sempre nel far giustizia secondo le rinnovate esigenze dei luoghi e dei tempi;
- la libertà è il metodo rispettoso da seguire per la vera pace e il progresso sociale.
Ciò che appartiene all’uomo e alla società umana, presto o tardi affiora nella coscienza degli uomini e dei popoli, ed è l’affermazione dei valori etici a determinare il vero progresso dell’umanità. È importante ricordare che 𝗹𝗮 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲' 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗮 𝗮𝗶 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗶, tutti possono e debbono collaborare al bene comune, evitando però le fazioni, le “sette” come dice Caterina, che sono la rovina della città, quando mirano non al bene comune, ma al loro bene particolare e sono per questo intente alla conquista del potere (L.268). Per Caterina è l’amore che spinge a fare giustizia, anche quando si tratta di punire e correggere il colpevole. Caterina rimprovera i politici ed anche i prelati ecclesiastici, che non riprendono i colpevoli. Essi mancano di carità, tradiscono il dovere del loro ufficio o si rendono responsabili del dilagare della corruzione e del male. Certo, ogni intervento, anche se punitivo, dev’essere ispirato non dall’odio, ma dall’amore: “Usate un poco la cottura, incedendo e cocendo il vizio per santa e vera giustizia, sempre condita con misericordia, e quella sarà la grande misericordia in punire e in riprendere li difetti loro. Senza dubbio occorre corregger li vizi e piantare le virtù nelle anime de’ sudditi vostri”. (L-243). 𝗜 𝗴𝗼𝘃𝗲𝗿𝗻𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝗶𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗮𝗿𝗶𝘁𝗮' 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗲𝘁𝘁𝗼𝗻𝗼 𝘂𝗻 𝗳𝗿𝗲𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗺𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮' 𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗿𝗿𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮𝗻𝗼 𝗶𝗻𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗶𝘇𝗶𝗲, 𝗶𝗻𝗾𝘂𝗶𝗲𝘁𝘂𝗱𝗶𝗻𝗲, 𝗲 𝗹𝗮 𝗿𝗼𝘃𝗶𝗻𝗮 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗶, 𝗱𝗲𝗶 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶.
Caterina mette ben in evidenza (L. 123), e ancora oggi non si sbaglia, visto il tempo doloroso di venti di guerra che si respirano, che tre sono i peccati fondamentali dell’uomo politico: evitare la contesa, rimandare la decisione e tollerare il male. Peccati che ella riassume nel: “Sonno della negligenza”.
Potrei elencare agire infinito di ‘sonno di negligenza’ perpetrato abbondantemente dai nostri politici nazionali e locali, soprattutto di coloro che vivono la cosa pubblica come gestione di potere a tempo indeterminato, sprezzando il pensiero dell’esserne, invece, semplici amministratori, custodi a tempo determinato.
È affascinante, seppure ardua, la sfida che Caterina prospetta: l’attenzione deve potersi riaccendere sul dato che siamo custodi perfettibili di un tesoro chiamato umanità, e che occorre porsi la questione non solo di ‘cosa sia buono’, ancor più di ‘cosa buono sia’ per la conoscenza della verità e per riportare la persona al centro del rispetto umano, discernendone il valore virtuoso. Siamo tutti interpellati a essere, con Caterina, esagerati ‘briganti’ d’amore, di verità, di giustizia, di pace; persone etiche, capaci di fare uso del pensiero critico: l’etica implica la contemplazione, l’interiorizzazione perché sia autentica, ed ha bisogno solo di persone libere. E, la libertà, ha palesato Caterina, è l’essenza dell’etica e del testimoniare la Verità, dell’innestarsi in essa.
La sapienza politica di Caterina da Siena, laica domenicana, è reale servizio all’umanità per la pace sociale.
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