La conoscenza è azione
dell’anima che permette alla persona umana di tendere verso la realtà. L'uomo, tuttavia, non è solo attratto dalla verità delle cose, ma anche dalla loro bontà:
non solo può conoscere la realtà ma anche amarla e, intenzionalmente, unirsi ad
essa. Di fronte alla bontà e al compimento delle cose, la persona umana prova
un'inclinazione, un appetito. L'appetito, cioè l'inclinazione che si prova
verso qualsiasi tipo di bene, è la forma più universale dell’amore. Oggetto
proprio dell'amore è il bene e, con Tommaso d’Aquino: “L'amore comporta una connaturalità o compiacenza dell'amante rispetto all'amato e, per ciascun essere, è bene quanto a esso è connaturale o proporzionato”
(S. Th., I-II, 27,1).
Il senso della realtà è
una costante antropologica che accomuna tutti gli uomini di ogni tempo, di ogni
etnia, di ogni cultura: non dipende da una confessione religiosa o persuasione filosofica.
Per questo siamo chiamati a conoscere il mondo e a saperlo valutare in modo
spontaneo, immediato, come anche a saper discernere e utilizzare i riferimenti
necessari per orientarci in esso, facendo appello al senso della realtà,
individuando la gerarchia delle certezze originarie dell'esistenza e radicarci
in esse, in modo da vivere una vita pienamente umana.
La moderna accezione di
realtà è del tutto legata a una concezione relativista e votata alla percezione
del sé, al compiacimento del proprio impulso, all'assurdo criterio della prosopopea,
condita dall'assenza di responsabilità erga
omnes. Ogni concetto del buon intendere realtà, verità, conoscenza, bene
comune ha come riferimento analogico distorto il servirsi del prossimo
indiscriminatamente. L'uso di una logica sfumata, snaturata, determina una
comprensione dei fenomeni equivoca, confusa e, appunto, relativa. Il pensiero analogico,
tuttavia, porta alla comprensione più profonda delle cose, per meglio dire: conduce
a una comprensione anagogica. Per Henry Corbin un simbolo anagogico è “Conducente
verso l'alto”, cioè conduce verso l'alto in una comprensione integrativa, che
trascende il dominio dell'interpretazione letterale.
E, con Kahlil
Gibran: “Fate che la vostra anima
innalzi la ragione fino all'apice della passione affinché essa possa
cantare, e diriga la passione con la ragione, di modo che la passione
possa vivere e, tramite quotidiana resurrezione, rinascere rinnovata, come la
fenice dalle proprie ceneri”.
Tuttavia, è chiedere forse
troppo a una società che non tiene conto dell'alto e del grande assente pensiero pensante! Ergo: la conoscenza è azione
dell'anima, delle anime che sanno far volare alto la propria capacità
dialogica, di pensiero, di costrutto, che non concepiscono l'indifferenza,
l'agire relativista, piuttosto lottano affinché di verità, come conformità
dell'intelletto alla realtà, e di giustizia, sia degno e appassionante vivere.
[Foto: Pompeo Batoni,
Il tempo scopre la verità]
Complimenti Maria Francesca. Apprezzo la tua iniziativa. Rocco Morelli
RispondiEliminaTi ringrazio Rocco, gentile come sempre. Un caro saluto
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