giovedì 4 dicembre 2025

CIRÒ: rinvenimento archeologico a Sant'Elia

Niente attira di più che la trasparente bellezza di un ritrovamento che dona conferma all’antica storia di Cirò/Chone.
Ricevo questa mattina la notizia di un ritrovamento in zona Sant’Elia, avvenuto in seguito a scavi di lavori in corso per la costruzione di un ‘asilo nido’, progetto finanziato grazie ai fondi pnrr. Su tale progetto avrei tanto da dire guardando la realtà del territorio sempre più magro di nuove nascite, e sussistendo strutture vuote. Ma credo che il colle di Sant'Elia abbia voluto dire la sua: dagli scavi è emerso un dono.

Mi inviano una foto del ritrovamento, un sarcofago con dormiente, e ho voluto portarmi sul luogo per capire meglio. Lì era giunta la Sopraintendenza, e mi viene detto che non potevo entrare a vedere il reperto ma chiedo quando era avvenuto il rinvenimento. Il responsabile della ditta dei lavori mi dice: da tre giorni. Strano che non se ne sia avuta notizia, dopotutto si tratta di un Bene Comune, certo un reperto archeologico di cui capire, e che se si trova lì qualche motivo ci sarà, che forse non sarà da solo, da determinarne storia. Nel frattempo giunge il Responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Cirò, l’Arch. Ciccopiedi – cui ricordo di non essere una giornalista ma molto più semplicemente una Filosofa, nota come amante dell’indagine, dell’universo sapere che edifica l’umanità alla sua bellezza, alla sua libertà, alla capacità critica. Chiedo a lui maggiori ragguagli per la cosa bella capitata a Cirò, poiché è una cosa bella un ritrovamento, dà conto di una radice storica ancora tutta da scoprire nel territorio, arricchendo così il Museo Archeologico.

La bellezza è anche la conferma storica cui dedicai studio, che fa capo a uno dei tre colli che costituì il luogo d’origine di Chone/Cirò, colle Sant’Elia. Mi conferma che tutto è rimandato alla verifica della soprintendenza del ritrovamento. 

Bene! Cirò attende riscontri che auspico diano la possibilità di capire meglio del ritrovamento storico, fosse anche solo un sarcofago e, visto che la quiete del dormiente è stata svegliata, bisogna capire perché si trovasse lì e se intorno agli scavi c’è altro da portare alla luce. La storia delle proprie radici è il bene più prezioso che un territorio possa custodire, sapere in verità, conoscere nella trasparenza edifica le comunità, li rende consapevoli. Cirò sta ricevendo un dono: dall’aldilà un dormiente ritorna a vivere per ritemprare un territorio spesso intorpidito dall’immobilismo e dall'inculturazione.

Nello studio pubblicato nel 2024 auspicai maggiore approfondimento della radice storica, tutta da svelare e che fa capo all’origine di Chone/Cirò. Ne riporto stralcio:

«Le frazioni costituiscono un retaggio antico, già nell’età del bronzo, del ferro. Sui territori si conservò la fisionomia a nuclei sparsi di insediamenti, comunità di villaggio strutturate in nuclei familiari estesi. Ed erano frequenti, dunque, nei tempi antichi, sia che si trattasse di presenza indigena, o successivamente di presenza greca, l’esistenza di abitati con nuclei di famiglie di tipo sparso. Cirò, antica Chone, non faceva eccezione, poiché era appunto suddiviso in frazioni. Nell’area vicina al mare, cioè Krimisa, attuale Comune di Cirò Marina, avviene l’incontro dei primi Greci con la gente non greca, quella che era dislocata, per aggregazioni, verso le alture collinari, e che ha il principale punto di riferimento tra i colli Cozzo Leone, Sant’Elia, Serra Sanguigna, l’odierno Comune di Cirò, zona in cui va collocata l’antica Chone, ricordata dal geografo, storico, filosofo greco, Strabone. Si era iniziato un processo di ricerca, studio archeologico concentrato sui tre colli del territorio. Sono stati rinvenuti rari e preziosi pezzi dell’antica Chone, attuale Cirò, risalenti al X sec. a. c. fino al III sec. e custoditi nel Museo Archeologico di Cirò, che ha trovato sede in un bene confiscato alla ‘ndrangheta, Museo spesso dimenticato, e che custodisce, tra gli altri reperti, i resti di un guerriero della fine del IV sec. a.C. con tutto il suo corredo funerario. Ma, lasciato all’incuria del tempo e anche dell’attenzione, si è poi optato, anziché sul sapere della propria identità, su altre modalità di promozione, compreso la costituzione di altri musei.» (1).

Auspico che la quiete del dormiente svegliato, possa riaccendere un processo di ricerca a Cirò, di luce nuova, di studio archeologico consapevole, insistendo sul territorio e sui tesori unici da mostrare. Lo slancio culturale è ancora tutto da ricercare. Auspico che la quiete del dormiente svegliato motivi a inquietudine e arsura di ricerca per un territorio che anela la sua bellezza. Auspico che la Soprintendenza con la cura cui è chiamata accerti il dato storico del reperto archeologico, e quanto d'altro attorno può esserci, uno scheletro dentro un sarcofago non 'cammina' da solo. Prezioso è sapere, conoscere più che costruire su l’"insaputo", accertare e mai minimizzare quanto la storia vuole raccontare, ripresentandosi. Siamo seduti su una ricchezza smisurata, la storia da studiare che dona identità scoprendola.

MARIA FRANCESCA CARNEA 

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Nota bibliografica

(1) Cf. Maria Francesca Carnea, Luigi Lilio, un italico matematico mistero, il Calendario Gregoriano e Cirò, antica Chone (KR), in Revue Internationale en Sciences Humaines et Sociales, Observatoire des Processus de Communication, eBook n. 1, 2024, pp. 63-77; p. 70; L’antica Chone, tesoro archeologico inesplorato a Cirò, in Meraviglie di Calabria, aprile 2024.





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