venerdì 23 ottobre 2020

CALABRIA spogliata a magri aspetti da Muccino

Sembrerebbe inutile fare lezioni di comunicazione, cultura storica, paesaggiatica, linguaggio, stile, a chi ascolta solo il vuoto che sceglie di albergare. Dispiace sia per inconsistenza sia per costo sproporzionato, soldi dei Calabresi tutti, per un corto inguardabile, le cui aspettative, anche per la Presidente Santelli, che lo aveva commissionato, sono sicura, erano altre. Ma non ci si può girare dall'altra parte, rimanere indifferenti.

Il materiale da rappresentare non manca in Calabria, è mancata però da parte del regista Muccino, conoscenza, immaginazione, anima espressiva, volendola inquadrare, la Calabria, in arretratezza, spogliandola a magri aspetti obsoleti. E, per cortesia, il congiuntivo, l'asinello tanto degno, le tovaglie a quadretti, le coppole, il finocchietto nella sopressata, il bergamotto di Reggio 'sconosciuto' alla bambolina, tutti elementi che nemmeno a fantasticare di notte. Di contro Muccino ha voluto fantasticare da marziano in terra calabra, non nobilitando né commissione ricevuta, né Calabria stessa, da cui ha ricevuto molto. Non asserisca sciocchezze, indifendibili: Non ha né intrattenuto, né emozionato! Ha scandalizzato per approccio ibrido, ignorante, pregiudizievole. E la mano sulla gamba della bambolina dell'emigrato che rientra, con narratore incalzante, la dice lunga sulla sua infelice fantasia poetica.

ATTENZIONE: le lingue da conoscere per COMUNICARE sono infinite, non solo quelle parlate dai popoli, ma esiste la lingua della poesia, della musica, della scrittura, della storia, dell'amore, della pittura, della filosofia, del mare, della montagna, dei laghi, fiumi, dei vigneti, uliveti, agrumeti, dei melograni. È di questi linguaggi che un buon comunicatore, anche nel cinema, si nutre. Gli schemi esteriori non nutrono mai le profondità dell'animo umano, inibiscono ogni fantasia, per cui i messaggi non arrivano a penetrare i cuori, né li edificano. Se avesse approfondito almeno una di queste lingue, seriamente, non avrebbe offeso una intera Regione con il suo Popolo, che a giusto titolo si è indignato.

La poesia è emozione che si percepisce, se non la 'senti' non ti emozioni, e non la trasmetti. Chi conosce la Calabria sa che è intrisa di poesia, di misticismo, sa che sa fare emozionare, in ogni angolo, scorcio del suo territorio, per storia, cultura, tradizioni, sa che gli occhi si perdono negli orizzonti del mare, montagne, colline sa che le gole godono delle succulenti prelibatezze culinarie, oltre i frutti odorosi, degli uliveti, dei vigneti i cui profumi inebrianti riempiono il Cielo. Spicca tra i frutti, il melograno, sacro simbolo legato al mito di Persefone, dea della fertilità e dell'agricoltura caratteristica propria della Calabria, frutto molto probabilmente introdotto dai Fenici. Chi conosce la Calabria, inoltre, sa che la nostra gioventù Sana si impegna a reagire all'ingiusto di una terra vessata, e certo non è stantia nelle piazze. E, seppure soffriamo, ma già dai tempi dei bizantini, impervie strade, abbiamo in uso automobili, con rispettosa gratitudine all'asinello che ha fatto il suo tempo di ausilio e lavoro quando tale lo era per tutti, come le pecore per Roma.

La Calabria la testimoniano i calabresi, e coloro che amandola ne abbracciano stupore continuo, non solo con gli agrumenti, seppure superbi. 
Auspico che Muccino riprenda in mano quanto propinato e faccia un reale buon lavoro, con attori non protagonisti, in un contesto attuale di Calabria, e susciti desiderio di visitarne luogi. Protagonista sia la CALABRIA, fine: invogliare turismo.

Non posso esimermi dal ricordare che, tra le tante peculiarità di Calabria, vi è un Comune noto al mondo, per riconosciuta identità con il suo vino: Cirò, cuore della Magna Grecia, a due passi da Crotone e storia pitagorica. Le sfaccettature da raccontare della Calabria sono immense, e immergersi dentro all'immensità rende affascinante la lingua della Bellezza!







2 commenti:

  1. Vero,Maria Francesca. Ancora una volta un'occasione sprecata!
    Anacronistica e surreale la narrazione di Muccini che ci racconta una Calabria atavica che non dà alcuna percezione di questa terra ricca invece di storia, poesia e colori.

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  2. La storia aiuta il territorio, non lo fa la regione

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