Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. (Karl Popper).
Va da sé che, in ogni procedimento comunicativo, si verifica un atto di 'trascendenza': quanto trasmetto, valica ciò che penso ed esplicito, si esce ontologicamente trasfigurati. Ecco che la bellezza del futuro rimane nel suo essere aperto, realisticamente libero, aperto all'imprevisto, come allo stupore travolgente di un volo d'aquila. Tale bellezza surclassa il dato manipolato di ipotetiche programmazioni locali feudali, di apparentamenti settari che solo usano, allettano, confondono, rispetto a più credibili orizzonti culturalmente innovativi per il Bene Comune. 𝗜𝗹 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗶𝗻𝗰𝗮𝗿𝗻𝗮 𝗻𝗲𝗹 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗶 𝗶𝗹 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗲 𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮!
Tentare di prevedere il futuro è come cercare di far guidare un auto, di notte e a fari spenti a Fred Fligstone, accompagnato dal fido accolito Barney, mentre urla Yabba-Dabba-Doo innanzi a tavolate imbandite, atte a ottenere solite pance piene e teste vuote, a fronte di un realistico impoverimento e spopolamento dei Paesi!
Ne consegue che, poiché la futurologia è incognita non prevedibile, il futuro è, e rimane, aperto allo stupore poiché, con Bonhoeffer, 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗮 𝘁𝗿𝗼𝘃𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗱𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗶 𝗱𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮, 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝗿𝗲 è 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗶ù 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗿𝗲𝗱𝗲𝗿𝗲. Dio volle comandare a uomini 'liberi', con savio senso del giusto, e niente nobilita di più del comando di Dio!
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