domenica 20 dicembre 2020

È L’AMOR CHE MOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE

Esordio su Monastica.eu di Maria Francesca Carnea , Filosofa, Consulente Strategie di Comunicazione

La comunicazione del linguaggio simbolico insegna a unire umano e divino, temporale e eterno, finito e infinito, carne e parola: la carne ci dà contezza del limite umano, della fragilità di ogni creatura, dell’essere soggetti alle cose del tempo, essere finiti. La parola, d’altro canto, è qualcosa di più di quello che solitamente intendiamo, e cioè espressione di contenuti.

Essa è anche ‘azione’ con cui esprimiamo noi stessi, e dà dimensione d’infinito: diviene poesia innestata nel cuore, perché fonde in sé, divinità e umanità, pienezza e debolezza, potenza e atto, coraggiosa azione sconvolgente, inquietudine di vitalità voluta, intensa determinazione dell’amare. Si tratta, quindi, di imparare a essere persone amabili, capaci di farsi interrogare in questa vita, penetrando la realtà di tutti i giorni: l’amore sano è quello che abbraccia la totalità dell’essere, il suo carattere, la sua intelligenza, la purezza dello sguardo volto alla trascendenza. Certo, intelligenza è straordinariamente quieta, ma diviene tumulto di raffinata meraviglia quando si scopre all’universo, quando penetra l’animo umano scardinando gli irti della vacuità, e rende luce all’armonia del creato, al senso ameno della bellezza della vita, e ti fa comprendere che esisti per essere e dare sostanza all’esistenza. Va da sé che saper scrutare nell’abisso dell’inquietudine, è avere il cuore dalla parte giusta, innestato nella purezza dell’amore. La dimensione anagogica, il tendere verso l’alto, guida ogni essere umano alla ricezione delle ispirazioni dello Spirito, sollecita, in termini generali, ad ampliare gli orizzonti verso la comprensione delle virtù. Soggiunge, così, ispirata, a spronare la poesia del cuore, magnificando l’anima d’infinito pensare. 

Ecco che, scrutando l’umanità viandante, pervadendola, con occhi di bambini, ci si accorge che in essa, permane una passione dinamica, che crede in un domani di speranza, che insegna a modificare l’aridità del cuore, che aiuta ad avere la dimensione dell’Altro come estensione di umanità che si comunica. Certo, al camminardi dentro, tendono gli amici della verità, ed è per questo ammirevole il desiderio che porta l’animo dell’uomo a tentare di trovare risposte, concrete forme di supporto per la propria crescita umana e spirituale. “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della vostra speranza che è in voi” (1Pt 3,15), espressione che ambisce dare ragione delle motivazioni che sottendono la fede del credente. Il credente, infatti, può arrivare razionalmente fino alle soglie della fede, ma poi, per credere veramente, credere con la propria vita, con tutto se stesso, deve fare un salto di qualità che supera ogni forma di ragionamento, anche se non si pone mai contro la ragione, poiché se ciò avvenisse, la fede non sarebbe vera fede, ma sfocerebbe in sentimentalismo o, peggio, in fanatismo capace di danneggiare l’uomo. La fede, quindi, punta all’affermazione piena dell’uomo e lo riconduce in seno al suo Dio, dove trova il senso del proprio vivere e la pienezza del proprio essere estensione di umana poesia, poiché, secondo l’espressone dell’Abbè Pierre: “Gli uomini vengono su questa terra per imparare ad amare”. Imparare ad Amare è il fine cui l’uomo è chiamato nella sua esistenza, scrutarne compiutezza, concepirne trascendenza è viverne respiro.

Troppe volte si tende a confondere nella società il senso dell’amare con il perseguimento di pace sociale, intesa come forma suprema cui tendere nella vita. È vero, Cristo ci dice: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27), ed è giusto dono di cui ci grazia. La pace è quindi un dono che riceviamo. Il comandamento supremo che Egli è venuto a portare è l’Amore: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12). Troppe volte quando si parla di pace, ci si dimentica che suoi accessori fondamentali sono dialogo, giustizia, carità. Troppe volte si parla di pace per ovviare le ‘guerre’ di relazioni, siano essi sociali, politiche, familiari, amicali: per la pace delle situazioni, della famiglia, del tipo ‘non disturbar il can che dorme’, si sopporta, non si dice la verità, non si parla. Troppe volte per questo distorto intendere il senso della pace vengono in essere mortificazioni, soprusi, assurde violenze, incomprensioni, guerre.

Ergo: dubito che esporre pensiero, confutare dati, porti guerra, il dialogo chiede confronto sereno, poiché è la verità che ci fa liberi, con a base amore dell’alterità, non genera distorsioni che, invece, nascono nel momento in cui non vi è approccio d’Amore nelle relazioni, non vi è sincera verità, peggio si inventa una verità inesistente, virtuale, conforme ai nostri tempi virtuali, eludendo qualsivoglia approccio di consapevolezza al Bene superiore che chiede totale comprensione. Se scoppia una guerra, se si alimentano distanze, è perché l’incomprensione riceve copioso nutrimento dall’insano egoismo, fittiziamente nobilitato dalla parola pace, eludendo suo senso compiuto. Ogni ‘questione’ merita chiarezza e, con coraggio, occorre porsi domanda: chi o cosa stiamo servendo? L’egoismo o l’Amore?! La risposta ci dirà se stiamo perseguendo guerra o pace!

Senza Amore, non si può godere il dono della pace, senza sradicare il senso del sé e valorizzare il senso del noi, con purezza di spirito, non si persegue amore ma l’apparente pace che, al minimo accenno di verità, esploderà in tumulto di incomprensioni silenziate e non risolte. Il fine dell’uomo è amare, solo dopo si persegue la pace. Cristo ha amato e, inquietando, interrogando le coscienze, non ha proprio alimentato pace, direi piuttosto desiderio di conoscenza da amare. È l’amore che sconvolge, scatena desiderio di verità, giustizia, carità, da qui si genera la pace che, senza facoltà d’amare non potrà che rimanere una parola di desiderio. Occorre Amare, scardinare ogni ritrosia di cuore e anima, occorre fare rumore dentro di sé e sentirsi pienamente consapevoli che laddove vedrò un’ingiustizia e non sarò in grado di reagire al giusto per amore sentito, non si perseguirà pace.

Ecco che è l’animo che si deve cambiare, non il cielo sotto cui viviamo, cosicché con il sommo poeta, possiamo dire: è l'Amor che move il sole e l'altre stelle! Occorre ‘trovarsi’, farsi adulti, incontrarsi coraggiosamente nell’intensità intima di uno sguardo profondo, così crescere in compiutezza e matura umanità.

Cf.: È L’AMOR CHE MOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE 

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