La silente traslazione del corpo di Don Alessandro Vitetti è una vicenda che scuote, in un misto di gioia spirituale e meraviglia, la Comunità di Cirò che non doveva però non esserne resa partecipe. Si richiedeva, solo, una serena comunicazione di conoscenza. Dopotutto si sta parlando, questo sì, di un personaggio illustre, nativo di Cirò, il cui processo di beatificazione e canonizzazione è in corso. Eppure si sono argomentate storie, leggende, rivendicazioni di natali inesistenti, vedi S. Nicodemo abate, mai venuto a Cirò, se non con le sue Sante Reliquie, unica reale spirituale presenza, e tralascio altri studi -in divenire- su dubbie appartenenze. Mentre di Don Vitetti se ne lasciano portare spoglie quasi in sordina. La Comunità non viene resa edotta, il fatto compiuto esce fuori per caso.
Va bene, ma occorre cercare di capire, nel rispetto della Comunità e di Don Vitetti:
---- Non vi è alcun canone che preveda traslazione a supporto di processi di beatificazione.
---- Può accadere che si proceda a una traslazione prima di iniziare il processo, ma é sconsigliato perché si può fare culto prima del tempo e così salta il processo. Atteggiamento dunque prudenziale è richiesto poiché nel caso di don Vitetti, servo di Dio, il processo è in itinere! È opportuno non cadere nel culto.
---- È la Chiesa che dispone, c'è un processo in atto, non più la famiglia che non può avanzare procedimento di traslazione, ma assecondarlo. È una questione di opportunità il fatto che venga portato dove ha trascorso più tempo, (e sarebbe stato luogo naturale dal tempo stesso della sua morte ma, forse, Don Vitetti aveva espresso volontà di tornare nella sua Cirò?!) questione di opportunità è dove c'è più fama di santità, dove i fedeli teoricamente dovrebbero pregare di più.
---- Circa i frequentatori del cimitero di Cirò, chi va nel Campo Santo non deve prima notificarlo alle vedette di turno, sa bene che lì riposano stimate personalità, ma non di visite si deve fare bandiera, o la nuova moda sarà selfie cimiteriale? Non giudicate ciò che non conoscete!
Nulla da eccepire per la vicenda -e rinnovato buon viaggio a Don Vitetti che dai Cieli assiste- nulla osta, saremo orgogliosi dovunque si trovi un figlio così speciale di Cirò, ciò che meraviglia è l'espoliazione silenziosa, come se non fosse cosa da far sapere, da parte di coloro che, pur sapendo, non ne hanno dato conoscenza alla propria Comunità. Ma questo, ad onor del vero, e personalmente, non mi sorprende tanto!
Non vi sarebbe stato nulla di male nel dare conoscenza dello spostamento: Cariati è cittadina amica, molto benevolente nei confronti di Don Vitetti, e la Comunità, se le cose vengono dette chiaramente, non è affatto incapace di apprendere, o condividere scelte. Oppure il Comune, e quindi la Comunità tutta - ricordo che l'uno esiste perché l'altro è presente, diversamente non si parla di Comune - esiste solo per acquistare casa nativa di Don Vitetti e renderla giustamente museo? Comune significa spese della Comunità, e quindi era o no la popolazione meritevole di conoscere della traslazione?!
Un mero criterio di condivisione, veritiero, è sempre opportuno, con buona pace di chi crede il contrario, atto di pietas compartita per dare saluto a Don Vitetti che, soprattutto con l'Azione Cattolica a Cirò ha saputo seminare e curare la salus animarum dei fedeli nell'amore in Cristo, e chi ha vissuto quei tempi ne ha ancora pieno il cuore. Sto parlando di mia Mamma che lo ha conosciuto bene, Sr M. Crocifissa, passionista, al secolo Settimia Zizza, e quanti, in tanti, a esserne guidati spiritualmente.
La comunicazione chiara nulla intacca, non se ne deve temere verità, i disegni di Dio sono più grandi delle piccole storture ombrose umane. Rendere conoscenza dell'evento, avrebbe reso la Comunità partecipe, non estraneata. Ecco che, con Kant: l'uomo va trattato come fine e mai come mezzo.
Don Alessandro Vitetti aiuti tutti a coltivare, accrescere, un più sentito senso spirituale, e sano senso di Comunità: dai grandi possiamo solo trarre insegnamento.
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