Qualunque sia il nostro impegno, attitudine, non dobbiamo mai perdere la consapevolezza di essere attraversati dalla meraviglia, quella in grado di penetrare ogni piccola goccia di coscienza. Pascal scriveva: «Che cos’è l’uomo nella natura?
Un nulla rispetto all’infinito, un tutto rispetto al nulla, qualcosa di mezzo tra il tutto e il nulla» e «L’uomo è una canna, la più fragile della natura, ma una canna che pensa».
La persona è soggetto con alta densità relazionale, ed è vivendo il suo essere relazione, pensiero, che realizza se stessa, comunicandosi. La persona, quindi, non si realizza senza alterità, non si realizza senza capacità critica costruttiva. Ciò, però, non basta ancora: la persona ha bisogno di vivere in relazione con l’Assoluto, con la Trascendenza, con Dio. Nel dominio del conoscibile, l’Assoluto si integra con l’intuizione, dunque, contestualmente, la ragione si appaga solo con il reale, e la sua anima con l’Assoluto. È questo un grido di libertà che strappa alla disperazione, al materialismo grezzo, un grido che illumina e verso cui tendere per compenetrare la verità che alberga la nostra esistenza.
È nelle difficoltà esistenziali che si fortifica umanità, emerge dagli intelletti savi il buon senso, che unisce in appartenenza, sfociando in ars pulchrae cogitandi, arte del bel pensare, dove pensare è esercizio della conoscenza sensibile.
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