La storia è un continuum di conoscenza, e rimanere fermi a ciò che non è nostro, rende povertà e ridicolizza i territori. Conoscere è volere il bene della propria identità, della propria gente, tutta. Soprattutto, conoscere, rende liberi da spacciatori di fandonie che hanno il solo fine di mantenere confusione, divulgarla a chi non ha strumenti per fare differenze, nell'insano arrogante predominio che sfocia nella malaerba, la cui unica ambizione è controllare ogni respiro, come si fa con le pecore in un recinto.
Il riscatto di Calabria è nel sapere, che si traduce in amore per il proprio territorio, nel mantenere capacità critica, occhi vigili, di servizio solo al Giusto bene comune. Di questo la pseudo politica nostrana, che a cultura lascia molto a desiderare, può solo trovarne giovamento. E mi piace ricordare un'espressione della Vita del monaco S. Luca il Giovane: Vai pure, signor stratega, a Costantinopoli senza tristezza e senza timore, e il Signore conferirà in certezza ogni tuo dubbio.
*Fig.: Monasteri e luoghi di culto dalle origini al secolo XI - rielaborazione da D. Minuto, Chiese e monasteri. Cf. Adele Cilento, Potere e monachesimo. Ceti dirigenti e mondo monastico nella Calabria Bizantina (secoli IX-XI), p. 19.
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