Chiedersi cosa sia Cultura è formulare domanda sul fondamento dell'esistenza umana. Ora, vi sono due tipi di esistenza: quella in grado di porsi davvero questioni, cercando di capire, stimolando alla costruzione di un bene comune; e quella che vegeta, parlando di cose che non conosce. È, quest'ultima, l'esistenza dei negletti che, purtroppo, alberga parte della società, interessata, nei più svariati ambiti e, aimeh, rappresentanze. È triste un'esistenza siffatta, ma è pur vero che si sceglie: o ci si impegna per il sazio dell'egoismo settario, o ci si impegna per il sazio dell'intelletto libero che edifica l'uomo e l'umanità, ampliandone orizzonti.
Cultura viene da 'colere' che significa coltivare. E coltivare è innesto di un giardino, cuore/intelletto, nella luce della conoscenza, il che esula dalle esclusioni, e dona ampio respiro ad un sapere che cresce con il rispetto del dialogo e nel contraddittorio. Cultura è ancor più sensibilità, e non chiede visioni di parte, tanto meno interpretazioni astratte, strumentali, prive di fondamento, e mai si allontana dalla realtà, alimentando fratture, poiché ha in sé la trasmissione della verità. Soprattutto, Cultura, esige lealtà, non nega l'evidenza, non è omertosa, non seleziona umanità, non conosce la parola straniero, ma urla la sostanza della luce d'intelletto.
Cultura è, quindi, nutrimento sostanziale dell'esistenza umana che chiede impegno, coerenza, aiuta a comprendere che navigando i mari al prezzo della vita, si cerca speranza, superando le frontiere dell'ottuso limite sovranista, e non va d'accordo con la superficialità tendenziosa e oscurantista, quanto mistificatrice, poiché populismo non è POPOLARE!
È in tale nutrimento che la Cultura regala sorrisi: il sapiente non parla di cultura, la fa, donando senso al bonum facere!
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