L’elaborazione di pensiero equilibrato,
basato su elementi di ragionevolezza, proprio dello stile intellettuale, non è mai
sbilanciato verso coloro che non sono capaci di apportare un contributo sano,
personale, autentico alla società, questi, piuttosto, assurgono ad adulatori
sterili, replicando infelicemente ciò che già è stato inciso dal tempo, ovvero:
sono servi dell’apparire al soldo della corte di, parafrasando Papa
Francesco, inutili idioti. Chi non è padrone
di sé, è facilmente occupabile, asseriva Antonio Rosmini e, aggiungo, da stoltezze di altri! Ed è qui il mascheramento
dei traditori: esso determina un passo di strabismo, una posizione
doppia
e obliqua di decadenza dell’uomo, rispetto alla storia, rispetto alla sua edificazione umana.
La nobile cultura greca - che è anche nella radice della mia Terra di Calabria -, ha trasmesso al mondo, all'Europa, soprattutto, l’idea di razionalità come confronto critico. Fu grande evoluzione umana, cui si aggiunse, successivamente la più grande rivoluzione intrisa di umanità: il cristianesimo. Sostanziale è la parola rivoluzione cristiana, e la ragione di ciò, ci ricorda Benedetto Croce, è che la rivoluzione cristiana operò nel centro dell’anima, nella coscienza morale, conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fin allora era mancata all'umanità. I primi cristiani reputavano che fosse la coscienza a dover giudicare il potere, non viceversa, per questo, la coscienza, quale ultima corte di giudizio nei confronti del potere politico, in unione con l’etica dell’altruismo, è diventata la base della nostra civiltà occidentale, il nucleo vivo di tutte le dottrine etiche che sono sgorgate dalla nostra civiltà, alimentandola. Ama il prossimo tuo, dice la Scrittura, e Non ‘il tuo clan, squadra, o setta che dir si voglia’.
Non sarebbe il caso di
ridestarla la coscienza, di tenerla presente nelle questioni attinenti il bene
comune? Non sarebbe più opportuno evitare derive, ormai prossime, nei nostri
territori, facendo memoria della sostanza della mitezza rivoluzionaria che,
innestata in radice di ragionamento e, intrisa dell’essenza cristiana, riconosca
voce rinnovata alle realtà socio politiche locali superando, altresì, la ridicola
nanitudine pro-locale? Non sarebbe il caso di rimuovere maschere e traditori del bene
comune? Il fare
e il dire bene, determina un effettivo progresso dei territori, liberi da
retaggi promiscui che generano solo discriminazione e povertà certa. Il valore
della politica si evince dal valore dell’uomo, dalle sue capacità, senso di
responsabilità, lealtà. In questa direzione la politica diventa speranza di
concretezza per il reale bene comune.
Nessun commento:
Posta un commento