martedì 30 settembre 2014

Tendere a una nuova aurora della politica

Affermava Sören Kierkegaard: L’uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece, come compenso, la libertà di parola. Benvenuta la libertà di parola se, però, nel suo esprimersi, abbia un dato concreto di fattività operosa. Agere sequitur esse è principio fondante l’etica tomista e, sosteneva la grande Alda Merini, il sentimento, non è mai parola! Sono necessari, quindi, l’agire, il fare.

Si assiste, invece, da parte soprattutto della classe politica, a un dire dilagante in parola, votata alla deliberata azione dell’apparenza che coglie l’attimo, piuttosto che la sostanza risolutiva dei problemi che assillano la società, a iniziare dalla gravità del dato di disoccupazione che non trova risposte, né soluzioni per una ripresa decantata ma ancora lontana dal percepirsi.

È mai possibile che a pagare siano sempre i soliti: le famiglie che sono il fulcro di una società, i giovani, gli anziani, i talenti veri che non si assoggettano alle clientele ma perseguono il sogno del valore umano? È mai possibile che chiunque arrivi ad avere e gestire un minimo di potere amministrativo non abbia altra ambizione che mantenere il suo interesse calpestando quello degli altri, mancando di attenzione al dovere primo che è quello di avere rispetto delle realtà umane in difficoltà? Staccarsi dal dato reale della società sembra, però, la caratteristica prima di chi si pone, dice, a servizio del bene comune. Ci vuole tanto a capire che il dovere di risolvere le difficoltà viene prima dei diritti e dei privilegi? È nel sistema, permeato di viziati e consociati clientelismi, il centro della crisi sociale, è da questo immane danno radicato, che deriva la crisi economica, un disastro di mera opposizione al senso nobile di cultura. Il non aver voluto operare pro bonum ma piuttosto per le clientele, al fine di mantenere i propri privilegi e poteri, ha determinato una crisi economica esponenziale creando altresì classi sociali con differenze economiche abissali e il mondo anziché progredire verso un bene comune si è increspato sulle antiche tenute feudali tra vassalli, valvassori, servi della gleba.

Ho il dovere di impegnarmi, ho il dovere di lavorare per costruire, edificare il dato umano che della società è risorsa e talento. Ho il dovere di far lavorare e tutelare il lavoro nel rispetto di ognuno, che sia imprenditore, che sia lavoratore, per entrambi è necessaria l’esistenza reciproca. I diritti, per essere tali, devono avere il dovere di sorreggere, diversamente sono solo congetture, archetipi, scudo per classi che non permetteranno alcuna crescita, né sviluppo umano, tantomeno economico.

Non si può nemmeno e con un colpo di spugna cancellare il chi siamo senza prevedere alterative valide sul chi saremo, cosa offriremo al mondo del lavoro, della società che anela risoluzione di problemi e che versa in difficoltà di sostentamento vero? Il lavoro è amore che si rende visibile, sosteneva Khalil Gibran, peccato che di amore se ne vede poco, almeno quanto l’inesistenza del lavoro.

Il ragionamento, la capacità dialogica, è facoltà precipua che la persona ha, sostanza individua di natura razionale, dotata d’intelletto e volontà, è la definizione che Tommaso d’Aquino dà della persona, facoltà che attualmente, nell'uomo politico, va sempre più scemando a favore della più facile facoltà di conversione al marketing politico, enunciando spot, per ogni politica che sia di sviluppo, di lavoro, d’impresa, relativismo che offusca la serietà del prendersi a cuore i destini della gente che chiede risposte, chiede un saper fare, chiede che il fare sia strettamente connesso al rispetto della dignità di ognuno.

Dio volle comandare a uomini liberi, scriveva Erasmo da Rotterdam, ed è il credo cui ancora voglio dare fiducia, anelando una presa di posizione di uomini veramente liberi, veramente forti nella passione, nell'ispirazione valoriale di fare il bene comune, nel senso del dovere, opera di gratuità che parte dal cuore, proprio della carità intellettuale, operosità onesta e trasparente, il più alto virtuoso modo dell’essere umani. È il tendere ambizioso verso la nuova aurora della politica!

[Foto: Martin Knoller - L’Aurora intempestiva]

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