Affermava Sören Kierkegaard: L’uomo non fa quasi mai uso delle libertà
che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece, come
compenso, la libertà di parola. Benvenuta la libertà di parola se, però, nel
suo esprimersi, abbia un dato concreto di fattività operosa. Agere sequitur
esse è principio
fondante l’etica tomista e, sosteneva la grande Alda Merini, il sentimento, non
è mai parola! Sono necessari, quindi, l’agire, il fare.
Si assiste, invece, da parte soprattutto della classe politica, a un dire dilagante in parola, votata alla deliberata azione dell’apparenza che coglie l’attimo, piuttosto che la sostanza risolutiva dei problemi che assillano la società, a iniziare dalla gravità del dato di disoccupazione che non trova risposte, né soluzioni per una ripresa decantata ma ancora lontana dal percepirsi.
Si assiste, invece, da parte soprattutto della classe politica, a un dire dilagante in parola, votata alla deliberata azione dell’apparenza che coglie l’attimo, piuttosto che la sostanza risolutiva dei problemi che assillano la società, a iniziare dalla gravità del dato di disoccupazione che non trova risposte, né soluzioni per una ripresa decantata ma ancora lontana dal percepirsi.
È mai possibile che a pagare siano sempre i soliti: le famiglie che
sono il fulcro di una società, i giovani, gli anziani, i talenti veri che non
si assoggettano alle clientele ma perseguono il sogno del valore umano? È mai
possibile che chiunque arrivi ad avere e gestire un minimo di potere
amministrativo non abbia altra ambizione che mantenere il suo interesse
calpestando quello degli altri, mancando di attenzione al dovere primo che è
quello di avere rispetto delle realtà umane in difficoltà? Staccarsi dal dato
reale della società sembra, però, la caratteristica prima di chi si pone, dice,
a servizio del bene comune. Ci vuole tanto a capire che il dovere di risolvere le difficoltà
viene prima dei diritti e dei privilegi? È nel sistema, permeato di viziati e
consociati clientelismi, il centro della crisi sociale, è da questo immane
danno radicato, che deriva la crisi economica, un disastro di mera opposizione
al senso nobile di cultura. Il non aver voluto operare pro bonum ma piuttosto
per le clientele, al fine di mantenere i propri privilegi e poteri, ha
determinato una crisi economica esponenziale creando altresì classi sociali con
differenze economiche abissali e il mondo anziché progredire verso un bene
comune si è increspato sulle antiche tenute feudali tra vassalli, valvassori,
servi della gleba.
Ho il dovere di impegnarmi, ho il dovere di lavorare per costruire,
edificare il dato umano che della società è risorsa e talento. Ho il dovere di
far lavorare e tutelare il lavoro nel rispetto di ognuno, che sia imprenditore, che sia lavoratore, per entrambi è necessaria
l’esistenza reciproca. I diritti, per essere tali, devono avere il dovere di
sorreggere, diversamente sono solo congetture, archetipi, scudo per classi che
non permetteranno alcuna crescita, né sviluppo umano, tantomeno economico.
Non si può nemmeno e con un colpo di spugna cancellare il chi siamo
senza prevedere alterative valide sul chi saremo, cosa offriremo al mondo del
lavoro, della società che anela risoluzione di problemi e che versa in
difficoltà di sostentamento vero? Il lavoro è amore che si rende visibile, sosteneva
Khalil Gibran, peccato che di amore se ne vede poco, almeno quanto l’inesistenza
del lavoro.
Il ragionamento, la capacità dialogica, è facoltà precipua che la persona ha, sostanza
individua di natura razionale, dotata d’intelletto e volontà, è la definizione
che Tommaso d’Aquino dà della persona, facoltà che attualmente, nell'uomo politico, va sempre più scemando a favore della più facile facoltà di conversione
al marketing politico, enunciando spot, per ogni politica che sia di sviluppo,
di lavoro, d’impresa,
relativismo che offusca la serietà del prendersi a cuore i destini della gente
che chiede risposte, chiede un saper fare, chiede che il fare sia strettamente
connesso al rispetto della dignità di ognuno.
Dio volle comandare a uomini liberi, scriveva Erasmo da Rotterdam, ed
è il credo cui ancora voglio dare fiducia, anelando una presa di posizione di
uomini veramente liberi, veramente forti nella passione, nell'ispirazione valoriale di fare il bene comune, nel senso del dovere, opera di gratuità che
parte dal cuore, proprio della carità intellettuale, operosità onesta e
trasparente, il più alto virtuoso modo dell’essere umani. È il tendere ambizioso verso la nuova aurora della
politica!
[Foto: Martin Knoller - L’Aurora intempestiva]
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