La più alta forma di libertà, un fremito alla
coscienza cui l’uomo può ambire, fu comunicata, scritta su di una pietra, naturalmente
radicata dentro ogni essere umano che prontamente ne nega l’esistenza,
soffocando la coscienza e assoggettandola all'egoismo più sfrenato e deleterio.
Non è difficile, purtroppo, verificarne il dato reale nella società, che si
trova, per la gran parte, sofferente a causa di pochi detrattori della
coscienza. Legge donata con gratuità e tenerezza, scritta nei nostri cuori e
che, per eccesso di amore, Dio Padre volle inciderne su pietra dettame,
affinché chi non ascoltasse il suo ‘dentro’, eludesse il cognoscimento di se, potesse
leggerne contenuti nel Libro dei libri la Sacra Bibbia.
La sua lettura, l’accostarsi a tanta sempre nuova magnificenza di contenuto, costituisce il viaggio più incantevole da intraprendere, dove poter entrare, rifugiarsi, e rinnovati uscirne, vivificati dalla parola che sempre innova l’umano nostro essere sostanza individua di natura razionale dotata di intelletto e volontà.
La sua lettura, l’accostarsi a tanta sempre nuova magnificenza di contenuto, costituisce il viaggio più incantevole da intraprendere, dove poter entrare, rifugiarsi, e rinnovati uscirne, vivificati dalla parola che sempre innova l’umano nostro essere sostanza individua di natura razionale dotata di intelletto e volontà.
Sono dieci, semplici ma efficacissimi e profondi
insegnamenti, un decalogo che inneggia alla libertà e al rispetto tra gli esseri
umani, conviventi lo stesso pianeta e non necessariamente legati ad un atto di
fede religiosa. Un Padre desidera il bene e fa di tutto per farsi comprendere,
la meraviglia di questo Padre è che non esige l’ubbidienza ma lascia che la
nostra volontà segua con intelligenza il Suo illuminato dettame. Tuttavia i
suoi figli, imperterriti, vogliono rimanere adolescenti, dire di no, quindi
entrare nel vizio e nel peccato, piuttosto che, in coscienza, conoscersi e
conoscere, rinnegando l’Amore e non avendo comprensione dell’importanza della
libertà che, se compresa, determina il rispetto e il perseguimento del bene più
alto da raggiungere nella polis, nella società civile, che è la pace.
Estirpare la mala erba dell’egoismo, della disonestà, è
dato assai arduo da perseguire, se c’è poi una manifesta volontà a pretendere
di far sopravvalere l’ego al noi, ancora più arduo è il monte da scalare. Si
dimentica però che l’esistere dell’essere umano ha un termine, nessuno ha il
dono dell’eternità di vita, fatta salva l’anima, si rischia, però, di dannarsi all'eternità del male.
Fu donata la Legge dell’amore dal Padre ai figli,
affinché non avessero rigide regole ma consapevolezza che essere umani
significa avere il dono prezioso dell’intelligenza e della volontà,
quest’ultima che segue la prima, e che, nella dimensione della relazione
sociale, avessero, i figli, consapevolezza e conoscenza responsabile della
libertà di scegliere, come anche l’amore verso i propri fratelli, la
fratellanza oggi del tutto assente, magari portandoli a fare dei passi
indietro, di rendersi umili, riconoscendosi supponenti primigeni.
Illuminò il Padre, verso un senso profondo di
epicheia, con un decalogo sano e lungimirante:
1. Non avrai altro Dio fuori di me.
2. Non nominare
il nome di Dio invano.
3. Ricordati di
santificare le feste.
4. Onora il
Padre e la Madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d'altri.
10. Non desiderare la roba d'altri.
Quanto nobile è il Padre che ama i figli, quanto
meschino sa essere il figlio che, indifferente, persegue la negazione dell’Alto
insegnamento, pensando di farla franca, credendo di saperne di più, tuttavia si
ritrova miseramente stolto.
Con uno sguardo alla società civile, al modo di gestire
la polis, di amministrarla laicamente, civilmente, ci rendiamo immediatamente
conto che, parafrasando i dieci comandamenti, basterebbe raccomandare all'amministratore della cosa pubblica di seguire il decalogo del politico:
1. Non dissipare, piuttosto avere il
massimo rispetto per il dono della rappresentanza di cui si è investiti e di
cui si deve rispondere; rispettare la sovranità popolare, i tempi dell’umano vivere nella cultura e sua tradizione.
2. Non avere il dio ego/&danaro
come proprio referente.
3. Rispettare la vita, dono naturale
indisponibile.
4. Rispettare i propri genitori, padre
e madre, testimoni naturali di fecondità.
5. Non consociarsi al male, mai colludersi
con esso diventando così sporchi e commettendo nefandezze indicibili, le
conseguenze sono sempre di coloro che non si possono difendere e che molte
volte lasciano il sangue a gridare l’ingiustizia.
6. Non rubare, guadagnarsi il proprio
compenso dopo aver lavorato veramente e dato frutto al lavoro.
7. Non mentire, non c’è modo più baldanzoso
per alimentare il male e mancare di rispetto al prossimo se non raccontando
bugie, illudendo, promettendo, adulando, ingannando, mai essere qualunquisti o
trascinarsi secondo il ‘vento potere’ che tira.
8. Ambire alla verità dei fatti, dire e
ricercare sempre la verità che mai inganna e che solo nobilita l’umano in
purezza e trasparenza.
9. Rispettare il prossimo e la sua Famiglia,
l’invidia, il desiderio della carne, di ciò che non è proprio e non ci
appartiene, deprime e fa permanere l’esistenza nella povertà del vizio.
10. Rispettare il prossimo e i suoi
averi, essere felici del bene dell’altro, il desiderio delle cose, la bramosia,
è pernicioso vizio dell’egoismo che mai sazio finisce per morire nella propria deleteria ambizione: l’avere il nulla!
È alto e profondo il senso della libertà che
scaturisce dal decalogo del politico, quella libertà che esprime in verità il
senso sano del fare, agire, costruire per il bene comune, precetto di
fratellanza compiuto dentro a un fremito di coscienza!
[Foto: Eugène Delacroix -La l iberté
guidant le peuple]
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