Esiste una questione etica nella politica italiana da affrontare con serietà. Va ricordato che Mussolini della legge ne ha fatto suo uso e si sfatino dicerie: NON ha dato le pensioni agli italiani. Il primo sistema di garanzie pensionistiche è del 1895, governo Crispi. Tre anni dopo il governo Pelloux fonderà il primo istituto antenato dell’Inps. Nel 1919, con il governo liberale di Vittorio Emanuele Orlando, il sistema viene imposto a tutte le aziende come obbligatorio, e da quel momento tutti i lavoratori italiani ebbero per diritto la pensione. La prima legge sulle case popolari è del 1903, per iniziativa di Luigi Luzzatti che poi sarà presidente del Consiglio. I maggiori progetti di sviluppo urbano nelle grandi città con fame di abitazioni nascono tutti nei primi 15 anni del Novecento. Sulle bonifiche, il fascismo aveva promesso di restituire all’agricoltura 8 milioni di ettari di terreni riqualificati. Dopo dieci anni di lavori, fiumi di denaro pubblico, il governo annuncia il successo del recupero di 4 milioni di ettari. Gli storici, però, approfondiscono e si scopre che i lavori arrivano a poco più di 2 milioni di ettari. E, di questi due milioni, un milione e mezzo erano bonifiche concluse dai governi precedenti al 1922. Era stato portato a termine poco più del 6% del lavoro, ed è De Felice, uno dei più autorevoli storici del fascismo, a certificare che i risultati, nel complesso, furono inferiori alle aspettative suscitate nel Paese dal battere propagandistico messo in atto, e non corrisposero all’entità dello sforzo economico sostenuto. A riuscirci saranno poi i governi del dopoguerra, grazie ai fondi del Piano Marshall e della Cassa del Mezzogiorno.
Ergo: basta servile disinformazione. Basta con soggetti che operano distrazioni di massa, peggio se di matrice familista, settaria, ignorante. Occorre che la politica esprima la sua natura di servizio al Popolo, per essere POPOLARE non populista, reale rivoluzione sociale per una giustizia equa. C'è bisogno di SERVITORI DELLO STATO, non capre impreparate, venfitori di fumo, asserviti al partito e a delegittimare la cosa pubblica. Basta con nostalgici del regime. Bauman parla di retrotopia, inverso dell’utopia, cioè un’utopia rivolta all’indietro. Ma, mentre l’utopia rivolge attitudine a collocare nel futuro l’immaginazione per una società migliore, possibile, la moderna disinformata propensione socio-politica, tende a collocare l’immaginazione di una società migliore nel passato, in quello più abietto, nefasto, egoista. Ecco che la riesumazione di nostalgie nazionaliste, populismi dissennati, l’attaccamento a idee selettive, a tradizioni feticce, a corporazioni ansiogene, ad atavico clientelismo - arma preferita degli accattoni della politica - screditano senso nobile dell’agire pulito, meritocratico, pur di mantenere potere.
Per innovare territori e società occorre presa di coraggio, disarcionare sistemi malati, occorre essere pietre d’angolo, soggetti capaci di, con responsabilità etica e sana cultura, superare ogni nanismo e mediocrità di agire. L’auspicio è che la politica, anche di Calabria e suoi Comuni, sappia RISVEGLIARSI al senso nobile e produttivo di un Bene realmente Comune, sforzandosi di superare la retrotopia, e sappia essere inclusiva, generare verità, comunicazione trasparente, attenzione ai bisogni reali, sappia alimentare servizi, vita di dignità e rispetto. Risvegliarsi implica mettersi alla ricerca di un auspicato risorgimento etico poiché, con G. Mazzini, il vero strumento del progresso è riposto nel fattore morale.

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