sabato 1 marzo 2025

Un sogno UE diventato inquietudine

Mi piace ricordare quanto, oltre un anno fa, Papa Francesco riguardo al conflitto Ucraina-Russia disse: “Bisogna negoziare e chiudere il conflitto”. L'Ucraina lo mandò di filato a quel paese e l’Europa non disse una parola! Zelensky non dimostra volontà di negoziare, sembra abbia deciso di distruggere la sua gente, alimentando odio verso i fratelli russi, pur sapendo che 'non ha carte'. Di quale pace giusta parla? Il Popolo ucraino è sotto scacco grazie a chi si è inventato una parte di mera miopia politica, con soldi Americani e coinvolgendo un'Europa 'babba'. A quando le elezioni nella democratica Ucraina?

Occorre riflettere su questa Unione Europea sempre più distante dai popoli e loro reali bisogni, o crediamo davvero che un’Europa senz’anima produca frutti evoluti? Non era questa l’Europa ambita, Unione di Stati cui fine principe doveva essere rifiutate ogni tipo di violenza e alimentare la pace tra i popoli. Che l’Unione Europea sia diventata altro rispetto ai propositi di attuazione è dato evidente. Oggi a che cosa corrisponde, a chi, per quale fine esiste?

È risaputo che il danno peggiore che possa capitare per ogni democrazia sono le élite, vale a dire gruppi che controllano il flusso del denaro, dell’informazione, che dettano legge. Appare evidente che nell’UE tale metamorfosi sia attiva, peggiorata dalla desacralizzazione. La malattia della nostra civiltà, e della politica che ne regge redini, ha la sua radice nella crisi spirituale e religiosa, si tende sempre più a fare a meno di Dio, mentre l’uomo si mette al suo posto. La scristianizzazione dell’Europa, ha infettato larghi strati delle popolazioni europee. E proprio il tratto più importante dell’identità dell’Europa, il messaggio cristiano, diviene ospite indesiderato, per i principi che incardina, nella propria casa. Tant’è che dal Preambolo della Costituzione europea venne cancellato il richiamo alle radici cristiane dell’Europa. Si fa allora chiaro che il regresso dell’Europa è la conseguenza di quello dello spirito cristiano. Ci si salva solo attraverso un ritorno al principio stesso della propria vita, il male dell’Europa, e della politica in generale, è un male spirituale. Il mondo occidentale ha la sua unità in questa eredità, nel Cristianesimo e nelle antiche civiltà della Grecia, di Roma e d’Israele, alle quali, attraverso duemila anni di Cristianesimo, noi riconduciamo la nostra origine. Nessuna organizzazione politica e economica, quale che sia la buona volontà che essa voglia imporre, può supplire a quanto deriva da questa unità culturale.

Circa l'aggravarsi della crisi Ucraina e il coinvolgimento dell’Occidente a fianco di Kiev, fino a poco tempo fa, non presentava dubbi sulla compattezza del fronte occidentale. Questa unità è stata palesata nei vertici della NATO, degli incontri del G7, della Conferenza sulla sicurezza di Monaco e di altre istituzioni occidentali. Tuttavia con il cambio di potere negli Stati Uniti, si è aperta una evidente frattura tra Washington e l'Europa. L'Ucraina sta perdendo la guerra contro la Russia e con essa, l'occidente. Per il Presidente Trump, in questo contesto, Kiev rappresenta un onere finanziario e politico superfluo. Per l'Unione Europea, invece, il sostegno all'Ucraina è diventato quasi una questione identitaria. Questa insistenza è dovuta soprattutto al timore, diffuso tra le élite europee, che una sconfitta di Kiev -che non è membro dell’UE, né della NATO- equivalga a una sconfitta dell'Europa stessa. L'effetto più drammatico potrebbe essere un indebolimento del potere di Bruxelles. Consapevoli di questa minaccia per la loro leadership politica e per il sistema su cui si fondano, i leader europei insistono in una posizione che non possono reggere, nonostante ciò vada contro gli interessi delle popolazioni europee, e primi provvedimenti a danno sono i dazi in divenire.

Dopo aver investito ingenti risorse economiche e politiche nel sostegno a Kiev, e dopo avere legato a questa strategia la propria credibilità, l'UE si trova intrappolata in una situazione in cui abbandonare la linea attuale sembra un rischio maggiore rispetto al continuare sulla stessa strada. Sembra proprio che per le élite liberali europee la vera minaccia sia la fine del conflitto. Ma è proprio alla fine del conflitto che si deve giungere, per lo stesso popolo ucraino che ha pagato il prezzo più alto di un conflitto che non sarebbe dovuto nascere, “Bisogna negoziare e chiudere il conflitto”. L’Europa ritrovi la sua strada, autonoma, agendo una politica equa negli Stati membri, che tenga conto dei popoli, diversamente il sogno UE rischia di diventare inquietudine.


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