È tempo di superare ciò da cui il territorio non riesce a liberarsi: la mediocrità politica.
Il 21 Marzo è la “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. Si rinnova in tutta Italia la volontà di una lotta comune alla criminalità organizzata. Ricordo che le mafie operano con prepotenza, arroganza, ignoranza, nell'assoluta indifferenza al Bene Comune. E mentre l’Italia celebra il 21 marzo, onorando le vittime di mafie, a Cirò, da 13 anni, si organizza un convegno ‘indovinello’ che celebra il calendario Gregoriano e Luigi Lilio, riformatore del calendario. Giorno scelto, suppongo, ad incastro, quasi beffardo vista la ricorrenza nazionale, convegno in cui si ripropone con piattezza, il cerimoniale che non tiene conto però del mistero insoluto che grava su Luigi Lilio poiché, ad oggi, la tesi sui suoi natali a Cirò permane una quaestio disputanda, da dirimere. Per cui non si può spacciare per dato un non dato storico, lo si può solo abusare.
La storia non si inventa, si studia, ci si confronta, “Savonarola insegna”, e chi notizia il falso marketing opera danno inestimabile. Confrontarsi è la base di ogni democrazia, e capisco che è indubbiamente una rarità servire il Bene Comune, essere competenti, agire con dignità. E domando: si crede davvero che con la prepotenza Lilio o il povero S. Nicodemo si facciano nativi di Cirò?! La cultura non genera violenza, lotte intra locali per come assisto, genera conoscenza. Certo con la violenza, l’arroganza, anche Ulisse può essere fatto nativo di Cirò, e sarebbe il grande salto cirotano!
Ergo: come si può arrivare ad affermare di “riscrivere la narrazione internazionale della Calabria a partire da Lilio”, basandosi su ciò che ancora, mi dispiace, non è?! L’argomentazione che attribuisce natali è carente dell’essenziale, di elementi di ragionevolezza e, ad oggi, non si può riconoscere Lilio come nato a Cirò. Per annosa passività storica può darsi, certamente non per 'attività' storica in evoluzione.
Per riscrivere la narrazione internazionale della Calabria si deve partire da un agire civile, capace di confronto, che permetta di dialogare con onestà intellettuale, e non di sicuro partire da un insoluto dato storico, che rimane mistero pendente. L’informazione deve essere libera, non manipolata, e necessita per il dato culturale, di confronto con professionisti e competenti di materia storica.
Per cui attenziono allo studio, soprattutto alle quattro quaestioni che impediscono di accreditare l'enigma Luigi Lilio, come nativo di Cirò: .
Per chi crede ascoltare in video lectio
Non si possono ignorare studi, non lo permetterò, e proprio per l'agire dannoso, perorato anche a danno della mia persona che avversa l'agire malsano, anche nella ricerca storica.
E, poiché studiare significa capire, in particolare, avendo evidenziato 4 questioni da dirimere, che impediscono di attribuire natali, è a queste che occorre dare risposte, in modo speciale mi riferisco alla IV quaestio: cosa caratterizza l’ingegnosità di Luigi Lilio? Di Lilio, nulla è certificato, tantomeno nascita, o morte, come anche di Antonio Lilio. E permane interessante però capire cosa Lilio avrebbe elaborato prima della riforma del Calendario Gregoriano, o meglio capire se la sua genialità era stata riscontrata in e per cosa da assurgere alla corte del card. Sirleto, e quindi giungere a riformare il Calendario Gregoriano.
Ecco, a riguardo, in uno studio in via di pubblicazione, ho potuto rinvenire risposta! Un tassello importante per meglio conoscere e qualificare Luigi Lilio.
La Storia, dunque, cambia la storia, e a Cirò la storia è cambiata nell'approccio consapevole, almeno da parte della sottoscritta, nonostante si continui a divulgare l'improprio, alimentando dusgregazione, confusione, pericolosa creduloneria a danno della Chiesa e mancando di rispetto anche al S. Patrono di Cirò, anch’esso usato, povero S. Nicodemo da Sikròs, che a Cirò non è nato, né mai venuto, il cui giorno di nascita non esiste, poiché non riportata da nessuna parte, il suo bios riporta solo il giorno della morte: 12 marzo.
Attenziono, quindi, a quanto suddetto, e alla data - 21 marzo - in ricordo delle vittime delle mafie, la Regione Calabria, il Presidente Roberto Occhiuto; l’Assessore all’agricoltura Gianluca Gallo che è, evidentemente, assessorato giusto per la circostanza, di contado circoscritto si parla; il Presidente di Forza Italia, non me ne voglia, Ministro Antonio Tajani, che tanto si prodiga per la valorizzazione del merito, della competenza, del dialogo, della lotta alle mafie, ma che in terra di Calabria, a Cirò, si trova a essere compartecipe con il suo partito, di una reale messa in scena ad avallo della più misera ignoranza; il Presidente della Provincia di Crotone, nonché sindaco di Cirò Marina Sergio Ferrari; il sindaco di Monte Porzio Catone, Massimo Pulcini, incanalato in una grande giostra e questo perché deve progredire l’apparenza nebulosa, non l’accertamento della verità storica, o il rispetto dell’opera della Chiesa e di Papa Gregorio XIII; il Dirigente scolastico IC Lilio Cirò, Giuseppe Peduto, l’UNPLI Crotone la cui mission, ricordo, costituendo le pro loco il motore della coesione sociale, dovrebbe essere valorizzare i territori non con brand di cui non è data ancora contezza storica.
A tutti consiglio anche lettura de La Calabresità e, al contempo, domando: è normale avallare ciò che ancora non è conosciuto e non impegnarsi nel più sano approfondimento, ricerca, confronto? La Regione Calabria si nobilita con verità e competenza, soprattutto con il senso sacro del servire la propria gente non servirsi di una politica immatura capace solo di svilire e allontanare il popolo determinando disamore. Studiare non fa male, come non fa male dialogare; imporre ignoranza sì, produce molto male. La Calabria, e Cirò, hanno bisogno di una Politica sana, soprattutto di capacità Politica in grado di tutelare e servire il proprio territorio, di scoprire che esiste il metodo del confronto civile che la Politica stessa chiede, senza alimentare guerre intra locali con la complicità di scribacchini mediocri e testate giornalistiche compiacenti.
La campagna pre elettorale, atta a strumentalizzare personaggio storico senz’altro importante, ma ancora da studiare, non fa onore né alla Politica seria, né a un’amministrazione consapevole dell'errare. Naturalmente quanti avallano tanta involuzione hanno la stessa irresponsabilità di chi la opera. Si inizi a rispettare i cittadini, a studiare la storia, a evitare manipolazione massmediatica. Il rigore intellettuale non può che soccorrere l’impegno civile e stimolare a un costruttivo, strutturale cambio di passo.
E, in coerenza, mi ripeto: capisco, seppure non condivido, ciò che spinge la giunta comunale di Cirò nella direzione che errando persegue, tuttavia l’affanno all’errare è un processo nocivo alla comunità, al paese e sua storia: lo stiamo vivendo con la cultura, con il vino, con il castello, e l’alba ancora non sorge a rischiarare in verità argomenti, poiché si insiste nell’indeterminazione simil-politica che non vede oltre il proprio ‘proprio’, mentre la sana-Politica vede e serve il BENE COMUNE. Certamente nel nostro territorio abbiamo un ‘ventennio’ vergognoso da riscrivere, di cui ho naturale dispiacere, soprattutto culturalmente. L'auspicio è che si ritrovi rispetto, senso di comunità, speranza di liberazione dall'intollerabile non senso, poiché, con S. Tommaso d’Aquino, non opporsi all’errore significa approvarlo, non difendere la verità equivale a negarla! Ergo: Agere sequitur esse!
Maria Francesca CARNEA
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