mercoledì 20 giugno 2012

A colloquio con S. Agostino circa l’incredibile artificio della menzogna



Un aspetto di cocente attualità sociale è quello dell’incredibile artificio della menzogna. L’umanità che anela verità, fiducia, responsabilità, si va sempre più scontrando con l’effimera insidia dell’inganno. Agostino d’Ippona, osservatore acuto delle cose di Dio e dell’uomo, ancora oggi, accanto a noi, con lungimirante attualità, illumina il percorso delle nostre vicende esistenziali, chiamandoci alla comprensione della verità, alla sua ricerca perenne. 

Potresti aiutarci a comprendere dell’artificio della menzogna?

La menzogna è un’iniquità. La bocca che dice menzogne uccide l’anima (Sap 1, 11). Se pertanto col mentire si perde la vita eterna, è evidente che mai è lecito mentire per giovare in qualsiasi modo alla vita temporale di chicchessia. Ora è da porsi il problema se si possa mentire per salvare una persona come si porrebbe quello se sia lecito commettere il peccato per salvare qualcuno. Si sa però che la salvezza dell’anima non consente questa scelta, poiché non ci si salva se non con la giustizia; anzi la stessa salvezza esige che la collochiamo al di sopra della salute temporale non solo degli altri ma anche di noi stessi. Di fronte a ciò cosa concludere se non che, indubbiamente, non si deve mai assolutamente mentire? Il Signore di sua propria bocca affermò: Sia sulla vostra bocca il sì, sì, e il no, no. Il di più viene dal maligno (Mt 5, 37). In questo senso anche l’Apostolo, quando prescrive di spogliarsi dell’uomo vecchio, denominazione che abbraccia tutti i peccati, con logica stringente pone al principio questa ingiunzione: Pertanto gettate via la menzogna [e] parlate [dicendo] la verità (Ef 4, 25). Ma se è vero che l’uomo tanto più si allontana dall’eternità quanto più si allontana dalla verità, è cosa quanto mai assurda asserire che uno allontanandosi dalla verità possa conseguire un qualsiasi bene. Ovvero, se c’è un qualche bene che sia eterno senza che rientri nella verità, questo non è un vero bene, e pertanto, siccome è un bene falso, non è nemmeno un bene. E come si deve stimare più l’anima che il corpo, così la verità deve stimarsi più dell’anima, con la conseguenza che essa deve essere desiderata dall’anima non solo più del corpo ma anche più di se stessa. 

È lecito mentire per procurare ad alcuno la salvezza?     

Ci potrà essere chi ritenga lecita la menzogna detta ad uno a vantaggio di un altro per farlo vivere, ovvero perché non venga contrariato nelle cose che gli stanno molto a cuore, e così possa raggiungere, attraverso l’apprendimento, la verità eterna. Chiunque mente antepone alla verità i vantaggi temporali, o propri o di qualche altro: ma ci può essere qualcosa più perversa di questa? È necessario evitare la collaborazione al peccato. Come si fa a dire che quel tale non compie la tal opera se gli altri non l’avrebbero fatta qualora l’avesse fatta lui? In questa maniera siamo noi che sfondiamo la porta insieme con i predoni, poiché se noi non la tenessimo chiusa loro non la forzerebbero; siamo noi che uccidiamo la gente con gli assassini se per caso sappiamo che ciò essi avrebbero fatto, poiché se noi li avessimo uccisi prima [del delitto], essi non avrebbero ucciso nessuno. E ora il caso dell’offerta dell’incenso. A chi fa ad un cristiano la proposta: “Se tu non offrirai l’incenso, ti capiterà questo e questo”, egli può rispondere: “Io non scelgo nessuna delle due cose a me proposte, le disapprovo di cuore tutt’e e due e non vi acconsento in alcuna maniera”. Con queste parole o simili, certamente vere, si esclude da lui ogni consenso, ogni approvazione; e qualsiasi pena egli subisca da parte loro, è da considerarsi un maltrattamento da lui subìto mentre negli altri un reato commesso. Il peccato è di chi compie l’opera [cattiva]. A nessuno è lecito recare un danno, anche se leggero, per allontanare da un altro un danno magari più grave. Né si debbono tollerare quelle menzogne che, sebbene non nuocciano ad alcuno, non giovano a nessuno mentre nuocciono a chi le proferisce senza un perché. Chi mente così, propriamente merita il nome di impostore. C’è, infatti, differenza fra mentitore e impostore. È mentitore anche chi mente contro voglia; impostore invece è colui che ama mentire e dentro l’animo in modo abituale si diletta della menzogna. Dio disperde tutti coloro che proferiscono menzogne, ma non tutte le menzogne. Il profeta, infatti, lascia sottintendere una particolare menzogna, sulla quale a nessuno si concede perdono. È quando uno non solo non riconosce il suo peccato ma lo difende, rifiutandosi di farne penitenza. Gli sembra roba da poco agire male, che anzi, pur volendo apparire giusto, non si sottopone alla medicina della confessione. La differenza stessa delle parole usate non sembrerebbe richiedere altra spiegazione [che questa]. Dice, infatti: Tu hai in odio tutti coloro che operano il male (Sal 5, 6-7), ma non li disperdi se pentiti dicono la verità nella loro confessione e operando la verità vengono alla luce, come è detto nel Vangelo di Giovanni: Chi fa la verità viene alla luce (Gv 3, 21). Al contrario nell’altro testo dice: Tu disperdi tutti coloro che non solo compiono opere da te odiate ma anche proferiscono menzogne, pretendendo una falsa giustizia e ricusando di confessare la colpa e ravvedersi.

E cosa raccomandi circa il porgere l’altra guancia?

Leggiamo nel Vangelo: Hai ricevuto uno schiaffo? Presenta l’altra guancia (Mt 5, 39). Orbene, della pazienza noi non troviamo un esempio più forte e sublime di quello datoci dal Signore stesso; eppure egli, quando fu schiaffeggiato non disse: “Eccoti l’altra guancia”, ma: Se ho parlato male rimproverami del male; se invece ho parlato bene perché mi percuoti? (Gv 18, 23). Con ciò dimostra che l’offerta dell’altra guancia è da farsi nel cuore. È questa una cosa di cui anche l’apostolo Paolo era ben cosciente. Infatti, quando fu preso a schiaffi dinanzi al pontefice non disse: “Percuoti anche l’altra guancia”, ma: Il Signore ti percuoterà, o muro imbiancato! Tu [che] siedi per giudicarmi secondo la legge, e contro la legge mi fai colpire di percosse... ( At 23, 3). Egli penetrava a fondo nella realtà che il sacerdozio giudaico era ormai diventato tale che, mentre all’esterno rifulgeva per il titolo, all’interno s’era insudiciato con desideri di fango. Dicendo quelle parole, egli illuminato dallo Spirito prevedeva che quell’istituzione sotto i colpi dell’ira divina stava per tramontare; eppure aveva il cuore pronto non solo a ricevere altri schiaffi per amore della verità ma anche a sopportare ogni genere di tormenti, amando sempre coloro da cui li riceveva.

Cosa si intende quando si parla di ‘bocca’ del corpo e del cuore?

Anche nel Vangelo troviamo apertamente menzionata la bocca del cuore, tanto che in uno stesso luogo vediamo il Signore far menzione della bocca del corpo e di quella del cuore. Dice: Anche voi siete tuttora privi d’intelligenza? Non capite come tutto ciò che entra per la bocca va nel ventre e si scarica nella fogna? Quanto invece esce dalla bocca proviene dal cuore e questo sì che contamina l’uomo. Dal cuore, infatti, escono fuori i pensieri cattivi, gli omicidi, gli adulteri, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. E queste sono le cose che contaminano l’uomo (Mt 15, 16-20). Se interpreti questo brano pensando a un’unica bocca, cioè quella del corpo, che senso darai alle parole: Le cose che escono dalla bocca provengono dal cuore? Dalla bocca del corpo, infatti, viene fuori anche lo sputo, anche il vomito. Né vorrai dire che non si venga contaminati col mangiare un cibo immondo, mentre ci si contamina col vomitarlo. Ma se questo è cosa quanto mai assurda, dobbiamo concludere che quando il Signore dice: Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore, le sue parole vanno riferite alla bocca del cuore. E, come ci si chiede quale sia la bocca di cui è detto: La bocca che mente uccide l’anima, così ci si può chiedere di quale menzogna si tratti. Sembra, infatti, che propriamente parli della menzogna detta per detrarre, poiché dice: Astenetevi dalla mormorazione, che non giova in alcun modo, e trattenete la lingua dalla detrazione. Ora questa detrazione si ha quando uno, mosso da malevolenza, con la bocca e la parola proferisce una cosa inventata ai danni di qualcuno; non solo, ma anche quando in silenzio vuole che quel tale sia creduto così. E questo è detrarre servendosi della bocca del cuore, cosa che, come ivi è detto, non può essere celata o nascosta a Dio.

Conservare nel cuore la verità protegge dal non cadere nel disordine?

Quando si parla con Dio basta certo esser fedeli alla verità con il cuore, ma quando si parla agli uomini occorre dire il vero anche con la bocca, perché all’uomo non è dato penetrare nel cuore. Ammesso che si possa tollerare un qualche male perché non abbia a succederne un altro più grave, ciascuno classificherà questi mali non secondo la norma della verità ma secondo le sue inclinazioni e consuetudini, e riterrà più grave non ciò che in realtà è da sfuggirsi con maggiore impegno ma ciò che personalmente ciascuno detesta di più. È questo un vizio prodotto in noi dal disordine nell’amare. Sono, infatti, due le nostre vite: la vita eterna, promessa da Dio, e la vita temporale che viviamo adesso. Se dunque uno comincia ad amare la presente vita temporale più della vita eterna, si riterrà in dovere di fare ogni cosa per la vita che predilige, e concluderà che non ci sono peccati più gravi di quelli che ledono questa vita o che ingiustamente e illecitamente le sottraggono un qualche vantaggio o la sopprimono del tutto mediante la morte. Odiano pertanto i ladri, i sequestratori, i diffamatori, i torturatori e gli omicidi più che non i dissoluti, gli ubriaconi, gli sporcaccioni, se questi non recano molestia ad alcuno. Non comprendono, o non vogliono prendere veramente sul serio, il fatto che costoro offendono Dio, non perché nuocciano a lui ma perché danneggiano gravemente se stessi rovinando in se stessi i doni, anche di beni temporali, ricevuti da lui e compromettendo con i loro abusi gli stessi beni eterni. Questo vale soprattutto per coloro che son diventati tempio di Dio, come dice l’Apostolo nei confronti di tutti i cristiani: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Chi profanerà il tempio di Dio, Dio lo abbatterà. È, infatti, santo il tempio di Dio, e questo tempio siete voi (1 Cor 3, 16-17). In latino la fede è chiamata fides per il fatto che quanto si dice si fa (= fit). Ora, uno che mente è chiaro che non mostra una tal fede. Non si deve dunque mentire quando è in gioco la dottrina religiosa: ciò sarebbe un grave delitto. È questa la prima specie di menzogne, ed è quanto mai detestabile. L’Apostolo con le parole: Dio è fedele e non permetterà che siate tentati sopra le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche una via d’uscita perché voi possiate resistere. Inoltre, fu detto agli apostoli di non portare nulla con sé nei loro viaggi e di ricavare il vitto dal Vangelo. 


Cfr. S. Agostino, Morali Pastorali, La Menzogna

[Foto: Philippe de Champaigne, S. Agostino]

Nessun commento:

Posta un commento