Il terrorismo, nei suoi raccapriccianti misfatti, è la forma di guerra più infima, e si ha il dovere di mitigarne l’inumanità. Occorre richiamare alla mente - come già il Concilio Vaticano II ricordava - il valore immutabile del diritto naturale delle genti, e dei suoi principi universali.
Le azioni che deliberatamente si oppongono a quei principi, e gli ordini che comandano tali azioni, sono crimini, nè l’ubbidienza cieca può scusare coloro che li eseguono. Tra queste azioni vanno innanzitutto annoverati i metodi sistematici di sterminio di un intero popolo, di una nazione o di una minoranza etnica, orrendo delitto che va condannato con estremo rigore.
E ritorna attuale la Costituzione pastorale GAUDIUM ET SPES, uno dei principali documenti proprio del Concilio Vaticano II, promulgato da Papa Paolo VI: La pace non si può ottenere sulla terra se non è tutelato il bene delle persone, e se gli uomini non possono scambiarsi con fiducia e liberamente le ricchezze del loro animo, e del loro ingegno. La ferma volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro dignità, e l’assidua pratica della fratellanza umana, sono assolutamente necessarie per la costruzione della pace. In tal modo la pace è frutto anche dell’amore il quale va oltre quanto può apportare la semplice giustizia. (Cap. V, 78-79).
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