sabato 28 maggio 2022

CIRÒ E S. NICODEMO, LETTERA APERTA AI MIEI COMPAESANI

Come da consiglio di S. Ecc.za Mons. Angelo Raffaele Panzetta, Arcivescovo dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, che ringrazio per il consueto ascolto con cui si dispone verso i fedeli, e per l’umiltà dimostrata in merito alla conoscenza della storia di s. Nicodemo da Sikròs, mi rivolgo con 𝐋𝐄𝐓𝐓𝐄𝐑𝐀 𝐀𝐏𝐄𝐑𝐓𝐀 𝐀𝐈 𝐌𝐈𝐄𝐈 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐀𝐄𝐒𝐀𝐍𝐈. Seguo consiglio poiché, 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐬𝐯𝐞𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐥’𝐚𝐮𝐫𝐨𝐫𝐚 (sal. 56,9) e concordo con S. Ecc.za nel rendere chiarezza alla Comunità sulla storia di s. Nicodemo, Patrono e Protettore di Cirò, persuasa che occorre aberrare la menzogna, l’agire deprecabile, piuttosto edificare i propri amici, difendere sempre, per se stessi e il proprio territorio, il bene della verità!

I conflitti, è dato noto a ogni buon padre e madre di famiglia, si disinnescano e non si alimentano. Chi li alimenta è chiaramente interessato ai falsi storici, prestando il fianco al ‘male battezzato’. Ergo: il dialogo, è insegnamento proprio nella Dottrina Sociale della Chiesa, è la via precipua del senso compiuto della carità. È ben descritto, e ne consiglio lettura, nel documento “Sollecitudo Rei Socialis”. La forza della carità, che si tramuta in dialogo, è il fondamento dell’etica del cristiano!

L’auspicio è, dunque, mettere un punto dirimente all’alimento di confusione, che non fa bene al Santo, né a Cirò, confusione declamata anche da palcoscenici chiesa/similpolitica, promettendo carte false, circa la storia della natività di s. Nicodemo. Oltre, quindi, ogni devozionismo fazioso, che nulla ha a che vedere con la fede, né con la storia, emerga il bene della verità, perché Cirò di verità ha bisogno, e a Cirò la storia cambia. 
Non permetterò, oltre, di denigrare la mia persona e professionalità, non permetterò che la cultura mafiosa del silenziare e del dileggiare operi. Anche per questo parlo di storia che cambia! E invito quanti nutrono lo stesso sentimento di ‘liberazione’ dalla prepotenza, ad avere coraggio, a narrare speranza, a far crescere e supportare l’azione del bene comune.

La sottoscritta non ha giocato nella sua vita, mi sono formata con competenza, ho maturato con le sole mie forze, e i sacrifici dei miei Genitori, la mia professionalità, i miei talenti, non sono mai stata portaborse di nessuno, né amo le caramelle, lascio fare ciò a quanti sanno rendere inutile la loro vita. Per cui frange di empi, con consuete ambizioni amministrative e di gestione di potere, non manifestando alcuna responsabilità etica, oltre che alcuna preparazione, e corredati da voci deviate di falsa informazione, non possono certo credere di declamare il verbo, tanto meno chi, dal pulpito di una Chiesa, asserisce il falso, approfittando di non poter essere obiettato. 𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐝𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚 è 𝐝𝐨𝐯𝐞𝐫𝐨𝐬𝐚.

Disponibilità verso tutti, desiderio di capire, dialogo, hanno contraddistinto da sempre il mio essere, coerentemente all’insegnamento ricevuto, certo aberro l’ipocrisia con cui non ho niente a che spartire, e 𝐔𝐍𝐀 è, 𝐝𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞, 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚, 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐢 𝐚𝐥𝐳𝐚 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐭𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐚 𝐂𝐢𝐫𝐨' 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚. 𝐂𝐡𝐢𝐚𝐫𝐨!?! Cirò ha un grande vantaggio: ci conosciamo, sappiamo tutti chi siamo! Faccio presente a chi si è permesso di indicare ‘UNA’, e a chi lo ha creduto, che vergognarsi è il minimo che può fare, soprattutto i “fattaredd” raccontateli a casa vostra, non alla Comunità! Raccomando inoltre temperanza e prudenza, prima di invaghirsi del dire dei falsari vattelappesca, soprattutto di rispettare le persone, misurando le parole! La Comunità, che io rispetto, va resa edotta nella verità.

Ora, come si definisce quel sistema malato che vuole sottomissione, gestione, controllo di persone e territorio? 𝐂𝐚𝐫𝐢 𝐂𝐨𝐦𝐩𝐚𝐞𝐬𝐚𝐧𝐢 lascio a voi la risposta.

Argomentazioni, supportate da elementi di ragionevolezza, portano a stabilire dati storici acclarati sul nostro Santo Patrono Nicodemo che non lo vedono nato a Cirò, e non è UNA che ha esposto tali contenuti. Nutrito numero di Studiosi medievisti, del monachesimo, e bizantinismo della Calabria italo-greca, hanno pubblicato testi a riguardo tra cui: Arco Magrì, Guillou, Acconcia Longo, Saletta, Gallucci, Burgarella, D’Agostino, Follieri, Minuto, Naymo, hanno asserito quanto attestato e da me pubblicato. 𝐒𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐨𝐭𝐭𝐢 𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫𝐚𝐧𝐭𝐢?! 𝐀𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐬𝐮𝐛𝐢𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐝𝐢𝐥𝐞𝐠𝐠𝐢𝐨?! 
In seguito, poi, all’uscita della mia ricerca storica su s. Nicodemo, luglio 2018, venni chiamata e invitata a Mammola dal Presidente del Centro Studi Nicodemeo, Pino Agostino. Ebbi l’occasione di conoscere S. Ecc.za Mons. Francesco Milito, Vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, S. Ecc.za Mons. Francesco Oliva, Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, Don Alfredo Valenti, allora parroco, P. Ernesto Monteleone, monaco eremita del Monastero di s. Nicodemo, il Sindaco Raschellà, 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐨𝐥𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚' 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐢 𝐒. 𝐍𝐢𝐜𝐨𝐝𝐞𝐦𝐨, 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐧𝐞𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐬𝐭𝐮𝐝𝐢𝐨.

Dal 2017 amministratori e consociata clientela -la frangia degli empi- ha cercato di silenziarmi, non riuscendoci e, con fare gattopardesco, non avendo idee, ci riprovano su altra sponda, approfittando delle amministrative in atto a Cirò. Torno a raccomandare di non tirare per l’abito monacale s. Nicodemo, si eviti di usare il Santo come argomento populista per campagna e programma elettorale, si eviti di confondere il sacro con il profano, i Santi si pregano non si usano! Siate a servizio della correttezza morale verso i cittadini. 𝐂𝐫𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐢𝐚 𝐥𝐞𝐜𝐢𝐭𝐨 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐥𝐥𝐞𝐜𝐢𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐬𝐚𝐧𝐨 𝐚𝐠𝐢𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐢 𝐚 𝐂𝐢𝐫𝐨'?! Personalmente pratico una sola via, quella della conoscenza da confutare ragionevolmente, in modo competente e civile. 

𝐂𝐚𝐫𝐢 𝐂𝐨𝐦𝐩𝐚𝐞𝐬𝐚𝐧𝐢, Cirò è un Bene comune, -la frangia degli empi- incapace di civile dialogo, non è la Comunità, è solo una frangia che non si deve permettere di condizionare Cirò, né di insultare la Cultura. Conoscete me e la mia Famiglia, mio Padre e mia Madre mi hanno insegnato che la dignità è il bene per cui val la pena vivere, e bisogna onorarla fino alla fine, con umiltà, verità e onestà morale! E quando si cerca il bene, non è un fatto personale, piuttosto è un dato utile per la collettività, di comunione, per questo trovo importante sollecitare alla capacità critica, chiedendosi, per esempio: 

• A che pro si insiste nel volere mantenere ciò che la storia ha cambiato? 
• È legittimo ingannare la Comunità con un falso storico?
• Perché l'agire delegittimante a mio danno?

Lo studio sulla figura di s. Nicodemo, come più volte asserito, mi venne richiesto nell’aprile 2017 dall’uscente sindaco, a sua discolpa posso dire che lui stesso non poteva sapere di questo dato storico nuovo. Non posso, al contempo, certo discolparlo quando, resagli nota la verità, non riuscì a gestire la cosa e l’accanimento diventò dileggio. L’amministrazione predisponeva un progetto, percorso di valorizzazione storico religioso sulla figura del Santo. Nulla da eccepire, mi sono sempre prestata per il mio Paese e i miei Compaesani, 𝐬𝐞𝐧𝐨𝐧𝐜𝐡𝐞' 𝐦𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐭𝐚 𝐞 𝐦𝐢 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐨 𝐚𝐠𝐠𝐫𝐞𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐮𝐧 𝐚𝐠𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐦𝐦𝐨𝐫𝐚𝐥𝐞, che ha attaccato impropriamente la mia persona, opera della frangia degli empi. Tra le tante stupidità agite, il 𝐜𝐞𝐧𝐬𝐮𝐫𝐚𝐫𝐞 l’informazione impedendo la pubblicazione dell’esito ricerca sui media locali e della provincia, la nemmeno tanto velata 𝐦𝐢𝐧𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚 alla mia famiglia o, l’𝐢𝐧𝐭𝐢𝐦𝐚𝐫𝐞 -ad opera dell’attuale uscente vice sindaco, avallata da distorto supporto giornalaio- l’allora presidente dell’Associazione Fidapa, sez. Cirò Marina, che prevedeva riconoscimento per i miei meriti culturali, e revoca fu! Ecco che, riflettendo sui metodi adottati dalle mafie quando decidono di togliere di mezzo chi crea ostacolo ai loro proponimenti irregolari, mi sono chiesta: DOVE SIAMO QUI?! Che tipo di agire è questo?! Che tipo di progetto il mio studio ha interrotto?! Certo, ci ricorda Gratteri, l’invidia è una brutta bestia!

Quando si parla di Storia, come più volte sottolineato, si intende la narrazione di fatti la cui veridicità poggia su documenti. 𝐍𝐞𝐥 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐍𝐢𝐜𝐨𝐝𝐞𝐦𝐨, 𝐢𝐥 𝐩𝐢𝐮' 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐨𝐜𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐚 𝐧𝐨𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐯𝐞𝐧𝐮𝐭𝐨 𝐞' 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐛𝐢𝐨𝐬, fonte imprescindibile. Non è stato certo semplice per me stessa, verificare dati che mutano la tradizione e storia legata al luogo di nascita, era risaputo a noi tutti della Comunità, che il Santo fosse nativo di Cirò, senonché vengo ad appurare che tale credenza viene vissuta ufficialmente nel territorio di Cirò solo dal 𝟏𝟔𝟗𝟔. Curiosità intellettuale mi ha portato ad approfondire: mi trovavo a esercitare da docente invitato presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo in Roma, collaborazione che ha arricchito ulteriormente la mia esperienza e formazione alla ricerca. Anche attraverso i monaci benedettini è stato agevole trovare più testi, per cui, dall’esito, fonti hanno evidenziato l’acclarato errore di attribuzione del luogo di nascita di s. Nicodemo a Cirò che storici, studiosi medievisti e del monachesimo, avevano riportato nei loro studi già dalla fine del 1960. Sono consapevole che la tradizione ha il suo valore, ma dobbiamo stare attenti a non subirla passivamente, né assumerla acriticamente.

Nicodemo nasce prima dello scisma, quando la Chiesa era unita ad oriente e occidente, seguiva dunque la Liturgia Bizantina e celebrava la sacra Eucaristia in rito greco - la Divina Liturgia di s. Giovanni Crisostomo. La studiosa Melina Arco Magrì colloca la data di nascita di s. Nicodemo, tra il 950 e il 955, e quella di morte a poco dopo il 1020. 
Il più antico documento afferente s. Nicodemo è, dunque, il suo bios, in pratica il suo atto di nascita, che si conserva presso la Biblioteca Universitaria di Messina. È la copia tradotta che nel 1307, Daniele, monaco del SS. Salvatore, monastero greco di Messina, fece del 𝐒𝐞𝐫𝐦𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐍𝐢𝐜𝐨𝐝𝐞𝐦𝐨, 𝐬𝐞𝐫𝐦𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐮𝐧 𝐦𝐨𝐧𝐚𝐜𝐨, 𝐮𝐧 𝐜𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐍𝐢𝐥𝐨, 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐨𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐨𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐬. 𝐍𝐢𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐑𝐨𝐬𝐬𝐚𝐧𝐨, ma è probabilmente lo stesso autore della vita di s. Filareto, ipotesi accreditata dalla studiosa Arco Magrì. E ci chiediamo: quando il monaco Nilo scrive il testo? Se Nilo è lo stesso autore che compose, in giovane età, la vita di Nicodemo, e in tarda età quella di Filareto, che lui ha conosciuto presso le Saline, nel Monastero di s. Elia il Giovane, ed era suo coetaneo, potremmo presupporre che Nilo nacque non più tardi del 1040 e che il bios di s. Nicodemo sia stato composto verso il 1060-65. L’Agresta, dunque, non poteva conoscere l’originale del bios, piuttosto la sua già avvenuta trascrizione.

Ergo: nel 1307 l’amanuense Daniele traduce il bios di Nicodemo e dall’originale dell’antico manoscritto riporta che S. Nicodemo nacque nelle Saline (en salinais), in un villaggio denominato Sikròs. Agresta, però, non tenne conto di quanto riportato, preferendo attingere a tradizioni orali o fantasie. Va da sé che il bios di Nicodemo, trascritto dall’originale del 1060-65 dal monaco Daniele nel 1307, è 𝐥’𝐮𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐟𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐭𝐞. Dallo stesso conosciamo, dunque, il luogo di nascita: Sikròs, che non è Cirò, dove purtroppo non è mai venuto e dove, quindi non esiste una casa natale, tantomeno una fonte immaginaria. Viene riportata la data di morte, 12 Marzo, non viene riportata alcuna data di nascita, il 13 maggio è rituale rientrante nelle leggende popolari in cui è stata avvolta la figura del Santo. La festa liturgica di s. Nicodemo è disposta al 12 Marzo.

𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞' 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐞? Ecco la quaestio: che Cirò fosse patria di s. Nicodemo fu Apollinare Agresta, nel 1677, a ipotizzarlo nel suo libro sulla Vita di s. Nicodemo. 

Nel bios, abbiamo visto, si legge che S. Nicodemo nacque nelle Saline (en salinais), in un villaggio denominato Sikròs. Nel 1600 si sapeva che Cirò, nel passato, era detta Ipsycrò o Psycrò; si sapeva pure che non lontano da tale cittadina, esistevano le saline del fiume Neto. In questo stato di cose l’Agresta - ed ecco qui l’errore - fu indotto ad identificare Sikròs con Psycrò, e le Saline del fiume Neto con le Saline menzionate nel bios di s. Nicodemo. Circa, inoltre, le Saline si tratta di un territorio geograficamente molto articolato, che include la costa, con centri portuali come Taurianum, la pianura, Piana di Gioia Tauro, la montagna, Aspromonte, e i fiumi, tra cui il Metauro-Petrace. Che la ricostruzione dell’Agresta sia condotta senza molta accuratezza, non meraviglia, egli ha attinto a tradizioni orali, probabilmente anche alla propria inventiva per arricchire il suo testo con dati e notizie, di cui d’altra parte non troviamo riscontri. Non sappiamo, per esempio, da dove l’Agresta abbia preso le notizie circa i nomi dei genitori, a suo dire Theofano e Panta. Nel bios non sono riportati questi nomi, tanto meno il cognome, frutto di aggiunta prodotta da Zavaglia, né le condizioni economiche familiari, per cui quanto si dice di più è frutto di accurata enfatica devozione, ma non di dato storico. Tanto più riguardo 𝐥’𝐮𝐬𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐠𝐧𝐨𝐦𝐞, 𝐢𝐥 𝐜𝐮𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐢𝐨𝐝𝐨 𝐝𝐢 𝐨𝐫𝐢𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐠𝐮𝐞 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐩𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐝𝐞𝐜𝐫𝐞𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐧𝐜𝐢𝐥𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐓𝐫𝐞𝐧𝐭𝐨, 𝐧𝐞𝐥 𝟏𝟓𝟔𝟒. È evidente che, con s. Nicodemo, siamo in un tempo assai diverso, per cui è pura fantasia attribuirgli cognome, come fantasia è il precettore Galatone, di cui non c’è alcuna menzione nel bios. 

Sarà interessante, 𝐂𝐚𝐫𝐢 𝐂𝐨𝐦𝐩𝐚𝐞𝐬𝐚𝐧𝐢, approfondire il tempo storico del secolo d’oro, cioè il 𝟏𝟓𝟎𝟎 che, nei dettagli locali, è assai sorprendente. 

Cirò, dunque, dal 𝟏𝟔𝟗𝟔, anno in cui viene proclamato Santo Patrono e Protettore di Cirò, ha mantenuto il culto verso s. Nicodemo. Riporto nel mio libro documentazione notarile afferente l’attribuzione e consegna delle Sante Reliquie, richieste e ottenute -senza alcuna disputa- dall’allora Principe feudatario D. Carlo Francesco Spinelli. Non basta però mantenere il culto dei santi, bisogna dire anche che, la ‘devota tradizione’ ha molto trascurato la presenza benedicente delle Sacre Reliquie di Nicodemo, il cui luogo di custodia doveva essere, speriamo almeno che lo sia nel presente più prossimo, Chiesa Madre. Orgoglio per Cirò sarà offrire ai fedeli che venerano il Santo, ma anche a tutti coloro che si volessero accostare alla sua potente spiritualità, la possibilità di venerarne 𝐑𝐞𝐥𝐢𝐪𝐮𝐢𝐚, 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐮𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐚 𝐬. 𝐍𝐢𝐜𝐨𝐝𝐞𝐦𝐨, 𝐬𝐢𝐭𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐫𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐏𝐨𝐫𝐭𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐂𝐢𝐫𝐨', 𝐨𝐭𝐭𝐞𝐧𝐮𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐞𝐭𝐭𝐚, 𝐚𝐩𝐩𝐨𝐬𝐢𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐨𝐟𝐟𝐞𝐫𝐭𝐚 𝐝𝐚𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐞𝐭𝐚𝐫𝐢𝐨, 𝐜𝐨𝐧 𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐨𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝟐𝟐 𝐥𝐮𝐠𝐥𝐢𝐨 𝟏𝟖𝟒𝟑, per notar Iuzzolini Emilio, documento a tutt’oggi conservato nell’Archivio notarile di Catanzaro. 

Nello stesso oratorio è presente la statua mezzobusto con paramenti di un santo vescovo che non si confanno però a un monaco italo-greco. La devozione si nobilita anche rispettando l’𝐚𝐛𝐢𝐭𝐨 che si conviene a un monaco, di rito bizantino, e che P. Ernesto Monteleone ha descritto bene: indossava, di solito, una tunica di pelle; il cordone che porta ai fianchi non è la cintura, ma il cilicio che portava sotto le vesti, sulla nuda carne per fare penitenza. Calzava i sandali, stilizzati, segno tangibile di umiltà e povertà. Il bastone, anch’esso stilizzato, ci ricorda il potere che aveva il santo: i diavoli erano terrorizzati dal suo bastone. Il monogramma che porta sulla cocolla si riferisce a Cristo Vincitore, questo monogramma si trova anche sul pane consacrato del rito greco, ma la parte di sotto è anche la radice del suo nome Nik (vincitore).

𝐂𝐚𝐫𝐢 𝐂𝐨𝐦𝐩𝐚𝐞𝐬𝐚𝐧𝐢, la tradizione popolare ha creduto, in totale buona fede, che il Santo fosse nativo di Cirò, la verità storica ha appurato che il suo luogo natio è Sikròs. Il valore aggiunto, che cambia la storia, e fa la differenza, è la verità appurata che si tramuta in rispetto reale al Santo, e alla Cultura del territorio. Non taccia la voce della coscienza nella nostra Comunità, e ricordiamoci che siamo figli della stessa terra! Ogni sano cambiamento civile parte dalla Cultura che non si inganna, né si fa usare. Il nostro Santo Patrono, Nicodemo da Sikròs, a Cirò non è nato, ma in qualche modo ha voluto esserci con le sue Preziose Reliquie, volendoci aiutare alla comprensione che il bene esiste, e il male che alimenta ridicole falsità va lottato, se possibile estirpato. Ecco che, anche da un errore, quale quello dell’errato luogo natio, può nascere il beneficio di un reale cambiamento sociale, inizio di una sana crescita culturale. Occorre fare tesoro della nostra vita, e il mio augurio è che la mia Comunità VOGLIA SVEGLIARE L’AURORA, ognuno di noi aneli chiarore capace di superare le oscurità del male, ognuno di noi è prezioso all’altro. In questo sentimento vi saluto, consapevole che l’agire del giusto non muore mai!
Maria Francesca Carnea

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