Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. (Gv 18, 37-38).
Sembra paradossale ma la regalità di Cristo si manifesta nella prigionia del mondo terreno. E la questione è se -come Pilato- ancora oggi si fatichi a comprendere il Suo dire! Resiste, dunque, il rischio di non riuscire a fare della nostra vita il luogo in cui trascendere dalla dimensione terrena, alla profondità spirituale, comprensione umanizzante l'umanità!
Sembra che, ancora oggi, nelle comunità, Pilato sia assai vivo con il suo lavarsi le mani. Basta guardarsi intorno: è presente quando il denaro, creduto potere, viene messo sopra ogni cosa; quando non si riconosce la persona esclusa o 'scartata', quando pensiamo che il bisognoso, l’immigrato, il profugo, non debba disturbare il nostro quieto vivere, quando menzogna e foga dell'apparire deturpano verità, quando di fronte a bambini in cerca di speranza i sedicenti potenti continuano a ignorarli, indifferenti.
Gesù non nega di essere re, piuttosto nega di essere un re sottomesso ai giochi disumani, immorali. Ed è proprio questo che la società moderna vive: disumanità, immoralità, negazione della sostanza cattolica, il rimanere superficiale, l'agitarsi girandosi dalla parte del proprio egoismo, confondendo, ricercando soddisfazione dell’immediato e, per questo, perdendo di vista la bellezza reale della grazia della vita, il rispetto della dignità umana.
Ergo: va da sé che cristiano è colui che testimonia la regalità di Gesù quando si fa viandante della terra, cercando giustizia e verità. Il Re dell’universo ci consente di entrare nella verità, di renderle testimonianza, ed entrare nella verità significa non interpretarla con l'ipocrisia del proprio compiacimento, ma sperimentare la libertà!
𝗖𝗵𝗶𝘂𝗻𝗾𝘂𝗲 è 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗲𝗿𝗶𝘁à, 𝗮𝘀𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝗺𝗶𝗮 𝘃𝗼𝗰𝗲.
Solennità di Cristo re dell’universo.
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