Testimone del servizio alla Verità e Giustizia, il Giudice Rosario Angelo Livatino, oggi proclamato Beato , nella Cattedrale di Agrigento, sia da stimolo per chi opera con reale passione per il bene della collettività, per il giusto, per la libertà. Occorre opporsi fermamente ad ogni compromesso lesivo della dignità umana.
Rosario Livatino fu ucciso dalla “Stidda” agrigentina il 21 settembre 1990, aveva 38 anni.
La Santa Sede ha riconosciuto che quello del giudice Livatino fu "martirio in odium fidei”. Ovvero “in odio alla fede”. Il riconoscimento di tale "odio", esternato con l'assassinio, dà facoltà alla Chiesa di parlare di martirio e non solo di ingiusta uccisione. L'odium fidei caratterizza la testimonianza suprema di un credente, quella che giunge fino allo spargimento del proprio sangue in nome di Gesù e della Chiesa.
E la scelta del giorno non è casuale: il 9 maggio del 1993, nella valle dei templi di Agrigento, San Giovanni Paolo II pronunciò il suo forte anatema contro la mafia: "Lo dico ai responsabili! Convertitevi, una volta, un giorno verrà il giudizio di Dio!" E non si può nemmeno dimenticare la forte determinazione di Papa Francesco, che a Cassano allo Ionio, il 21 giugno 2014, senza giri di parole, pronuncia scomunica nei confronti dei mafiosi.
Un esempio luminoso Rosario Livatino, di fermezza appassionata al bene e alla carità. Occorre essere umanità che pensa pro bonum, che non si lascia irretire da facili illusioni o accomodanti accordi. Occorre una umanità rispettosa della sacralità della Persona. Occorre Pensiero! Soprattutto occorre tenere fermo l'esempio di persone capaci di saper essere purezza lucente per loro e per gli altri!
E, con Papa Francesco, l'esempio del Giudice Livatino sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo a essere leali difensori della legalità e della libertà.
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