Solennità di S. CATERINA DA SIENA (Siena 25 marzo 1347 - Roma 29 aprile 1380) Dottore della Chiesa, Compatrona d’ITALIA e d’Europa, Compatrona di Roma. Laica delle, allora, mantellate domenicane, oggi Terzo Ordine, fu modello di capacità comunicativa, esempio di speranza umana nella verità, nella carità operativa. Si lascia conoscere nelle sue Lettere e nel Dialogo, da cui è possibile desumere i principi di una filosofia sociale. Caterina amava l'agire dell'are: amAre, donAre, andAre, fAre, creAre, comunicAre, dialogAre. Volitiva fino all'inverosimile, penetrò il significato vivo di queste parole, agendole. Ed è proprio vero: di ognuno di questi atti, solo agendoli se ne comprende essenza d'eterno umanizzante.
Caterina nell'amare vedeva l'altro, riempiendolo di cura e attenzione, mantenendo leale il cuore. Non ci pensò due volte quando accortasi di un mendicante infreddolito, si spogliò del suo mantello e, ripresa dai discepoli, ribatté: meglio rimanere senza mantello che senza carità. Ella impronta tutta la sua esistenza sull'andare incontro, andare con amore, fonte di pace, percorrere le vie dell'anima, partendo dalla sua, per giungere alla conoscenza della Verità di cui si è nutrita.
Il suo ardore fu tutto proteso nella direzione della pura verità, e della responsabilità che da esse deriva, nella difesa della dignità, della giustizia sociale, della libertà, poiché persuasa del fatto che la società, e la politica, deve essere in funzione e al servizio dell’uomo, mai viceversa, e per questo, non può avere altra finalità che quella di favorire e di rendere possibile il completo sviluppo della persona. Tutto ciò non può prescindere dall'educare al conoscimento di sé. Nei suoi scritti è frequente l’invito a “salire sopra di sé”, ad assidersi sulla “sedia della coscienza” e “tenersi ragione”, quasi giudice in tribunale. L’uomo è il primo giudice di se stesso perché la luce della ragione, confortata dalla luce della fede, gli fa distinguere il bene e il male. All'inizio del Dialogo leggiamo: “L’anima non può fare vera utilità al prossimo, se prima non fa utilità a sé, cioè d’avere e acquistare la virtù in sé”. Il “levare sé sopra di sé” è la più efficace espressione dell’idea della Senese del cammino dell’uomo verso la sua pienezza, di creatura di amore, intelligente e libera: “Dio ha fatto l’uomo libero e potente sopra di sé” (L. 177).
Ella, esemplare nella sua libertà, nel suo prodigarsi per l’edificazione dell’uomo, mai si è sottratta dal proclamare grandi verità, anche se a volte scomode e sgradite. Con autorevolezza, e mai autoritaria, ha spronato i potenti della Chiesa e delle Città alla responsabilità etica, alla coscienza, nell'intendimento di Tommaso d'Aquino: conoscenza. Nella verità Caterina ha trovato alimento, nutrimento dell’anima, conforto, la sua fortezza, rendendosi testimone di coerenza, di quel fare capace di generare giustizia.
Seppe dare testimonianza di efficacia politica il cui
magistero trova genuina espressione nel: "Niuno stato si può conservare nella legge civile e nella legge divina in stato di grazia senza la santa giustizia". (Dial. c. 119). E, circa la giustizia scrive: "Sempre riluca nei petti vostri, lavandovi da ogni amor proprio, attendendo al bene universale della vostra città e non propriamente al bene particolare di voi medesimi". (L. 367). Esorta alla prossimità, alla solidarietà, Caterina, alla chiarezza e alimento del dialogo, per lei il concetto di agere sequitur esse è fondamentale, e il non prendere responsabilmente posizione, non è solo un attentato verso gli altri, nella società, nella politica, nella Chiesa, ma un attentato verso se stessi: l’inerzia del giusto comporta nocumento di amore verso Dio Padre, verso se stessi, verso il prossimo. Esorta, dunque, a impegnarsi, con verità e coraggio, penetrando l'arbore della carità.
Ancora oggi Caterina insegna a rimanere vigili, con luce d'intelletto ci esorta a sentire la potenza spirituale del cuore pulsare. E, poiché non c’è cosa peggiore che l’abbandono alla povertà intellettuale, quella che non sa interagire, proviamo a tornare luce, a illuminare culturalmente, spiritualmente l’opera uomo in questo tempo impoveritosi di costrutto valoriale. Sull'insegnamento testimoniato da S. Caterina da Siena, facciamo nostri i suoi ARE, agendoli nel nostro quotidiano, con determinazione. Saremo attori, non mere comparse, in questo nostro viaggio terreno. Rendiamoci operatori di una trasformazione etica, capace di mutare retaggi culturali divenuti abiti mentali, occorre scardinare le coscienze rigenerando speranza di costrutto.
E Caterina ce lo ricorda: Non accontentatevi delle piccole cose. Dio le vuole grandi. Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia.
Auguri Italia, Auguri a quanti portano il prezioso nome, a quanti continuano a rimanere innamorati del suo ardore, fuoco sempre vivo d'insegnamento.
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