Indignarsi è rialzarsi con determinazione: una politica che non risponde alla sua gente, non è espressione del Popolo ma delle sette leonine/rotali, avanposto dei pigliainculo e quaquaraquà. È una politica degenerata e non autonoma, di servizio alla criminalità cui rimane asservita. E non c'è da meravigliarsi se a destra/centro/sinistra, impresentabili noti, indefinibili per squallore, oggi Tallini, domani un suo simile, vengono arrestati. Un motivo c'è se la Calabria è nel caos da decenni, e ha primato per inefficenza di servizi ai cittadini: l'hanno voluta così, la 'ndrangheta l'ha ridotta così, un bancomat a loro servizio grazie a consorterie e facili voltagabbana collusi, traditori della propria gente. Chi ha permesso ciò? Quanti sono i solidali che hanno assicurato voti? In quale ente, struttura, istituto bonificante cultura di asservimento, la rete della ndrangheta non è infiltrata? La Calabria è in mano di Chi?
Oggi, più di ieri, la Calabria ha bisogno di rialzarsi con un patto civico, ha bisogno di Commissari, persone terze, e tutti ne comprendono le motivazioni, almeno fino a che la pulizia da inutili idioti, asserviti alla massomafia rimarranno a sollecitare ansiogene istigazioni di massa per la non comprensione della realtà. Occorre ora non abbassare la guardia e manifestare il coraggio di rialzarsi! La classe dirigente politica, tutta, gli amministratori dei Comuni di Calabria, tutti, hanno dormito, è fin troppo evidente. Gli occhi aperti, svegli al bene comune, avrebbero dovuto porsi domande, denunciare il colabrodo in cui hanno calato la brava gente calabrese. E, asseriva Thoreau: "Molti uomini hanno vita di quieta disperazione". Noi non ci dobbiamo rassegnare a questo, occorre ribellarsi, osare il bene, ripulire il territorio di Calabria, estirpando la malaerba, riprendere a formare con lume d'intelletto, una reale linfa politica, adempiendo, come sosteneva Goethe, alle "Richieste di ogni giorno", con realismo, interessandosi a ciò per cui realmente occorre reagire. La politica chiede severità e, ripeto: ciò che ci fa grandi non sono le risposte cui stiamo assistendo, che bruciano per il male che fanno, ma le domande da porsi e porre per ridare dignità alla nostra Calabria, non colonizzata dall'esterno ma da inutili idioti del malaffare interno, uniti con intesa criminale alla politica!
Socrate lo chiamavano atopos, un termine di solito tradotto come 'strano', perché poneva domande strane, tipo: cos'è la giustizia? Invitava a far partorire la mente, a prendersi cura dell’anima, sede delle qualità intellettive e morali dell’uomo. È quello che hanno sempre fatto i Filosofi: aiutare a pensare ai problemi del proprio tempo, confidando nella capacità delle persone di ragionare con la propria testa, rispettando l'alterità. In realtà, atopos indica chi è senza luogo, vale a dire chi, proprio perché libero da condizionamenti della sua terra, e del suo tempo, può affrontare i problemi senza pregiudizi, ponendo domande. E, con senso costruttivo, osiamo alzare la voce, osiamo il coraggio dell'atopos, osiamo il Bene che siamo!
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