Solo
chi è pronto a mettere in discussione le proprie convinzioni, aprendosi alla
meraviglia del sapere, potrà sperare di capirci qualcosa nella propria
esistenza, navigando, come moderno Ulisse, i mari dell'ignoto conoscibile.
Senza dubbi, senza interrogativi, saremmo ancora convinti che la terra è
piatta. Norberto Bobbio affermava che "Tra i difensori ad oltranza ed i
liquidatori sino allo sterminio, s'interpone l'uomo di ragione e
incomincia a interrogare la storia".
Senza il porsi domande, non ci sarebbero né scienza, né filosofia che, alla lettera, è desiderio, philo, di sapere, sophia, uno stadio di perenne innamoramento, arsura che mai si colma, ossigeno umanizzante che sazia e ancora domanda.
Senza il porsi domande, non ci sarebbero né scienza, né filosofia che, alla lettera, è desiderio, philo, di sapere, sophia, uno stadio di perenne innamoramento, arsura che mai si colma, ossigeno umanizzante che sazia e ancora domanda.
Asseriva
Gregorio di Nissa: "I concetti creano gli idoli, solo lo stupore conosce". È un
sentimento primigenio, lo stupore, corrisponde alla sensibilità dei bambini
quando scoprono il mondo. È percezione positiva, di verità, piena di pathos,
che prepara il terreno alla conoscenza. Certo, indagare, comunicare sapere, nella navigazione socio-politica, è arduo compito, ricco di sorprese, a volte
entusiasmanti, a volte dolorose. Ma cultura è sensibilità, la stessa capace di
penetrare e liberare umanità, formarla ad una dottrina sociale atta a innestarsi nelle atmosfere dell'umanesimo, schiumando le rive di Itaca
liberata.
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