martedì 12 maggio 2020

INDIGNARSI PER RIALZARSI!


Non sono le infelici e puerili esternazioni di menti poco lucide che dovrebbero indignare il popolo d'Italia, ancor più della mia Calabria. Sarebbe del tutto ridicolo indignarsi per cose che non sono realistiche. Perdersi in esternazioni per puerili orgogli territoriali, è tempo prezioso tolto a favore di insipienza. Ciò che non è reale, non è vero, non merita alcuna reazione. È evidente l'insignificanza dell'insipienza!

Le parole, scriveva Gorgia, sono come un farmaco: se usate bene sono utili, aiutano a costruire un rapporto vantaggioso con le cose e con gli altri. Ma se usate male, intossicano. E le parole si usano male quando vengono impiegate per scappare dalla realtà, molte volte appannata da bandiere sconnesse, fuorvianti, distanti dal generare bene comune, ma amanti solo del potere. Occorre, di contro, sì reagire, INDIGNARSI PER RIALZARSI, indignarsi per ciò che rende maturità valoriale alla dignità di una società civile, delle Comunità che vengono vessate da prosopopea.
Ergo:
  • Mi indigna la propaganda demagogica a danno della democrazia e dei cittadini.
  • Mi indigna il silenzio a ingiustizie e sopraffazioni, all'indifferenza che è più colpevole di chi commette crimini.
  • Mi indigna la calunnia insensata, la diseducazione alla correttezza.
  • Mi indigna l'irresponsabilità etica, soprattutto di chi è causa di intollerabile immoralità e falsità, incapace di gestire, amministrare, avallato da altrettanti falsi e immorali che reggono giochi sporchi.
  • Mi indigna chi non si assume le proprie responsabilità, divenendo causa di difficoltà, rendendo visibili i fili da cui dipende.
  • Mi indigna chi, compiacendosi di ruoli immeritati, abusati, di mera rappresentanza, si lascia intimidire, intimorire da insignificanti soggetti loschi, macchiando il fine stesso, la missione dell'opera che rappresenta, togliendogli ogni fondamento e significato.
  • Mi indigna chi rinnega anche i suoi stessi genitori pur di dichiarare il falso per un piatto di lenticchie. 
  • Mi indigna chi è attaccato a poltrone, a ruoli di cui non potrà mai essere all'altezza, questo non solo perché inferiore, ma permanentemente nano di fronte a giganti che daranno alla storia i contenuti realistici del nanismo.
  • Mi indignano i servi bavosi, le clientele comprate a suon di gente distrutta dal malaffare.
  • Mi indignano quanti non sapendo leggere, né scrivere, attribuiscono la loro miopia ad altri, rendendosi servizio pilotato.
  • Mi indignano coloro che si fregiano di bandiere, fasce, ne strumentalizzano valore per il proprio interesse, quello che avalla criminalità organizzata.
  • Mi indignano i maleducati che fanno della loro ignoranza un vanto stonato.
  • Mi indignano quei parolai che comunicano il falso per supportare cause fallaci.
  • Mi indignano puerili tentativi di minacce, con atti intimidatori, e denigrazione sociale.
  • Mi indignano quanti pur sapendo il giusto da che parte sta, si girano dall'altra parte, dimentichi che l'ingiusto colpisce tutti e impoverisce tutti.
  • Mi indignano le furbizie di chi usa le persone per apparire ciò che non è, soprattutto chi si copre di falsa morale non considerando che siamo tutti figli della memoria e di quello che si semina.
  • Mi indigna la stupidità che cerca l'apparenza e si veste di insipienza.
  • Mi indigna l'ipocrisia di quanti, ambivalenti, accarezzano, tradendo ogni sincerità, e pugnalano alle spalle uccidendo prossimità.
  • Mi indigna chi con l'arroganza dell'agire limita coraggio e libertà.
  • Mi indigna quanti abusano della genuinità della gente e cercano spasmodicamente di farsi dire grazie per il dovere che invece sono tenuti a compiere.
  • Mi indigna l'assenza grave dei servizi fondamentali di un territorio: sanità, trasporti, lavoro, economia.
  • Mi indigna il non supporto, la non attenzione, al pilastro fondante di ogni società: la Famiglia!
  • Mi indigna la cattiveria gratuita, fomentata da invidia di chi mai potrà raggiungere qualità e doni che non ha.
  • Mi indigna quanti volontariamente diseducano alla cultura e alla conoscenza.
  • Mi indignano coloro che abbracciando missioni di solidarietà, del senso del sacro, confondono ruoli e fini, a supporto di scelte interessate.
  • Mi indigna la disonestà, la non lealtà, la mancanza di sincerità.
  • Mi indigna sapere che a troppi manca il pane quotidiano!
  • Mi indigna chi mente sapendo di mentire, e carpisce la fiducia tradendola!
  • Mi indigna che la 'cosa pubblica', e annesso bene comune, troppo spesso, è delegato a chi non ha le basi elementari per comprenderne serietà e complessità.
Un vero maestro non insegna cosa si deve pensare, ma COME PENSARE. Il compito è difficile, ancor  più difficile nel nostro mondo della post-verità, in cui l'emotività deviante, sembra aver definitivamente trionfato. Ci ricorda, tuttavia, Sciascia: "Credo nella ragione, e nella libertà e nella giustizia che dalla ragione scaturiscono". Si tratta, pertanto, di riprendere a seminare, coltivare, con lume d'intelletto, adempiendo, come sosteneva Goethe, alle "Richieste di ogni giorno", con realismo, interessandosi a ciò per cui realmente occorre reagire. In momenti di isteria collettiva crescente, quale il tempo che viviamo, non si abdica alla ragione, se ne mantiene fermezza e utilità.

La realtà non è mai unica o indipendente, è plurale, variegata, per questo occorre mantenere una visione d'insieme condivisa. L'adozione di un linguaggio forte, fatto di proclami, insulti e invettive testimonia un'illusione, quell'apparire che nasconde la sconfitta di chi non sa o, peggio, non vuol parlare con chi la pensa diversamente. Nel Dialogo si compiace la vita di ogni società civile. Il tono controllato, la moderazione, elementi di ragionevolezza, esprimono la convinzione che l'intelligenza umana è in grado di affrontare le sfide della realtà, superandole.

Fino a quando non si raggiungerà una maturità valoriale siffatta, in grado di suscitare una reale indignazione, motivazione per cui reagire e, con sana coscienza, agire, ogni politica, ogni società sarà 'inferiore'! Occorre il coraggio di indignarsi per ciò che realmente opera cambiamento, non cediamo tempo prezioso a chi non merita, non diamo perle ai porci, piuttosto occorre esigere, da ognuno, verità e trasparenza in grado di generare speranza umanizzante per un futuro vivibile e possibile.



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