Non
sono le infelici e puerili esternazioni di menti poco lucide che dovrebbero
indignare il popolo d'Italia, ancor più della mia Calabria. Sarebbe del tutto
ridicolo indignarsi per cose che non sono realistiche. Perdersi in esternazioni
per puerili orgogli territoriali, è tempo prezioso tolto a favore di insipienza.
Ciò che non è reale, non è vero, non merita alcuna reazione. È evidente
l'insignificanza dell'insipienza!
Le
parole, scriveva Gorgia, sono come un farmaco: se usate bene sono utili,
aiutano a costruire un rapporto vantaggioso con le cose e con gli altri. Ma se
usate male, intossicano. E le parole si usano male quando vengono impiegate per
scappare dalla realtà, molte volte appannata da bandiere sconnesse, fuorvianti,
distanti dal generare bene comune, ma amanti solo del potere. Occorre, di
contro, sì reagire, INDIGNARSI PER RIALZARSI, indignarsi per ciò che rende
maturità valoriale alla dignità di una società civile, delle Comunità che
vengono vessate da prosopopea.
Ergo:
- Mi indigna la propaganda demagogica a danno della democrazia e dei
cittadini.
- Mi indigna il silenzio a ingiustizie e sopraffazioni,
all'indifferenza che è più colpevole di chi commette crimini.
- Mi indigna la calunnia insensata, la diseducazione alla
correttezza.
- Mi indigna l'irresponsabilità etica, soprattutto di chi
è causa di intollerabile immoralità e falsità, incapace di gestire,
amministrare, avallato da altrettanti falsi e immorali che reggono giochi
sporchi.
- Mi indigna chi non si assume le proprie responsabilità,
divenendo causa di difficoltà, rendendo visibili i fili da
cui dipende.
- Mi indigna chi, compiacendosi di ruoli immeritati,
abusati, di mera rappresentanza, si lascia intimidire, intimorire da
insignificanti soggetti loschi, macchiando il fine stesso, la missione dell'opera
che rappresenta, togliendogli ogni fondamento e significato.
- Mi indigna chi rinnega anche i suoi stessi genitori pur
di dichiarare il falso per un piatto di lenticchie.
- Mi indigna chi è attaccato a poltrone, a ruoli di cui
non potrà mai essere all'altezza, questo non solo perché inferiore, ma
permanentemente nano di fronte a giganti che daranno alla storia i
contenuti realistici del nanismo.
- Mi indignano i servi bavosi, le clientele comprate a
suon di gente distrutta dal malaffare.
- Mi indignano quanti non sapendo leggere, né scrivere,
attribuiscono la loro miopia ad altri, rendendosi servizio pilotato.
- Mi indignano coloro che si fregiano di bandiere, fasce,
ne strumentalizzano valore per il proprio interesse, quello che avalla
criminalità organizzata.
- Mi indignano i maleducati che fanno della loro
ignoranza un vanto stonato.
- Mi indignano quei parolai che comunicano il falso per
supportare cause fallaci.
- Mi indignano puerili tentativi di minacce, con atti
intimidatori, e denigrazione sociale.
- Mi indignano quanti pur sapendo il giusto da che parte
sta, si girano dall'altra parte, dimentichi che l'ingiusto colpisce tutti
e impoverisce tutti.
- Mi indignano le furbizie di chi usa le persone per
apparire ciò che non è, soprattutto chi si copre di falsa morale non
considerando che siamo tutti figli della memoria e di quello che si
semina.
- Mi indigna la stupidità che cerca l'apparenza e si
veste di insipienza.
- Mi indigna l'ipocrisia di quanti, ambivalenti,
accarezzano, tradendo ogni sincerità, e pugnalano alle spalle uccidendo prossimità.
- Mi indigna chi con l'arroganza dell'agire limita
coraggio e libertà.
- Mi indigna quanti abusano della genuinità della gente e
cercano spasmodicamente di farsi dire grazie per il dovere che invece sono
tenuti a compiere.
- Mi indigna l'assenza grave dei servizi fondamentali di
un territorio: sanità, trasporti, lavoro, economia.
- Mi indigna il non supporto, la non attenzione, al pilastro fondante di ogni società: la Famiglia!
- Mi indigna la cattiveria gratuita, fomentata da invidia
di chi mai potrà raggiungere qualità e doni che non ha.
- Mi indigna quanti volontariamente diseducano alla
cultura e alla conoscenza.
- Mi indignano coloro che abbracciando missioni di
solidarietà, del senso del sacro, confondono ruoli e fini, a supporto di
scelte interessate.
- Mi indigna la disonestà, la non lealtà, la mancanza di sincerità.
- Mi indigna sapere che a troppi manca il pane
quotidiano!
- Mi indigna chi mente sapendo di mentire, e carpisce la fiducia tradendola!
- Mi indigna che la 'cosa pubblica', e annesso bene comune, troppo spesso, è
delegato a chi non ha le basi elementari per comprenderne serietà e
complessità.
Un
vero maestro non insegna cosa si deve pensare, ma COME PENSARE. Il compito è
difficile, ancor più difficile nel nostro mondo della post-verità, in cui
l'emotività deviante, sembra aver definitivamente trionfato. Ci ricorda,
tuttavia, Sciascia: "Credo nella ragione, e nella libertà e nella
giustizia che dalla ragione scaturiscono". Si tratta, pertanto, di
riprendere a seminare, coltivare, con lume d'intelletto, adempiendo, come
sosteneva Goethe, alle "Richieste di ogni giorno", con realismo,
interessandosi a ciò per cui realmente occorre reagire. In momenti di isteria
collettiva crescente, quale il tempo che viviamo, non si abdica alla ragione,
se ne mantiene fermezza e utilità.
La
realtà non è mai unica o indipendente, è plurale, variegata, per questo occorre
mantenere una visione d'insieme condivisa. L'adozione
di un linguaggio forte, fatto di proclami, insulti e invettive testimonia
un'illusione, quell'apparire che nasconde la sconfitta di chi non sa o, peggio,
non vuol parlare con chi la pensa diversamente. Nel Dialogo si compiace la vita
di ogni società civile. Il tono controllato, la moderazione, elementi di
ragionevolezza, esprimono la convinzione che l'intelligenza umana è in grado di
affrontare le sfide della realtà, superandole.
Fino
a quando non si raggiungerà una maturità valoriale siffatta, in grado di
suscitare una reale indignazione, motivazione per cui reagire e, con sana
coscienza, agire, ogni politica, ogni società sarà 'inferiore'! Occorre il
coraggio di indignarsi per ciò che realmente opera cambiamento, non cediamo
tempo prezioso a chi non merita, non diamo perle ai porci, piuttosto occorre
esigere, da ognuno, verità e trasparenza in grado di generare speranza umanizzante per un
futuro vivibile e possibile.
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