martedì 25 settembre 2018

LA RETROTOPIA, MALESSERE DI UNA POLITICA DEPRESSA


Asseriva Bauman: “Confidare nell'intelligenza dell’uomo perché s’avveda dei suoi errori, e vi metta riparo, è un’esigenza che può essere coltivata”. Sul piano dei costumi sociali - non del tutto edulcorati - espressione di un processo umano involutivo sul fronte valoriale, aiuterebbe non fare incetta di insipienze, incoerenze svianti, costruzioni deliranti fondate su dati fantasiosi e inverificabili, spacciate come cultura, e che hanno il solo fine di lucrare danaro pubblico e rimpinguare smanie di potere malato. Occorre avvedersi del reale vissuto, e di cosa la società si nutre. Bauman parla di retrotopia - inverso dell’utopia - ovverosia: un’utopia rivolta all'indietro. Ma, mentre l’utopia rivolge attitudine a collocare nel futuro l’immaginazione per una società migliore, possibile, la moderna propensione socio-politica tende a collocare l’immaginazione di una società migliore nel passato, in quello più abietto ed egoista.  

Ecco la riesumazione di nostalgie nazionaliste, populismi dissennati, l’attaccamento a idee selettive, a corporazioni ansiogene, ad atavico clientelismo - arma preferita degli accattoni della politica - che screditano senso nobile dell’agire politico pur di mantenere potere. Per innovare territori e società occorre presa di coraggio, occorre Essere pietre d’angolo, soggetti capaci di, con responsabilità etica, superare ogni nanismo e mediocrità di agire. 

E mentre fare memoria di ciò che arricchisce: sviluppo della scienza, progresso umano, evoluzione civile, perfezionamento democratico delle società, formazione, è nota di merito, sorge - nella modernità - una quaestio non trascurabile: veramente si folleggia di primitivo sentimento retrotopico? Di riesumazioni d’agire fuori luogo? Veramente si è spenta ogni idea che sappia innovare la politica, e si guarda a ritroso pensando di trovare risposte dentro foto avvizzite dal tempo? Ambire l’ambiguo non trova spazio di ragionevolezza nel savio intelletto. Ogni persona, con coscienza vigile, concorre alla crescita materiale e spirituale della società. Ogni persona, ancor più chi ha responsabilità pubbliche - e che deve dare conto del suo operato - concorre alla crescita etica della società. E questa non è utopia, è senso civico. Della storia bisogna farne tesoro, per non ripetere errori e orrori protrattisi nel tempo. L’auspicio è che ci siano intelligenze, menti aperte capaci di discernere il bene dal male, piuttosto che l’interesse particolare, persone capaci di vivere intimamente e profondamente il sano senso del Noi. La tristezza si riscontra in quelle povertà intellettuali, incapaci di far pace con il proprio limite di competenza, incapaci di essere fertili per se stessi e per la società. L’attrazione smodata verso ciò che consola solo il proprio ego storico, non può essere elemento di fecondità, e volgendo lo sguardo all'indietro, non scorgeremo mai soluzioni per valorizzare la società.

Nuoce gravemente alla società, all'essere umano, minimizzare il pensiero pensante, l’incapacità di pensare costruttivamente, propositivamente, guardando oltre la morte cui l’attualità politica vuole far ripiegare il pensare. Nuoce gravemente alla società aver dimenticato, o fare di tutto per obliare alla sostanza esecutiva dell’equilibrio pensante, che è essenzialmente pratico nel suo concepimento: riguarda l’uomo, la conoscenza di ciò che è reale non astratto, non vi sono uomini astratti, semmai distratti e senza scrupoli. Occorre formare pensiero, e questo richiede sacrifico, dedizione, amore per l’umanità e sua edificazione. Non fa rumore il bene pensare, ma costruisce fertile il domani. Ecco  che progetti politici e/o personali, non inclusivi, individualistici, che non pretendono di correggere i vizi della società a vantaggio di un’entità collettiva ampia, piuttosto attenti, di contro, a una parte ristretta, una setta della comunità - o peggio ancora di sé stessi -, trincerati nella nebulosa presenza di bandiere, per non parlare dell’uso, simil bancomat, delle Regioni che pur di mantenere poltrone foraggiano l’inaudito, l’impossibile, elargendo emolumenti ai compiacenti servitori, tali progetti politici e/o personali, sono espressione del malessere di una politica depressa, costituendo  l’infausta prematura morte dei territori.  

Affermava Emile Chartier: Risvegliarsi è mettersi alla ricerca del mondo. L’auspicio è che la politica sappia risvegliarsi al senso nobile e produttivo di un Bene realmente Comune, sforzandosi di superare la retrotopia, e sappia essere inclusiva, generare verità, comunicazione trasparente alle Comunità, attenzione ai bisogni sociali reali, sappia alimentare vita di dignità e rispetto.



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