Sia sempre vigile la capacità critica, si giunga al voto con mano sulla coscienza, anche per l’astensionismo che, nel caos, è la scelta imposta dal buon senso. Ma, mano sulla coscienza, nel senso inteso da Tommaso d’Aquino: conoscenza. Si abbia amore per il nostro futuro, qui non si scherza, la realtà non è data dai social, i vari media che propinano l’impossibile più improbabile. La realtà di una società è fatta di doveri e servizi reali, cui l’intera classe politica, ambigua, ha abiurato: il lavoro, quindi il pane è sacro, la casa è sacra, questo non è marxismo, diceva La Pira, ma è Vangelo. Tali temi barcollano, almeno quanto il non prendere posizione rispetto alle associazioni malavitose. La realtà di una società è fatta di diritto che, con l’ultima trovata della legge elettorale, ci vene negato nella scelta di voto.
Non lasciamoci irretire da piacioni che hanno goduto di poteri, e che sornioni si svegliano all’attenzione dei territori, perpetrando inganno. Non lasciamoci irretire da inutili idioti sbarcati nel sud a salvarlo con idiozie e pensamenti di puro insulto al meridione d’Italia. Non lasciamoci irretire da propagande e derive nostalgiche, operate da chi non si rassegna alla sua età, tempo trascorso e da cedere. Non lasciamoci irretire da avanguardie stellari, astratte e inconsistenti che credevano di essere luce e si sono rivelati un cerino pure spento, capace solo di fare scena e marketing, ridicolizzando le istituzioni. Non lasciamoci irretire da chi fa confusione, e quindi non garantirà bene comune, non avendo superato quanto già De Gasperi aveva superato: separare Chiesa e Stato e non farne un baluardo di valori illudendo e imponendo il proprio credo. I valori si difendono, non se ne fa un partito usando la buona fede della gente disillusa.
E non v’è chi si creda puro da questo caos, non ci sono sopravvissuti vergini che si possono chiamare fuori, poiché il sistema ha condizionato e coinvolto, e gli interessi del proprio giardino sono sempre più forti da difendere. Privati di preferenza, si procede con i tarli della inconsistenza.
Non si illudano i trasformisti delle parole, i venditori di offerte, i saltimbanchi di casacche, gli squadristi degli accordi a tavolino: la gente, che vive i territori e subisce i disagi, ha fame di buon senso e verità, che ora non trova se non, molti, astenendosi, questa sì espressione di diritto, che non si fa complice dell’inettitudine ma cerca, con il rispetto delle persone, di argomentare ragionamento di costrutto. Se ne dovrà pur prendere atto, la politica, nelle sue massime rappresentanze, dal Colle ai Palazzi, dovrà interrogarsi sul perché sia riuscita a non rendersi credibile e alimentare sfiducia.
Mano sulla coscienza! Fermarsi, ascoltare, ritornare a riflettere: sbocci il sentimento politico, quello atto a servire, frutto del nobile sentimento popolare, germogli la poesia nella politica, diventi voce intrisa di umanesimo, di valori sociali che trascendano la concupiscenza in cui è sprofondata. Si renda, la politica, baluardo di costruzione e innovazione culturale di una Nazione che si riconosca Giovane Italia matura. E sprono impegno sul dato reale: la politica emotiva non è politica, l’emotività non è il soggetto della politica, soggetto della politica è l’intelletto speculativo che induce all’azione responsabile, capace sicuramente di emozionare ma nell’esercizio pratico della carità intellettuale.
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