Di getto posi questioni sull’umano esistere, mentre fuori una pioggia sottile, penetrante, si confondeva nei volti della gente. Se d’incanto la vita si veste, se di virtù si riempie, se riesce a nutrirsi del silenzio rumoroso che la alberga, forse la dimensione umana riuscirà a prendere sopravvento, socialmente, politicamente.
Non è facile, ponendo lo sguardo sulla realtà dei nostri tempi, riuscire a fare emergere qualità valoriali che superino paure, sensibilità che non abbiano messo in conto di dolersi, tenerezza che rimane spiazzata da note di aggressività e irrispettosa superficialità, che non tiene conto dell’altro come fosse se stesso.
Cerco l’uomo, la memoria riporta a Diogene con la sua lampada che così, ai suoi tempi, poneva domande di esistenza e sussistenza. Oggi noi, seppur provvisti di ogni benessere, di sviluppo economico, di ogni mezzo di comunicazione, di evoluzione tecnologica, non riusciamo a cogliere sostanza, a percepire presenza di umana costruzione. Perché la società si è alienata all’inviluppo umano? Perché sceglie di perire, credendo sia vita e libertà quella che vive? Perché il tutto sociale tende, paradossalmente, a chiudere spazi di riflessione, di costruttiva critica, seppure vivificata da animosità, sana passione che denota senso della verità, senso del bene da costruire, sentimento del tenere, trattenere al meglio della vita? Perché si insiste sul guardare al passato, al vecchio ormai mummificato che non vuole cedere il passo, n’è l’orizzonte, al nuovo contesto sociale? Ogni tempo vive le sue ere, veramente si folleggia di atavico sentimento, di riesumazioni fuori luogo e fuori tempo? Veramente si è spenta ogni idea che sappia rendere e innovare la politica?
Si dipana ogni scorcio di ambiguità quando a tenere banco è l’incomprensibile ego sum, la mania di protagonismo, colletti bianchi che mai mancano di coprire di immondo l’agire interessato. E vola via, dinanzi al potere sognato, ogni teoria perorata, ogni coerenza d’azione, ogni fare e pensare. Quanto tempo durerà il marciume? Tanto quanto l’uomo non vi rinuncia, certo è che ambire l’ambiguo non trova spazio di ragionevolezza nel savio intelletto.
Uno sguardo alla realtà rende opinabile ogni ragionamento che non sia di verità, bontà, utilità all’uomo e alla società. Proseguo nel cercare l’umanità, seppur con fioca fiammella, quella che sarà capace di politica innovata. Val la pena tentare non perdendo frammento di umana natura, non rinunciando ad essere pro bonum facere per giammai apparire.
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