L'indole generosa di mia madre mi ha
educato a cercare nel mio simile l'umanità, piuttosto che l'agiatezza o
l'influenza; il temperamento genuino di mio padre mi ha esortato ad appassionarmi,
più che alla tronfia falsa sapienza, alla tacita virtù del sacrificio che,
sapientemente, rende sacra ogni azione. Il sacrificio viene inteso come
sofferenza, rinuncia a qualcosa, fatica per qualcosa, in vista di un auspicato bene.
Ma è il significato dell'accezione moderna. Se si considera la sua radice, se sacrificio
è inteso nel suo originale significato di sacer
facere: rendere sacro quello che
si fa, si comprende quanto sia migliore interpretarne bellezza.
Tenere alta l'attenzione
alla comprensione delle parole, alla coerenza pratica e virtuosa della vita,
allora forse l'interazione umana diventa espressione di reciproca verità,
diventa esistenza vera quella che si vive. E, nella sussistenza umana, non val
la pena altro agire, se non avere consapevolezza della sostanza del proprio
essere, che guadagna la virtù della vita nel delicato procedere della sua
dimensione spirituale, non mascherata da corporazioni riprovevoli. E, con
Petrarca: “In libertà ritorno sospirando. E come vero prigioniero afflitto, de
le catene mie gran parte porto. E 'l core ne gli occhi e ne la fronte ò
scritto”.
Vi è un limite del linguaggio per
rappresentare l'ineffabile, senza negarlo come tale, e ciò di cui non si può
parlare si deve tacere. Ma è vero anche che di edificazione umana si può
parlare quando, con propria luce d'intelletto, si riesce a superare virtuosamente
il limite del perfettibile possibile. Ecco l'alba di un universo migliore, dove
il buio è squarciato dalla gemma del sole, dal chiarore delle stelle, dall'infinita dignitosa condotta dell'amore, dall'abito della verità. Da questa
potenza d'azione prospera l'unione della tacita virtù del sacrificio, con la tenace
costanza della volontà umana.
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