sabato 18 marzo 2017

La virtù sta nell’azione e nel sacrificio

L'indole generosa di mia madre mi ha educato a cercare nel mio simile l'umanità, piuttosto che l'agiatezza o l'influenza; il temperamento genuino di mio padre mi ha esortato ad appassionarmi, più che alla tronfia falsa sapienza, alla tacita virtù del sacrificio che, sapientemente, rende sacra ogni azione. Il sacrificio viene inteso come sofferenza, rinuncia a qualcosa, fatica per qualcosa, in vista di un auspicato bene. Ma è il significato dell'accezione moderna. Se si considera la sua radice, se sacrificio è inteso nel suo originale significato di sacer facere: rendere sacro quello che si fa, si comprende quanto sia migliore interpretarne bellezza. 

Tenere alta l'attenzione alla comprensione delle parole, alla coerenza pratica e virtuosa della vita, allora forse l'interazione umana diventa espressione di reciproca verità, diventa esistenza vera quella che si vive. E, nella sussistenza umana, non val la pena altro agire, se non avere consapevolezza della sostanza del proprio essere, che guadagna la virtù della vita nel delicato procedere della sua dimensione spirituale, non mascherata da corporazioni riprovevoli. E, con Petrarca: “In libertà ritorno sospirando. E come vero prigioniero afflitto, de le catene mie gran parte porto. E 'l core ne gli occhi e ne la fronte ò scritto”.

Vi è un limite del linguaggio per rappresentare l'ineffabile, senza negarlo come tale, e ciò di cui non si può parlare si deve tacere. Ma è vero anche che di edificazione umana si può parlare quando, con propria luce d'intelletto, si riesce a superare virtuosamente il limite del perfettibile possibile. Ecco l'alba di un universo migliore, dove il buio è squarciato dalla gemma del sole, dal chiarore delle stelle, dall'infinita dignitosa condotta dell'amore, dall'abito della verità. Da questa potenza d'azione prospera l'unione della tacita virtù del sacrificio, con la tenace costanza della volontà umana.


Nessun commento:

Posta un commento