Ho da sempre creduto che fosse il cuore il motore primo per
occuparsi di questioni sociali, l’unico in grado di accostarsi con umanità alla
politica, e lo dico da filosofa che pensa, da comunicatore che dà conoscenza. Da sempre ho fatto mia l’idea cateriniana di Riforma: togliere dal ‘giardino’ i fiori fradici e
maleodoranti dei cattivi ministri e piantarvi ‘fiori odoriferi’ di ministri
veri e santi. Un’idea, monito di assoluta lungimiranza, e quanto mai
appropriata considerazione per il nostro oggi: e per la società civile e per
Madre Chiesa. Senza passione e amore di fare bene con verità, il frutto non
fruttifica, mi ricordava mio padre.
I principi intrinseci dell’agire umano sono le sue potenze: due spirituali, intelletto e volontà; due sensitive: l’appetito irascibile e l’appetito concupiscibile.
(S. Th., I-II, q. 23, a.1). Affinché poi
queste potenze conducano rettamente l’uomo al suo fine, abbiamo le quattro virtù cardinali - habitus
boni -: la prudenza per
l’intelletto, la giustizia per la volontà, la fortezza per l’appetito
irascibile, la temperanza per l’appetito concupiscibile. (S. Th., I-II, q. 61,
a. 2). Infatti, per agire bene noi dobbiamo anzitutto scegliere i mezzi adatti
(prudenza); poi salvare i diritti
altrui (giustizia); difendere la
propria persona e i propri beni contro i vari pericoli (fortezza); e conservare la giusta misura nell'uso dei beni
esteriori (temperanza). (S. Th.,
I-II, q. 61, a. 3).
Ecco dimostrato come i principi intrinseci dell’agire umano non siano
un dato materiale ma essenzialmente etico: in essi è contenuto il bene morale.
Ora, la morale ha il carattere dell’integrità e della totalità. È una e i
doveri sono solidali. Non si è morali rispettando un dovere e rifiutandone un
altro. La morale abbraccia tutte le virtù, tutto l’insieme dell’attività umana.
Nella concitata ricerca di una buona politica, in questo perenne
divenire, che continua la sua sfrenata corsa minacciando di travolgere tutto e
tutti, siamo arrivati a una falsa modernità, impaziente di sostituire il nuovo all'antico, alla mania del nuovo per il nuovo, senza pensare se questo nuovo abbia
in sé un valore che lo giustifichi e lo faccia preferire al vecchio, al già
passato. Si dimentica troppo facilmente che anche il tanto decantato nuovo non
ha di per se stesso valore in quanto nuovo, non è di per sé sinonimo di verità
o di progresso, ma solo se a condizione che sia anche vero (nella vita
intellettuale), buono (nella vita morale), giusto (nella vita giuridica), bello
(nella vita artistica), perché la verità è sempre giovane e moderna poiché
eterna. E l’uomo ha bisogno di verità, di verità desunte dalla realtà, dalla
scienza delle cose, e non può accontentarsi di propugnare quello che sostiene
una maggioranza sul verosimile, sul meglio, sul più giusto.
Un progetto politico che rimane nebuloso, non capace di prendere
posizione e, quindi, falsamente impostato porterà inevitabilmente una falsa
soluzione. Il principio di non contraddizione deve essere presente in tutte le
discipline, soprattutto nelle questioni della politica poiché tendere al bene è
in se principio di non contraddizione, determinazione di ciò che è. Il bene è nell'integrità del bene, nell'in sé, nella sua pienezza. Non c’è bene più
ambito, compito più nobile dell’uomo che la ricerca della verità, ricerca che
non può essere trasformata in un processo puramente convenzionale. Al contempo
aspirazione più alta del fare politica è la centralità della Persona, i suoi
bisogni e per questo operare. Scrive Tommaso: l’amor amicitiae è rivolto all'identità
personale dell’altro, non a qualche sua bella qualità che ci procura vantaggio.
L’amor concupiscientiae è, di contro,
instabile: è fondato sull'utile o sul piacere che viene dall'altra persona;
quando da questa persona non viene più utile, o quando abbiamo trovato di
meglio altrove, questo amore finisce. (S. Th., I-II, q. 26).
Nell'amor
amicitiae quindi si verifica una kenosi: lo svuotamento, uno ‘spogliarsi’ che assume l’altro e, dal di
dentro, lo informa della propria natura agapica. Si capisce così come
l’amicizia - comunione di cammino d’amore - sia immagine del
dinamismo trinitario, fatto di unità e distinzione, distanza e intimità,
raccoglimento e irraggiamento e, soprattutto, luogo di partecipazione a
esso. Il contenuto di tale dinamismo di entrata-uscita, di venire da e andare verso
è il mistero della communicatio:
comunicazione della parte più profonda e costitutiva di sé. Nasce così il Noi.
Ora, poiché, tra l’altro, si assurge all'essere cattolici in
politica, di un dato bisogna prendere atto: la diminuzione della fede,
producendo la diminuzione della verità, induce, per forzata conseguenza, il
traviamento dell’intelligenza umana. Per analogia: la diminuzione della virtù ‘servizio’,
della morale nella politica, alimenta la corruzione e il fare affaristico degli
inutili idioti o dei soliti mediocri.
L’uomo per la propria debolezza scompone ciò che in Dio è unito
nella sua semplice unità: ovvero distingue le affermazioni politiche dalle
affermazioni sociali e queste da quelle religiose. Ergo: avere un’aspirazione
non cambia le cose tanto quanto una decisione, ciò è categoria propria del fare
politica: non è solo desiderio, è prendere decisioni, è avere responsabilità
per le stesse, perché non lo fai per te, ma lo fai per Alii. Ambizione ardua è il porsi a servizio dell’Altro, nobiltà
d’esercizio che si compie solo quando si è puri negli intenti, genuini nella
proposta, testimoni di verità, culturalmente preparati, staccati dall'ego,
soprattutto persone libere. Il pro bonum
facere, è ispirazione di qualcosa di
più grande del semplice pensare umano. Ora, chi, parlando esplicitamente di
qualche cosa, ignorasse che parla implicitamente di Dio, poiché di servizio al
Suo progetto, essendo ognuno di noi, Persona, Suo progetto, parlando esplicitamente
di qualche scienza, o perseguendo proponimenti di fare politico, ignorasse di parlare
implicitamente di teologia, sappia almeno che egli non ricevette da Dio che l’intelligenza
assolutamente necessaria per essere uomo.
Finché, dunque, l’arte del governo della cosa pubblica non comprenderà che
l’uomo è portatore di un progetto non suo, ma di Dio, che la politica emotiva
non è politica, che l’emotività non è il soggetto della politica, soggetto
della politica è, piuttosto, l’intelletto speculativo che induce all'azione responsabile, capace sicuramente di emozionare, toccare profondamente l’anima, nell'esercizio pratico della “carità intellettuale”, soprattutto ponendo al
centro della sua azione la Persona, fino a che non comprenderà ciò, non potrà credere
di migliorare la società senza il necessario impegno per il raffinamento delle
persone.
È dalla conversione del cuore, da una presa di coscienza, che
scaturisce la sollecitudine per l’uomo che fa avvertire come onere l’impegno
per risanare le istituzioni, gli organismi, le condizioni di vita antitetiche
alla dignità umana. Una crescita interiore che non s’impegni per i
miglioramenti sociali è soltanto apparente e, un impegno politico non sorretto
da valori interiori, è debole oltre che di breve durata. Anelare al senso sano
della libertà è un dovere. Bisogna, quindi, penetrare la modernità di fervori
etici, i soli che danno fondatezza all'evoluzione umana completa. La
metodologia politica deve essere sorretta da un’antropologia qualitativa, dalla
chiarezza propositiva, che miri a ottenere la fiducia autentica dei cittadini
sempre più lasciati soli e sfiduciati.
Caterina da Siena, non mi stancherò mai di ricordarlo, nella straordinaria
opera di mediazione politica di cui si rese protagonista, mise in guardia dai
tre errori fondamentali dell’uomo politico: evitare la contesa, rimandare
la decisione, tollerare il male, errori che riassume nel “sonno
della negligenza”. Come non considerare l’allarmante attuale monito? La
perniciosa applicazione nei sedicenti politici del sonno della negligenza
continua a generare confusione, inganno, malaffare. Il nostro stato sociale
vive nell'oblio e ingiustizia che è perpetrata ai danni dei più deboli: non si può non
reagire di fronte all'umanità bisognosa di lavoro, di una casa, di pane, di
buona salute, di scuola efficiente, una realtà umana resa sempre più ‘scarto’,
come Papa Francesco più volte ha definito, e per cui ammonisce i potenti della
terra che permangono sordi e indifferenti, e sordi e indifferenti sono anche
coloro che si ‘credono’ -poveri illusi- potenti.
La politica è servizio di chi non ha voce, non deve argomentare
questioni strumentali nei buoni palazzi mentre gente rischia di trovarsi senza
un tetto e senza un pezzo di pane. Perché non si reagisce? Aprendo gli occhi ci
accorgiamo che la povertà di chi dovrebbe agire pro bonum facere non è materiale, piuttosto di aridità dell’anima, di
povertà di cuore e in esse trova domicilio lo sconvolgimento di un tempo di
confusione, di cinismo, di furbizie ignobili, di malsano senso di controllo, di
narcisismo votato all'idolatria dell’ego sum.
Credo che oggi, più di ieri, sia urgente identificare il verum con il factum, al fine di poter
avere conoscenza vera solo
di ciò che è fatto chiaramente. E, mentre alle cose di
Dio ci si accosta con molta scrupolosità, poiché trascendono i nostri limiti
conoscitivi; allo stesso tempo, l’agire politico non trascende i limiti
conoscitivi, ne verifichiamo fattività che, nel caso di poca responsabilità
operativa, condiziona il tutto e non solo la parte del cammino verso un bene
comune: ogni azione genera una reazione ed è da irresponsabili non tenerne
conto.
A
tal fine anelo – cose ardue – ma per me
imprescindibili: a un fuoco di verità nell'azione politica, di pulizia, trasparenza, non centralità, onestà intellettuale, democrazia
e, soprattutto, servizio per i valori cui tendere, andare incontro alla realtà
mettendo al centro la persona. Un fuoco di verità che doni calore, che incendi
l’anima e che sani le ferite di una società continuamente ferita. Anelo alla
libertà dell’essere e dell’agire!
La mia non è una
posizione meramente morale per il nostro oggi, piuttosto una posizione
politica. Bisogna rilanciare il Dialogo della Costruzione, quello
che ci permette di affrontare e superare i problemi. Un coraggioso e vigoroso
stimolo di speranza, per un orizzonte di decisa lungimiranza costruttiva,
affinché l’impegno sociale abbia un senso di consistenza valoriale concreto,
poiché concrete sono le Persone per cui si opera e dalle quali si riceve il
dono più grande: la fiducia.
[Foto: Elisabetta Sirani - La Giustizia, la Carità e la Prudenza]
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