Ciò che rende l’esistenza preziosa e piacevole sono solo i
nostri sentimenti e la nostra sensibilità, così scriveva Hermann
Hesse. Bisogna tuttavia porsi una domanda: l’esistenza umana è ancora preziosa?
Esistono sentimenti? È manifesta la sensibilità? Il pensiero
dell’anima, riflettendoci, non mancherebbe di rispondere: certo, al camminarsi dentro tendono
gli amici della verità. La realtà, ciò nonostante, testimonia tutt'altro, ancor
più perché è comunicata imperversa confusione, e da ciò non si astrae il discorrere
politico, divenuto banale e infruttuoso.
Nella comunicazione non conta il dire,
piuttosto cosa e, soprattutto, come dire, ancor più conta testimoniare il
proprio dire con il fare. Ogni ente, associazione con in seno il perseguimento
sano di un bene, che è sempre prezioso, non germoglia per proselitismo ma per
attrazione. Lo scopo del comunicare non è prevalere, offuscare, piuttosto conquistare.
Le persone, prima di ogni cosa, hanno bisogno di sentirsi preziose, amate,
accettate, poi eventualmente sfidate: essere Umani è fondamentale e la
comunicazione ne caratterizza le modalità.
Tuttavia come è vissuto, con quali
modalità è narrato il nostro tempo? Profetica è l’espressione di Caterina da
Siena: “Avete taciuto abbastanza. È ora
di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di
silenzio il mondo è marcito”. Gridano e camminano le genti dalle centomila
lingue, sembra che Caterina ancora una volta abbia visto l’oggi: la moltitudine
che si muove dal mondo marcito cercando altrove il proprio vivere. Si levano le
genti dall'assurdo silenzio dell’ipocrisia, delle apparenze, delle
inconsistenze! E non si affidano alle istituzioni che non lavorano per le genti,
per lo stato sociale, la giustizia sociale, non vedremo gli orrori che vediamo!
Avete taciuto abbastanza. È ora di
finirla di stare zitti!: essere conniventi significa essere parte del
marciume creato.
Quanto sta accadendo nel Mediterraneo,
nel Medio Oriente, con le trasmigrazioni delle genti dai luoghi di fame,
distruzioni, guerre, narra l’incapacità dell’agire istituzionale e non è
responsabilità politica ma di tutti i singoli politici e l’Europa dei popoli
fallisce miseramente l’intento da cui era generato, sotto l’occhio ignavo
dell’ONU. Non bastano accenni di accoglienza parlando di numeri piuttosto che
di persone, il mondo è diventato un calcolo globale, portandolo alla confusione
e al disordine. Viviamo il caos di un tempo persosi d’umanità. Si applica nella
comunicazione di questo esodo un dire sterile, molte volte crudele,
furbescamente votato alla salvaguardia del proprio sentire, concentrando
l’attenzione sull’io nazionale piuttosto che sul noi che siamo popoli tutti in
cammino. Sono riprese da tutti i media le moltitudini in cammino, in fuga dalle
proprie terre ma con negli occhi il desiderio del domani che fugge dalla morte
e guarda ai bambini come speranza del futuro. Sarebbe il caso di mettersi nei
loro panni caro cattolicesimo politico? Non vengono a occupare un nuovo mondo,
il mondo è di tutti, sono loro il nuovo mondo, il talento è nell'uomo, il
potenziale umano è imprescindibile per l’umanità, essi sono consapevoli della
distruzione da cui fuggono, la ripudiano, se ne dissociano andando in cerca di
una strada nuova. Il mondo non è dei confini che l’uomo e i sistemi delle
politiche avventate, piuttosto concentrate ad aumentare e conquistare vane
glorie, hanno voluto delimitare: i confini nazionali sono stralciati dalla fame
del mondo che cerca nuove frontiere, non barriere, cerca pace!
Una società di bisogni, di drammatiche condizioni
umane caratterizza il nostro tempo, moltitudini di persone in cerca di speranza
camminano la terra, inseguendo il senso della vita cui donare risposta.
Ammirevole è il desiderio che porta l’animo dell’uomo a tentare di trovare
risposte, concrete forme di supporto per la propria crescita umana e spirituale.
È d’insegnamento precipuo a queste nostre società benestanti e corrotte, che
guardano dall'alto, sedute su ciò che credono essere dato in esclusiva, addormentati, annichiliti, ipocriti.
Come si sveglia la coscienza umana? Gridando con centomila lingue!,
dialogando, praticando carità, cercando soluzioni umane e possibili, non
creando ghetti e nuovi campi di concentramento! È possibile mai che la storia
non insegni niente?!! È possibile mai fare sonni tranquilli sapendo della
gravità dei bisogni che albergano il nostro tempo?
Osservando l’umanità che si muove sulla
terra, resa arida dall'egoismo, e spregiudicata per i propri interessi, senza Dio e con mammona da servire, guardando gli occhi dei bambini che non
comprendono una vita non loro, ci si può accorgere che in questa umanità errante
permane una passione dinamica che crede in un domani di speranza, che insegna a
modificare l’aridità del cuore, che aiuta ad avere la dimensione dell’altro.
L’Altro è estensione prima dell’umanità che si comunica, l’altro come se
stesso, molte volte migliore di se stesso.
Le nostre società hanno sviluppato
l’orrore nei riguardi della moltitudine: nella moltitudine l’individuo perde la
sua identità, nella moltitudine noi non sappiamo chi siamo, la moltitudine è
pericolosa e in nome di questa paura si permettono atroci sofferenze, si
alimentano pensieri di esclusione, di decisioni affrettate, irruenti
atteggiamenti, espressioni arroganti che eludono l’ideale virtuoso del fare
bene per fare bene!
La politica, che ha smarrito il senso
del suo fine, non sa rispondere: non può rispondere l’interesse personale
rispetto al bene comune. Il pensare in piccolo, il pensiero piccolo, non potrà
contenere mai un pensiero lungimirante, tanto meno comprenderlo. Fino a che si
proseguirà nel ciarlare, così
definiva Caterina da Siena il chiacchierare infruttuoso, fino a quando non ci
sarà un’assunzione di responsabilità da parte dei politici, ancor più dei sedicenti
cattolici che sonnecchiano, che non decidono, mancherà la consapevolezza della
gravità in cui il mondo umanità si trova.
Bisogna credere che domani esisterà,
senza tener conto dei nefasti ‘nonostante nonostante’, credere nell'umanità che
anela la sua umanità, auspicando un domani della carità, del fare sano
nell’arte della politica, mantenendo memoria e facendo tesoro dell’agire capace
e coraggioso di chi ha saputo fare battaglie di umanità a sostegno della
giustizia sociale, del bene sociale, soprattutto non sfuggendo le proprie
responsabilità: per ogni essere umano l’altro è responsabilità di cui aver
cura.
Passa Oggi, nome proprio di persona, e
viene Domani, nome proprio di persone: un nuovo uomo soffre, una nuova donna
non riesce a sfamare la propria creatura, una giovane vita rimane vittima della
criminalità del mondo, nuovi occhi colmi di lacrime tracciano il sentiero del creato
e gridano giustizia: Avete taciuto
abbastanza, è ora di finirla di stare zitti poiché, sovviene Shakespeare: Vivi
per essere la meraviglia e l’ammirazione del tuo tempo. E oggi è il tempo
di innovare umanità per costruire, attrarre, conquistare, e questo lo potrà
solo il senso buono del Noi, la cultura che è sensibilità, la poesia della vita che illumina i nuovi giorni, che
rende preziosa l’umanità restituendole meraviglia e ammirazione, dopotutto, asseriva Dostoevskij: “Più
scura la notte, più luminose le stelle, più profondo il dolore, più vicino è
Dio!”.
[Foto: Michelangelo Buonarroti - Diluvio
Universale]
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