Nella mirabile cornice del Centro Mater
Divinae Gratiae delle Suore di Santa Dorotea di Cemmo, Brescia, si è svolto dal
28 al 30 settembre 2012, il Convegno Provinciale dei Laici Domenicani. Il tema su cui
si è discusso è stato: “Predicazione
domenicana al femminile: S. Caterina da Siena. Dinamicità ed analogie tra il
suo tempo e il nostro”.
Il Convegno,
organizzato dalla Presidente Provinciale del Laicato Domenicano, Irene Larcan, assistita
dalla sapiente guida del Promotore
Provinciale del Laicato e della Famiglia Domenicana, Fr. Raffaele Previato, O.
P., ha visto la presenza partecipata del Priore
Provinciale, P. Riccardo Barile, O. P., del suo Assistente, Fr. Alessandro
Fanti, O. P., e di numerose Fraternite Laiche Domenicane convenute per
l’evento. Lo
studio proposto dalla relatrice, Dott.ssa Maria Francesca Carnea, si è
concentrato sull’esempio volitivo di Caterina da Siena, alimentando
una riflessione suggestiva e di reale esortazione per il nostro tempo. Affascinante è risultato il desiderio di confrontarsi e condividere, nei
gruppi di studio, la conoscenza e del ruolo e della predicazione di Caterina da
Siena, laica, Dottore della Chiesa, Compatrona d’Italia e d’Europa e della
sua efficacia politica, modello altresì di capacità comunicativa, testimone di
speranza umana nella verità, figlia di S. Domenico nella carità operativa.
Di seguito, alcuni punti
salienti della relazione:
[...] Incoraggia l’insegnamento di Caterina al
superamento delle problematiche del tempo, quello suo e l’attuale, cercando soluzioni
delle questioni con una capacità comunicativa esemplare e perspicace,
attraverso la fermezza (L. 197), la perseveranza (L. 93), la volontà, tesoro
tutto nostro (L. 195) e, soprattutto, esortando a: ‘Levatevi dal timore servile’ (L. 247), indicando sempre come
strada la Verità. [...] Innestarsi nella profondità dei concetti cui
Caterina ci chiama, rende luce al dono più grande che riceviamo e che siamo
chiamati ad usare: l’intelletto, che ha come fonte prima
l’Amore da cui proveniamo e, con S. Tommaso d’Aquino: più l’uomo pensa, più è il riflesso di quel pensiero sussistente che
è Dio. C’è qualcosa di più che nasce dal profondo dell’essere umano
che, in qualche angolo celato del cuore, fa fatica a volte ad affiorare. Ciò
richiama all’assunto dottrinale “... l’intelligenza scopre...”(S. Th.,
I-II, q. 94, a. 2): se l’uomo è segno altissimo dell’immagine divina, se questo
segno è dato dalla sua libertà, soprattutto, ecco allora che la società degli
uomini non può avere altro tessuto connettivo che quello della carità, una
carità ovviamente che va ben oltre una solidarietà esistenzialmente
necessitata, e che urge di azioni di responsabilità, di coraggio, di giustizia.
Siamo opera del creato e questo già ci regala una dimensione straordinaria del
nostro essere Persona con cui produrre costrutto nelle nostre vite e nella
quotidianità.
[...] ‘Conoscimento
di sé’ e di Dio, è fondamento nella dottrina di Caterina, del moto
ascensionale dello spirito verso il superamento mistico delle verità intellegibili.
È attraverso l’autentico riconoscimento di Dio che noi possiamo riconoscere in
Lui la verità di noi stessi e della nostra vocazione, e arrivare
all’autentico riconoscimento di Lui e in lui nei fratelli (L. 241). E ci indica
le strade: la perfezione dell’uomo non può che realizzarsi attraverso il
“desiderio di Dio”, secondo il modello del Figlio, il Cristo Crocifisso
‘Via, Verità e Vita’. Egli è il ponte della salvezza. (L. 272 a Fr. Raimondo).
E l’uomo, per conoscere, ha a disposizione “tre porte”, le tre
potenze dell’anima: la memoria, che è il Padre; l’intelletto contenente il
lume della fede, che è il Figlio; l’affetto d’amore, la volontà, che è lo
Spirito Santo. “Veruna di queste porte è liberamente in nostra possessione,
ma solo la porta della volontà è in nostra libertà; la quale ha per sua guardia
il libero arbitrio” (L. 319). Infatti, il Signore dice all’uomo: “Ti fò
libero, cosicché non sia soggetto ad alcuna cosa se non a me” (L. 69). E “il
peccato sta solo nella volontà” (L. 148): perché “nessuno, né demonio,
né altra creatura può costringere l’uomo ad un solo peccato mortale, se egli
non vuole” (L. 69). [...] Il suo pensiero muove verso il
riconoscimento del valore e della dignità della persona umana, nonché della
strumentalità della società rispetto al destino eterno della persona.
Mette ben
in evidenza (L. 123) come tre sono i
peccati fondamentali dell’uomo politico: evitare la contesa, rimandare la
decisione e tollerare il male. Peccati che ella riassume nel: “Sonno della negligenza”. [...] È strenua sostenitrice del talento, Caterina, esemplare l’incitamento a non
sotterrarlo (L.121), il che implica anche il desiderio della conoscenza di
sé e della conoscenza di sé nell’altro (LL. 69, 60, 226, 295, 333). “ ... come
l’uomo non è nulla di per sé e non possiede nulla, così tutto ciò che è lo è in
quanto lo può diventare, e lo può diventare realizzando se stesso” (LL. 68,
116, 123, 171). Pone la verità come condizione attraverso la quale l’uomo
perviene alla sua conoscenza interiore, e deve essere sovrana, se non lo è, è
schiava, per esempio del potere, per cui si rende cosa, piuttosto che persona.
Essenziale per la verità è l’umiltà.
[...]
È affascinante, seppure ardua, la sfida che si prospetta all’umanità, al nostro
oggi, l’attenzione deve potersi riaccendere sul dato che non siamo ‘detentori’ di verità, semmai custodi perfettibili di un Tesoro
Verità che siamo chiamati, sempre mendichi, a ricercare, nel senso più
profondo del contemplare e comunicare agli altri il frutto della propria
contemplazione, sensibilità precipuamente domenicana, ponendoci la
questione non solo di ‘cosa sia buono’, ancor più di ‘cosa buono sia’ per la
conoscenza della verità e per riportare la persona al centro del rispetto
umano, discernendone il valore virtuoso.[...]
Dalle conclusioni: [...] destiamoci nell’armonia, sentendoci tutti interpellati a essere, con Caterina, esagerati ‘briganti’ d’amore, di verità, di giustizia, di pace, persone etiche, capaci di fare uso del pensiero critico: l’etica implica la contemplazione e l’interiorizzazione perché sia autentica, ed ha bisogno solo di persone libere, e la libertà, ha palesato Caterina, è l’essenza dell’etica e del testimoniare la Verità, dell’innestarsi in essa, nella sua manifestazione di fascino, di dolcezza, di immenso incoraggiamento dello Spirito.
Video: Nel dolce nome di Caterina da Siena
- Alcuni momenti del Convegno (Spizzichi del Convegno)
- Intervista alla relatrice (Intervista Dott.ssa Carnea)
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