Einstein sosteneva: “Colui che segue la folla non andrà mai più lontano della folla. Colui che va da solo sarà più probabile che si troverà in luoghi dove nessuno è mai arrivato”. I cambiamenti in atto, nella società in genere, e in quella italiana in specie, in balia di nichilismo e di relativismo, determinano urgenza a elaborare proposte educative da vocazionati educatori che nelle intenzioni dovrebbero aprire varchi capaci di superare le barriere di una cultura che appare esanime, priva di valori e di riferimenti etici, con punte di ego supponenza diseducative e irresponsabili.
Nella Critica della ragion pratica, Kant scrive: “Due cose riempiono l'animo di ammirazione: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me”. Il cielo stellato di cui parla Kant è, per ognuno, l’emblema figurato di un terreno ideale di valori. È possibile identificare la vita morale come quella forza interiore che, scaturendo dall'intimo del cuore umano, spinge la persona al raggiungimento di quel cielo stellato posto sopra ai suoi occhi, lontano e vicino al tempo stesso, comunque da conquistare, e a questo punto subentra il carattere etico, il discernimento pratico. I valori devono essere realizzati dagli uomini, a essi dovranno tendere nella quotidianità dell’esistenza. Ora, affinché si pervenga alla realizzazione, i valori devono essere prima conosciuti, e in questo consiste il grande compito dell’educatore, altresì necessario è la disposizione a un atteggiamento di profonda contemplazione e desiderio di conoscenza pratica, che si deve possedere per poterla donare e dalla nuova generazione ‘tirare fuori’. È il principio di reciprocità: nessuno può chiamarsi fuori e sedere su posizioni dello scibile senza verificarne i limiti. Il rispetto, la buona educazione, sono altresì parte integrante dell’educare, poiché chiamati tutti, anche chi educa, ad apprendere e imparare.
Non sarà mai possibile conoscere il numero esatto delle stelle e, allo stesso modo, non sarà mai possibile, nemmeno allo sguardo più acuto e contemplativo, afferrare l'immensa quantità dei valori che costellano l'orizzonte morale della storia, ma l’educatore a questo compito è chiamato, in umiltà, non in onniscienza, argomentando verso il più perfettibile conosciuto, per ampliare gli orizzonti delle intelligenze che crescono. Pertanto, come per il cielo stellato, anche per questo regno ideale dell’Educare, importante non è conoscere il numero esatto dei valori ma sapere come ci si dovrà porre di fronte ad essi e vivere in tensione verso la loro realtà ideale. A tale scopo è indispensabile anche l'atteggiamento contemplativo. Intrinseco, pertanto, alla missione dell’educatore è il ‘tirar fuori’, il far crescere insieme conoscenza e coscienza, in se e nell’altro, nel rispetto della persona e del suo germogliare.
Non bisogna dunque avere paura di confrontarsi, è proprio in questo che si matura la crescita di ogni persona, anche rimanendo su posizioni diverse, ma la stima è elemento che accresce l’umano convivere. L’esempio di un educatore che ama il sapere che trasmette, capace di innestarne il seme fecondo e aprire dunque lungimiranza intellettuale e umana, non teme confronti, li propone e mai li impone, sopra ognuno c’è un cielo che educa alla più piena conoscenza, lasciando ciascuno libero, nella propria crescita e formazione, di volere o meno scegliere e discernere il bene dal male, il nostro meglio è sempre nell’esercizio della volontà che segue l’intelligenza e mai viceversa. La Persona è la più bella delle creature, quanto di più perfetto esiste nell'universo, siamo chiamati pertanto a nobilitarci.
Che cosa significa far crescere insieme conoscenza e coscienza? Cerchiamo di dare risposta anelando alla funzione intellettiva, volitiva, esortativa della coscienza. Nella funzione intellettiva la coscienza va alla ricerca del giudizio su ciò che è moralmente buono e retto in sé, che dovrebbe logicamente fluire sulla bontà dei propri atteggiamenti e la rettitudine dei propri comportamenti. Nella funzione volitiva la coscienza si identifica, invece, con la scelta morale fondamentale e tutta una serie di altre scelte morali particolari che costituiscono il tessuto della nostra vita: “Conservati nella semplicità, nell'innocenza, e sarai come i bambini, i quali non conoscono il male che devasta la vita degli uomini” (CCC 1849). Il cuore è sede della carità, principio delle opere buone e pure che ogni inadempienza, che non nobilita la persona, ferisce. Infine, e la più trascurata, è poi la funzione esortativa, purtroppo dormiente e, direbbe S. Caterina propria del ‘sonno negligente’: si parla della coscienza come di una "voce" che sprona e incita al bene, alla comprensione della Verità Alta, a compiere sempre di più e meglio quel bene di cui siamo portatori sani e umanamente capaci, sia sul piano della comunicazione sia del comportamento. In tale funzione la ‘voce’ della coscienza può essere presentata anche in termini contrari, come ammonizione, rimprovero, rimorso della coscienza.
La missione dell’educare equivale dunque alla formazione delle intelligenze alla vita, attraverso l’esempio, lo studio, la riflessione morale, il discernimento, la capacità di formulare correttamente un giudizio morale, senza però voler giudicare, come anche alla formazione della volontà alla libertà, alla responsabilità. Educare, come funzione formativa intellettiva, dipende dall'aiuto offerto dall'insegnamento, dall'apprendimento, dalla riflessione; educare come funzione volitiva dipende esclusivamente dalla persona interessata, la bontà morale va sempre ad adagiarsi nella sfera volitiva della persona. Essere buoni o cattivi, formati culturalmente e umanamente, dipende da ogni singolo educatore, come dalla sua libertà, dalla sua responsabilità che, se aperta, diviene capace dello scibile che più nobilita. Apprendere per un buon crescere comporta conoscere l’orizzonte senza fine del personale potenziale intellettivo e cosa c’è di più bello per la gioventù che sapersi in continua crescita umana, consapevoli dei propri limiti da rincorrere e superare? Quale seme migliore di questo può un educatore, responsabile e vocazionato, alimentare e fare venire alla luce sotto il cielo stellato e nel cuore dei giovani che si formano? E, con Kant: “Agisci in modo da trattare l'umanità tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre e a un tempo come fine, e mai semplicemente come mezzo”.
[Foto: Raffaello, Platone e Aristotele - Scuola di Atene]
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