Virgulto d’amore, di ardente passione per la verità, per la giustizia, per la carità, ricorre il 29 aprile la festa della Santa, Dottore della Chiesa, Compatrona d’Italia e d’Europa.
Con la sua esperienza S. Caterina ci esorta a rinnovarci profondamente, soprattutto nello spirito, come anche, con la sua ‘politica’ raccomanda di ritrovare, nei rapporti, il senso cristiano, il bene di tutti, che è un servizio che si rende a Dio e che ritorna gratuito e copioso all'uomo.
Volle, l’anima domenicana, regalarsi al mondo, rendendosi testimone della carità e della fede in Cristo. Modernissima come pensiero coraggioso, come esempio di pregevole dignità virtuosa, ancora oggi fa sentire la sua parola di fuoco, il vibrante pathos del suo spirito potente e dinamico, d’incitamento irresistibile al bene, radiante carità di Dio e ardente azione di dolcezza per tutti.
Per ravvivarne il prezioso portento, di seguito è riportato il «Motu proprio», documento con cui Papa Pio XII costituisce Patroni d’Italia S. Francesco d’Assisi e S. Caterina da Siena, destandoci alla grandezza del loro modello, del loro operato, preziosi polmoni vitali per l’Italia e il mondo, di umanità profonda, rinvigorenti spirito e volontà caritativa, timoni da cui trarre continua linfa al bonum facere per noi stessi e per le comunità in cui si vive, oggi assai sofferenti. Riaccendere, con Loro, la Speranza del dato certo nello spirito, ponendoci la questione non solo di cosa sia buono, ancor più di cosa buono sia per riportare la Persona al centro del rispetto umano, discernendone il valore virtuoso: “Sostanza individua, di natura razionale, dotata di intelletto e volontà” come S. Tommaso d’Aquino insegna.
PIO PP. XII
A PERPETUA MEMORIA
La sollecita cura della Chiesa universale, che Ci è stata commessa dal divino Redentore, Ci spinge sempre a procurare quanto più Ci è possibile il bene di tutti i fedeli sparsi per tutta la terra; ma, poiché la divina Provvidenza ha voluto che la Cattedra Romana di S. Pietro fosse stabilita in Italia, la Nostra volontà non può non rivolgersi in modo particolare a promuovere i vantaggi spirituali degli Italiani; e perciò appena ce ne è data l’occasione Ci disponiamo ad eseguire con solerte cura tutte quelle cose che ci sembrano le più opportune al fine predetto. Sicché, nelle difficoltà dei tempi, che da ogni parte premono anche le genti d’Italia, nessun’altra cosa è più conforme al Nostro ufficio pastorale, nonché all'affetto che nutriamo verso i Nostri connazionali, quanto l’assegnare loro presso il Signore particolari Patroni celesti, i quali ne siano come i custodi e i difensori.
Chi di noi invero potrebbe mai dubitare di non essere aiutato giorno per giorno dal patrocinio dei Santi presso Dio, specialmente quando, trovandosi in angustie, si appoggia alla intercessione dei Santi, invoca il Signore e sente subito che il Signore lo esaudisce? E questo tanto più giustamente può dirsi di quel patrocinio, col quale i Santi proteggono le genti e le Nazioni, specie quelle alle quali si sforzano in tanti modi e in tante particolari circostanze di portare aiuto, mentre ancora essi erano in terra, spinti dall'amor di patria. Senza alcun dubbio ciò si deve affermare di S. Francesco d’Assisi e di S. Caterina da Siena, che, italiani ambedue, in tempi straordinariamente difficili, illustrarono, mentre vivevano, con nitido fulgore di opere e di virtù e beneficiarono abbondantemente questa loro e Nostra patria, in ogni tempo madre di Santi.
Difatti S. Francesco, poverello ed umile vera immagine di Gesù Cristo, diede insuperabili esempi di vita evangelica ai cittadini di quella sua tanto turbolenta età, e ad essi anzi, con la costituzione del suo triplice Ordine, aprì nuove vie e diede maggiori agevolezze per la correzione dei pubblici e privati costumi, e per un più retto senso dei principi della vita cattolica. Né altrimenti si adoperò S. Caterina, la fortissima e piissima vergine, che valse efficacemente e ridurre e a stabilire la concordia degli animi nelle città e contrade della sua patria, e che, mossa da continuo amore, con suggerimenti e preghiere fece tornare alla sede di Pietro in Roma i Romani Pontefici, che quasi in esilio vivevano lontani in Francia; tanto da essere considerata a buon diritto il decoro e la difesa della patria e della religione.
Ora poi il Signor Cardinale Carlo Salotti, Prefetto della S. Congregazione dei Riti, Ci ha detto che gli Arcivescovi e i Vescovi d’Italia, assecondando il comune desiderio dei fedeli, fanno voti e ci rivolgono anzi supplici preci, affinché S. Francesco d’Assisi e S. Caterina da Siena vengano da Noi dichiarati e costituiti Patroni Primari d’Italia, con l’intento di riaccendere l’avita pietà e farla maggiormente crescere. A questi voti si aggiunge anche l’amplissima commendatizia dello stesso Porporato, e perciò, considerate attentamente tutte le ragioni e le circostanze, ben volentieri abbiamo deciso di annuirvi.
Pertanto di Nostro «Motu proprio», di certa scienza e dopo matura deliberazione, colla pienezza della Nostra Apostolica potestà, in virtù delle presenti Lettere, dichiariamo da questo momento e continuiamo in perpetuo S. Francesco d’Assisi e S. Caterina da Siena Patroni Primari d’Italia. Colla stessa autorità e in forza delle presenti da valere in perpetuo, decretiamo inoltre che in Italia e nelle isole adiacenti, si celebrino ogni anno, dall'uno e dall'altro clero, nei giorni stabiliti, le feste degli stessi Patroni, con la relativa Messa ed Officio in rito doppio di prima classe, ma senza ottava.
Nonostante qualsiasi cosa in contrario. Ciò benevolmente ordiniamo e decretiamo, comandando che le presenti Lettere rimangono sempre ferme, valide in tutta la loro efficacia; che ottengano i loro pieni ed interi effetti; che se ne possano pienamente valere oggi ed in futuro quelli cui spetta o potrà spettare; e così doversi esattamente giudicare e stabilire, dichiarando fin d’ora irrita ed inane qualsiasi cosa che al riguardo, da chiunque o da qualsiasi autorità scientemente o ignorantemente, possa essere attentata in contrario.
Dato a Roma, presso S. Pietro, sotto l’anello del Pescatore, il 18 giugno dell’anno 1939, primo del Nostro Pontificato.
LUIGI Card. MAGLIONE
Segretario di Stato
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