La cultura politica moderna è permeata
dalla logica della separazione e della parzialità, gli ultimi risultati delle
elezioni nei Comuni d’Italia hanno dato chiara conferma su cui riflettere. Un
linguaggio di ‘pancia’, che sazia forse chi usa questa dialettica, di matrice
sofistica, non sana tuttavia i problemi reali, non aiuta a conoscere, né a
capire, tanto meno a riportare la persona al centro dell’azione della politica e quindi del bene, fine primo che chiede, piuttosto, metodo e obiettività,
sguardo di lungimiranza, valori umani, e
non continuo attacco verso ciò che è accaduto, poiché puri rimangono i bambini
e, a guardarci intorno, ci sono troppi adulti che hanno dimenticato la genuinità
dell’essere bambini, come anche l’alto concetto della politica: più alta forma
di carità e servizio.
L’idealismo assolutizza l’Io, fino ad
identificarlo con tutta la realtà; il positivismo con le sue presunzioni
scientiste, all'opposto, riconduce tutta la realtà alla sola natura, mentre la
metafisica si eclissa. La modernità ha
frantumato l’immagine dell’uomo e, per uscire dalla crisi della modernità,
occorre ancorarsi al grande sistema di pensiero organico costituito dal tomismo,
punto di riferimento per ritrovare i fondamenti dell’etica, della politica e
dell’educazione.
Da Tommaso d’Aquino
si trae l’idea della persona umana come entità ontologica, cioè realtà
avente valore in sé, indipendentemente dalla natura, dalla società o dallo stato,
che muove la sua consistenza dal rapporto con l’Assoluto. Il recupero della metafisica e della teologia
è condizione per la ripresa del valore della persona e, dunque, della
rifondazione di un ordine sociale modellato sulla dignità dell’uomo.
L’idea
tomista dell’uomo coincide con l’idea greca, ebraica e cristiana: è quella di
un uomo come
animale
dotato di ragione, la cui suprema dignità consiste nell'intelligenza; di un
uomo come libero
individuo in relazione
personale con Dio, la cui suprema virtù consiste nell'obbedire volontariamente alla
legge di Dio; di un uomo come creatura peccatrice e ferita, chiamata alla vita
divina e alla liberazione apportata dalla grazia, la cui suprema perfezione
consiste nell'amore.
Ogni stato ha il dovere di educare i
suoi cittadini ai valori delle comunità su cui si regge, ma questi valori
devono essere filtrati attraverso le diverse comunità e dottrine che lo costituiscono.
Un’educazione pluralista non è un’educazione
agnostica, ma un’educazione che permette ad ogni comunità religiosa di
trasmettere i valori comuni, attraverso il particolare messaggio che la
contraddistingue. L’individuo che nasce libero, nella società deve divenirlo
attraverso l’educazione, attraverso la conoscenza, attraverso il dialogo e il
confronto.
L’educazione
contemporanea, tuttavia, è parziale, perché
ha smarrito il senso dell’integralità umana. Occorre dare avvio a una
pedagogia nuova, che sappia ispirarsi a un nuovo umanesimo che superi l’antropocentrismo a favore di un umanesimo integrale per la valorizzazione e realizzazione dell’uomo. Mezzi, metodi, programmi, tecniche
educative sono importanti, ma secondari, rispetto all'obiettivo di insegnare la
verità di cui è testimone l’educatore. L’educazione
che si lega a questa visione deve sviluppare: il senso di responsabilità e degli umani doveri, l’esercizio dell’autorità
per il bene generale, il rispetto
dell’umanità in ogni singola persona.
E non bisogna mai dimenticare che la
vita scorre come onda intima nell'oceano e che, giunta a riva, posa quanto riesce a trasportare e lì lascia i suoi averi, i suoi valori, ritirandosi poi, sommessa,
nel silenzio nell'immensità che la pervade.
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