lunedì 29 aprile 2019

SOLENNITÀ DI S. CATERINA DA SIENA

Dottore della Chiesa, Compatrona d’Italia e d’Europa, Compatrona di Roma. Laica delle, allora, mantellate domenicane, oggi Terzo Ordine, seppe dare testimonianza di efficacia politica. Fu modello di capacità comunicativa, esempio di speranza umana nella verità, nella carità operativa. Di lei, l’amore, l’assiduità, l’autorevolezza volitiva, costituiscono esempio di congruità della vita. Portatrice sana di valori, vive con intensità estrema, non estremista, il suo essere persona, il suo essere innamorata del Bene e desiderarlo per ognuno. Si lascia conoscere nelle sue Lettere e nel Dialogo, da cui è possibile desumere i principi di una filosofia sociale che presenta forti analogie con quella di S. Tommaso d'Aquino.
Ciò che consente all’uomo la scelta, l’uso consapevole della libertà è la «ragione» unita alla «fede». In sintonia con il pensiero di Tommaso d’Aquino, Caterina non mortifica ma esalta il valore della ragione. Cosicché, quando l’uomo trascende l’empirico e il contingente, anche per Caterina, come già per l’Aquinate, è la fede che interviene per aiutarlo ad ascendere. Tale sollecitazione indica come l’uomo sia protagonista della sua storia e, com’esecutore libero e responsabile del fine sostanziale della sua natura, è continuamente chiamato a impegnarsi nel perfezionamento umano e morale di sé, socialmente e politicamente.

Caterina praticò la carità nella verità, che conosciuta e accolta non può essere tenuta nascosta ma va comunicata agli altri, secondo l'espressione di Tommaso d'Aquino: "Contemplari et contemplata aliis tradere", nella consapevolezza che "Solo la verità ci farà liberi". Il magistero politico della Senese trova genuina espressione nel: "Niuno stato si può conservare nella legge civile e nella legge divina in stato di grazia senza la santa giustizia". (Dial. c. 119). E, della giustizia scrive: "Sempre riluca nei petti vostri, lavandovi da ogni amor proprio, attendendo al bene universale della vostra città e non propriamente al bene particolare di voi medesimi". (L. 367). 

Il nostro tempo è quello dell’avanguardia modernista, in cui profonda è, tra gli uomini, la confusione e l’incertezza. Si rinviene un’inquietudine esistenziale che giunge a compromettere l’unità dell’essere nell’individuo e nella società. Con la sua esperienza Caterina ci esorta a rinnovarci profondamente, soprattutto nello spirito, come anche, con la sua ‘politica’ raccomanda di ritrovare, nei rapporti, il senso cristiano, il bene di tutti, incitando al: ‘Levatevi dal timore servile’ (L. 247), indicando sempre come strada la Verità. Individua, con lungimiranza, (L. 123) i tre peccati fondamentali dell’uomo politico: evitare la contesa, rimandare la decisione e tollerare il male. Peccati che ella riassume nel: “Sonno della negligenza”. Pone la verità come condizione attraverso la quale l’uomo perviene alla sua conoscenza interiore, e deve essere sovrana, se non lo è, è schiava, per esempio del potere, per cui si rende cosa, piuttosto che persona. 

È affascinante, seppure ardua, la sfida che si prospetta all’umanità, al nostro oggi, l’attenzione deve potersi riaccendere sul dato che non siamo ‘detentori’ di verità, semmai custodi perfettibili di un Tesoro Verità che siamo chiamati, sempre mendichi, a ricercare, nel senso più profondo del contemplare e comunicare agli altri il frutto della propria contemplazione, ponendoci la questione non solo di ‘cosa sia buono’, ancor più di ‘cosa buono sia’ per la conoscenza della verità e per riportare la persona al centro del rispetto umano, discernendone il valore virtuoso. 
Con immensa gratitudine a S. Caterina da Siena, buona Solennità.

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