Femminilità
e mascolinità sono tra loro complementari non
solo dal punto di vista fisico e psichico, ma ontologico. È soltanto grazie alla dualità del ‘maschile’ e del ‘femminile’
che l’umano si realizza appieno. Scrive Tommaso d’Aquino: Il mondo sarebbe imperfetto senza la
presenza della donna (Iª q. 92 a. 1 ad 3). Nel divenire sociale, la
tradizione del ‘femminile’, assume forme e caratteristiche diverse, anche
contrastanti nell'arco dei secoli, e più sostrati si sono ramificati. Per
l’Aquinate, la diversità dei sessi
rientra nella perfezione della natura umana
(S. Th., I, 99, 2, ad 1), e la
donna avrebbe, tra l'altro, precipuo compito: la 'generazione',
cosa che nessun uomo (maschio) può fare. Nella quaestio 93, art. 4, precisa che: sia nell'uomo sia nella donna si trova l’immagine di Dio quanto a ciò in
cui principalmente consiste la sostanza dell’immagine, cioè quanto alla natura
intellettiva. Per giungere alla
definizione: donna è l’armonico che completa la disarmonia, cioè l’uomo (maschio).
Un’eredità culturale che s’identifica
idealmente nello splendore del Creato, inteso come bello, bene, vero: bello, ovverosia armonia, “Debita
proportio, claritas, inte-gritas sive perfectio” (S. Th. I, q. 39, a. 8 co);
bene, che è soprattutto il bene comune;
vero che, come dice Giovanni (8, 32),
fa gli uomini liberi, ed è garanzia di giustizia e pace.
Il
presupposto di costrutto propositivo e educativo dell’operato della donna nella
società civile, è testimoniato dal suo precipuo dato intuitivo. La capacità intuitiva
del genio femminile, rappresenta, un canale attraverso cui alcune donne,
esercitarono un ruolo autorevole anche nella comunità ecclesiale. Caterina da
Siena, Angela da Foligno, Margherita da Cortona, Brigida di Svezia, Francesca
Romana, sono alcune tra le tante donne autorevoli impegnate nel progetto di
‘riforma’ della Chiesa, consapevoli del proprio ruolo di partecipazione attiva
alla vita ecclesiale e alla politica del loro tempo. La novità di queste figure
è rappresentata dal fatto che sono laiche, che avvieranno modalità nuove di
presenza femminile nella vita cristiana con carisma e intraprendenza. Tra le
altre, evidenziamo come l’espressione ‘Io
Caterina’ della Senese, ricorrente nelle sue lettere, manifesta la volontà
imperiosa di chi si sente chiamata a una missione pubblica, con la
consapevolezza di sé e del proprio compito in una comunità cristiana lacerata.
L’ardore
di Caterina era tutto profuso nella direzione della verità e della responsabilità
che da essa deriva, nella difesa della dignità, della giustizia, della libertà
che, diceva, essere il tesoro che Dio ci ha
donato nell'anima, in più fu persuasa del fatto che la società civile deve
essere in funzione e al servizio dell’uomo e, perciò, non può avere altra
finalità che quella di favorire e di rendere possibile il completo sviluppo
delle persone umane.
Dai
tempi di Caterina fino ai nostri giorni, scorrendo il dato della narrazione
umana, si evince un cambio rapido della scena del mondo, soprattutto del mondo
‘donna’ che, seppure con fatica, perviene a talune conquiste circa i diritti,
lo stesso non può dirsi circa i ‘rapporti’, soprattutto legati a processi di
equità e legittimità. Le ‘lotte’ molte volte per ciò che è della natura e nella
natura non avrebbero necessità d’esistere, ma permane nell'uomo una particella
errante, a volte non controllata che, come scheggia impazzita, alimenta
l’innaturale che in alcuni ambiti determina spreco di risorse umane e di
pensiero consapevole e fruttuoso.
L’intuizione del patire e non subire,
alimentato dal reagire all'ingiusto, ha determinato un’ascesa dolcemente
prepotente della figura femminile, in tutti gli ambiti professionali della
società. Dare senso all'alimento del reagire è punto fermo nella crescita della
donna, che manifesta la sua poesia, la personale esistenza, e consapevolezza di
sé.
Abbiamo
bisogno di certezze, di testimonianze di costrutto cui far riferimento, linfa
di speranza edotta e rinnovata di cui il mondo femminile è parte protagonista.
La frammentazione umana, alimentata da secolari malcostumi e ‘poteri forti’
maschili, nei più svariati ambiti della tradizione culturale, nella più
semplice convivenza umana e comunicazione moderna, molte volte alimentata dal
‘silenzio non reagente’, se da un lato ha contribuito alla pluralità
d’informazione settoriale variegata, sorta di democrazia della conoscenza e
libera espressione proporzionale, dall'altro ha portato con sé molteplici
effetti pregiudizievoli. Dal lato della realtà conosciuta, con la
frammentazione si ha una molteplicità di dati e di conoscenze senza una visione
unitaria del reale: l’uomo si trova a dover agire in un mondo del quale ha
soltanto delle immagini parziali e scollegate, compresa la conoscenza del suo
simile con il quale, magari, vive accanto. Da ciò nasce un senso d’insicurezza,
d’inquietudine, che è transitoriamente nascosto dai risultati della scienza
tecnologica.
La
sapienza filosofica, la sapienza poetica, sono necessarie all'uomo poiché
costituiscono un sapere profondo e radicale a livello puramente umano, in cui
emerge l’efficacia spirituale.
Ci
troviamo di fronte a un compito affascinante e nuovo, anche perché viviamo in
un mondo culturale altamente sviluppato sul piano scientifico e tecnologico. La
ricerca dell’unità, dopo la frammentazione, costituisce una meta molto esigente
e all'altezza dell’attuale momento storico. Vale la pena rompere schemi
isolanti e tentare di superare così la frammentazione, facendo ‘corpo’.
Non
bisogna dunque avere paura di confrontarsi, è proprio in questo che matura la crescita di ogni persona, anche
rimanendo su posizioni diverse, la stima è elemento che accresce l’umano
convivere. E non si può non riconoscere una peculiarità di cui la donna non
lesina appartenenza: la virtù della
fortezza che, come dice Tommaso d’Aquino, consiste nell’“operare
fermamente”, nel rimuovere ostacoli e nel coraggio con cui affrontare
le difficoltà, poiché è, innanzi tutto, una virtù improntata a verità. La virtù
della fortezza ci dà subito l’idea di qualche cosa che apre gli orizzonti della
grandezza d’animo e della generosità, del vigore del carattere nel compimento
del proprio dovere, quindi, anche del superamento delle iniquità e delle
debolezze.
L’esempio
dell’armonico femminile, anche nell'azione educatrice, è testimonianza esplicita: amando il sapere che trasmette,
la donna è capace di innestare il seme fecondo e favorirne, dunque,
lungimiranza intellettuale e umana, non temendo confronti, proponendo e mai
imponendo, lasciando ciascuno libero, nella propria crescita e formazione, di
volere o meno scegliere e discernere il bene dal male, il nostro meglio è
sempre nell'esercizio della volontà che segue l’intelligenza e mai viceversa.
Lo
sguardo genuino sul mondo del femminile prospetta, in un certo senso,
l’apertura all'ammirazione, anelito di speranza, che si rafforza nella
consapevolezza della conoscenza attraverso cui il dinamismo della realtà
appare, nella sua essenzialità e semplicità, come carne viva in un corpo vivo,
ardimento del bello in un’anima intrisa di bellezza.
[Intervento: Cenacolo Sororum - "Essere Donna Oggi, nella Chiesa e nella Società, tra Maternità e Servizio" - Basilica di Santa Maria sopra Minerva - 17 giugno 2017 - Roma]
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